Comandi e proibizioni interiori: le ingiunzioni come “spinte negative”

Inviato da Nuccio Salis

mary gouldingCom’è noto a tutti gli studiosi di Analisi Transazionale, la struttura molteplice dell’Ego schematizzata da Berne, si viene a generare in seguito al contatto con la realtà esterna con cui ciascuno di noi comincia ad interagire fin dalla nascita. Una serie di stimoli verbali e non verbali, tradizionalmente inviatici secondo il modello occidentale da una coppia genitoriale Uomo/Donna, costruiscono e plasmano i nostri sistemi interni che attingono alle funzioni cognitive, emozionali e comportamentali secondo la triplice suddivisione Bambino, Adulto, Genitore.
Sia che si adotti lo schema di influenza degli stimoli genitoriali al bambino graficamente rappresentato da Steiner, o si guardi quello ideato da Woollams e Brown, il processo descritto fa capo ai medesimi principi. Cioè che sarebbe propriamente la natura degli input emessi dalle sorgenti genitoriali, a modellare i diversi contenitori della personalità di un bambino, inducendolo a prendere decisioni precoci sul suo percorso di vita e piano esistenziale. Messaggi di natura verbale in riferimento a concetti di valore (controingiunzioni), comandi e richieste dirette (spinte) e sottese proibizioni a carattere esistenziale passate soprattutto attraverso il clima relazionale e la qualità affettiva investita nella cura (ingiunzioni), costruiscono di fatto la personalità del bambino, foggiandone inclinazioni, interessi e percezione di se. Va sottolineato, con la complicità benché rudimentale del bambino sulla base del suo temperamento e propensione naturale, che funge da primo filtro grezzo degli stimoli primari, che avranno comunque una impari forza di condizionamento.

Gli arcinoti coniugi Gouldings, nomi illustri nell’ambito dell’applicazione clinica e psicoterapeutica nell’ambito dell’AT avevano, in riferimento ai fattori discussi in precedenza, già individuato una serie di proibizioni più e meno letali, che funzionano come comandi interni che disturbano e contaminano il corretto funzionamento psicologico e alterano l’integrità e l’efficienza di un individuo. Tali proibizioni interiori, di natura affettiva profonda, difficilmente contattabili dal soggetto che ne è portatore, deviano ciascuno di noi nel suo percorso di autenticità e pienezza consapevole di se, optandoci soprattutto verso percorsi di disfatta e di insuccesso, in tal modo da rinforzarle e conservarne anche le convinzioni che vi si congiungono in termini di principi e credenze fatte proprie.
Tali ingiunzioni di carattere intrapsichico cominciano inevitabilmente tutte col “Non…”; differentemente dalle spinte che sono invece affermazioni e solleciti formulate in modo positivo. Allora, dal momento che ho provato a trasformare in formule affermative alcune ingiunzioni, sono scaturiti comandi di sollecito polarizzati negativamente, che ho chiamato “spinte negative”. Propongo al lettore questa mia versione:
_ Non esistere! = spinta negativa “ANNULLATI!”: Il comando interiore si riferisce a un sentimento in cui la svalutazione di se è talmente massima che il soggetto tende a non dedicarsi alla cura di se come soggetto senziente e pensante. Egli può rimanere ingabbiato in un accidia senza limiti, dove non può né sentire né ricercare un senso a se stesso. È una condizione che può facilmente spingere il soggetto ad uccidersi.
_ Non essere te stesso! = spinta negativa “FINGI!”: È il comando interiore di chi deve continuamente confrontarsi mediante la maschera, simulando emozioni che non ha, esprimendo pensieri ed identità che non gli appartengono; forse perché percepisce tutto questo come protettivo e cautelativo, rinunciando di fatto alla manifestazione autentica di se quindi anche in termini di bisogni, pagando alto il prezzo della mancanza di assertività; costruendo presumibilmente rapporti fittizi ed inconcludenti.
_ Non riuscire! = spinta negativa “FALLISCI!”: Tipico comando interiore di chi, per sentire realizzato se stesso, paradossalmente, deve fallire, perché è in questo modo che si può riconoscere e giustificare alla vita. Se non riesce, il soggetto conferma a se stesso di essere incapace, e tale abito, anche se lo invalida nelle sue competenze, lo rassicura circa l’idea di se, che anche se squalificante gli da il diritto di esserci.
_ Non essere importante! = spinta negativa “SMINUISCITI!”: È l’ordine interno che raccomanda al soggetto di non sentirsi una persona di valore. Quello che fa, sente, dice, pensa o percepisce, non ha molto valore ai suoi stessi occhi, e tutti i rimandi che tendono invece a potenziare o riconoscere le sue qualità sono minimizzati o deprezzati. È il tipico comportamento, molto usuale, di chi non fa caso, sminuisce, o devia un complimento, magari mettendo subito in evidenza una sua parte manchevole o deficitaria.
_ Non appartenere! = spinta negativa “ISOLATI!”: Un comandamento prescritto a chi è stato (soprattutto inconsapevolmente, si intende) addestrato a non “sentirsi parte di”, ed ha dunque sviluppato una sorta di fobia nel confronto sociale, nel condividere esperienza di gruppo, negandosi anche la possibilità di aiutare ed essere aiutato, negoziare o sottoscrivere patti, alleanze e valori comuni ad interesse pubblico.
_ Non essere intimo! = spinta negativa “RIFUGGI!”: L’obbligo impartito che si avverte appena si entra in contatto emozionale con l’altro da se. Scatta qualcosa che fa rapidamente indietreggiare il soggetto alla possibilità di far evolvere una relazione verso una piega sentimentale, possa essere amicizia, amore o comunque complicità.
_ Non essere sano! = spinta negativa “AMMALATI!”: Tradotto in una formula affermativa si comprende come il soggetto è sospinto ed intimato a rendere precaria o compromessa la sua condizione fisica e psicofisica. Ciò gli darà la possibilità di compiacere chi gli ha introdotto psichicamente tale dovere interno, e di ricoprire il ruolo della Vittima che abbisogna di attenzione ed attira risposte di cura dal prossimo, come conferma del proprio modello esistenziale.
_ Non sentire! = spinta negativa “RAFFREDDATI!”: Questo comando giunge a chi, facendolo proprio, o appositamente trasformandolo sotto questa formula, rinuncia ad abbandonarsi a percezioni emotive ed all’intuito, evitando di avvertire il mondo secondo le proprie percezioni sensoriali ed interne. Il soggetto si difende attraverso una corazza fino a, in certi casi, deprivarsi sensorialmente, scollarsi dalla realtà per evitare di rimanere coinvolto o ferito. Come atteggiamento congiunto si potrebbe maturare una radicale attitudine a razionalizzare tutto.

 

Mi auguro, in conclusione di questo mio personale contributo, che tale lettura ed interpretazione possano essere di stimolo anche critico per chi, come me, ha abbracciato l’orientamento transazionale trovandone riscontri ed applicazioni sia negli ambiti professionali che nella vita quotidiana.
 

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