La “realtà” del sogno come spontaneo messaggio esistenziale.


sogno 2Fritz Perls, come Jung e Freud, fin dagli inizi della sua esperienza professionale, considera il sogno come una strada maestra nel lavoro di crescita personale. Sviluppando l’approccio gestaltico, egli rifiuta l’interpretazione dei sogni e rigetta l’idea dell’inconscio, focalizzandosi sul qui e ora.

Nella concezione di Perls, il sogno è un messaggio esistenziale; è molto di più del desiderio di giungere a chiudere una situazione incompleta. Esso può portare alla comprensione del copione della propria vita, del proprio Karma, del proprio destino. Una volta che la persona si è assunta la responsabilità del proprio copione o sceneggiatura di vita e dei propri sogni, allora sarà giunto il momento in cui sarà in grado di cambiare la propria vita.

Perls dichiara che una delle cose che riesce più difficilmente a mettere in rilievo e far comprendere è il fatto che il copione è localizzato a livello di fantasia, perché dimentichiamo che stiamo fantasticando, immaginando che creiamo immagini e voci. La cosa più difficile da comprendere è che la fantasia è solo fantasia e la cosa che più ci inganna è la fiducia che abbiamo in questa fantasia, il credere che coincida con la realtà. Tutto è illusione, concetto che si estende alla consapevolezza sensoriale, ben espresso dalla parola indiana “maya”, che significa proprio illusione.

 

Nel mondo del sogno scambiamo la fantasia per la realtà, consideriamo reale le situazioni più strane e paradossali; tranquillamente, non ci meravigliamo se all’improvviso ci trasformiamo in un’altra persona, animale o cosa. Al risveglio cogliamo l’assurdità, la non logicità e irrazionalità dei fatti accaduti nel sogno e non ricordiamo che la realtà nel sogno è una realtà, una realtà che ha un significato più intenso e profondo di quello che possa essere ammesso dalla nostra mente logica.

Per Perls il sogno è un messaggio esistenziale, in cui sono contenute varie parti di noi, in modo frammentato; attraverso di esso è possibile individuare e prendere consapevolezza delle nostre esigenze attuali e del nostro stato di sviluppo. Il sogno ci fornisce quella realtà che non abbiamo il coraggio di affrontare e che ci mantiene bloccati in un punto di impasse. Come lui stesso afferma: “Sono convinto che nel sogno ci troviamo di fronte a un chiaro messaggio esistenziale su quel che manca alla nostra vita, su quel che evitiamo di fare e di vivere, e che vi sia abbondante materiale da cui partire per riappropriarsi delle nostre parti alienate, per riassimilarle”.[1]

Perls ritiene che tutte le parti del sogno rappresentano parti di se stessi; queste parti è necessario che siano portate fuori dalle persone per poter divenire un tutto integrato. Per questo motivo, Perls definisce il sogno come “la via per l’integrazione”,[2]nella convinzione che le persone debbano integrare tutte le diverse parti scisse della loro personalità. Per la realizzazione di questo obiettivo, egli invitava i clienti a drammatizzare, cioè a mettere in azione tutte le parti dei propri sogni, “in modo da ritornare nell’esperienza del sogno e lavorare con le corrispondenti emozioni e conflitti”.[3]

Perls rifiuta la tecnica dell’interpretazione, perché ritiene che possa creare interferenze con la possibilità, di ogni individuo, di giungere alla conoscenza personale e all’esperienza profonda della propria interiorità e del proprio Sé. Per arrivare a questo, il soggetto ha bisogno di entrare in contatto con le figure del sogno, per comprendere in che modo gli appartengono. Questa operazione dà vita al processo di integrazione e crescita personale; essa implica non solo la rappresentazione onirica delle diverse parti di sé, ma anche la rappresentazione del modo di essere nel mondo del soggetto, delle dinamiche del suo comportamento.

Sulla linea esistenziale, Perls considera il sogno come “il nostro prodotto più spontaneo in assoluto. Si presenta indipendentemente dalle nostre intenzioni, dalla nostra volontà, dalle nostre decisioni. Il sogno è l’espressione più spontanea dell’esistenza dell’essere umano”.[4]Nel momento in cui sogniamo abbiamo una netta e definita sensazione di realtà, al punto che anche il sogno più strano e paradossale non ci disturba nel suo svolgersi; su di esso non abbiamo nessuna possibilità di controllo o intervento, come diversamente accade nella nostra vita.

Il sogno è la nostra produzione più libera da divieti e l’espressione più limpida della nostra esistenza. Il lavoro col sogno nella Gestalt è decisivo per affrontare le difficoltà e riempire il vuoto esistenziali, per distinguere la vita e i suoi problemi dai sintomi.

Secondo i principi della Gestalt, in un sogno è presente l’intero copione del nostro arco vitale e porta esso stesso un messaggio di composizione della nostra esistenza. Perls ha riferito ad alcuni clienti e allievi che il sogno resta utile per il lavoro per almeno un anno, anche se, per tutto il periodo di tempo in cui il suo ricordo resta vivido, esso testimonia un processo non concluso e non risolto.[5]

Perls afferma che il fondamento del lavoro nella Gestalt è il sogno; questo è un punto comune con la psicoanalisi.

Il lavoro sul sogno in Gestalt si svolge anche quando la persona dice di non sognare; in questo caso, per Perls, significa che il cliente non ha la volontà di affrontare le sue questioni esistenziali. Nel caso che la persona consideri il sogno come qualcosa di estraneo e di esterno da sé, il counselor lo inviterà a dar vita a un dialogo col sogno per cercare di scoprire e conoscere le ragioni per le quali non lo ricorda.

Altro tema importante che Perls affronta riguarda i sogni/incubi ricorrenti. Egli ritiene che, dato che il sogno è il tentativo ripetuto di risolvere il problema di volta in volta, accade che quando la persona non vuole superare l’impasse, ecco che il sogno si ripete. Sono soprattutto questi sogni che indicano al counselor come accompagnare il cliente nel suo percorso di crescita, per chiudere la situazione.

 

 


[1]Fritz Perls, Gestalt Theraphy verbatim, Real People Press,1969 (tr. it. La terapia gestaltica parola per parola, Roma, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini, 1980, p. 85)

[2]Ivi, p. 76.

[3]Edoardo Giusti, Veronica Rosa, Psicoterapie della Gestalt. Introduzione dell’Evoluzione Pluralistica cit., p. 303.

[4]Fritz Perls, Gestalt Theraphy verbatim cit. (tr. it. La terapia gestaltica parola per parola cit., p. 76).

[5]Fritz Perls, Patricia Baumgardner, Legacy from Fritz & Gifts from lake Cowichan, Palo Alto, California, Science and Behavior Book Inc., 1975 (tr. it. L’eredità di Perls . Doni dal lago Cowichan, Roma, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini, 1983, p. 74).

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