LINGUAGGIO NON VERBALE E MICRO-ESPRESSIONI: E' IMPOSSIBILE NON ESSERE SINCERI


LINGUAGGIO NON VERBALE E MICRO-ESPRESSIONI: E’ IMPOSSIBILE NON ESSERE SINCERI

LINGUAGGIO NON VERBALE E MICRO-ESPRESSIONI: E’ IMPOSSIBILE NON ESSERE SINCERI

 

Inizierei affermando  che:  è impossibile non essere sinceri.

 Però tutti noi, credo, in qualche momento della vita, abbiamo provato a mentire, magari a presentare un’immagine un po’ migliore di quello che sentivamo di essere dentro e abbiamo quindi cercato di nascondere alcune cose nostre. Come mai lo abbiamo fatto se l’ipotesi di partenza afferma che è impossibile mentire, non essere se stessi?

Io credo perché nella nostra cultura di massa, la cultura di cui tutti noi siamo figli, c’è questa credenza che dice che possiamo , anzi dobbiamo mentire.

E soprattutto si dà molta, troppa importanza all’aspetto verbale, logico della comunicazione, delle parole.  Si comunica molto con le parole attraverso  i mass media, applicazioni informatiche, cellulari, internet.

 

Siamo immersi e ormai tutti un po’  vittime dei social network:  pensiamo a facebook, twitter,   chat varie da whats app a veeber  ecc. .e ci dimentichiamo della relazione interpersonale ovvero che noi stessi siamo comunicazione che è uno strumento privilegiato di scambio che ci permette di entrare in contatto con l’altro, crescere e costruire senso di identità.

Il cervello è uno strumento molto potente. Con molta probabilità non riesci a ricordare ogni dettaglio della tua infanzia, ma le informazioni sono memorizzate da qualche parte nel tuo cervello. Loro sono sempre presenti e vengono fuori attraverso stimoli inconsci.

Si mostrano soprattutto attraverso il linguaggio non verbale, cioè quel tipo di linguaggio legato ai movimenti del nostro corpo.

Quante volte vi sarà capitato di chiuder le braccia e di sentirvi dire:

 “Sai, se chiudi le braccia così, significa che sei stato toccato emozionalmente e di conseguenza ti sei difeso, ti sei chiuso per difenderti”. E ci capita di rispondere alcune volte anche in maniera piccata: “No, guarda, semplicemente sto più comodo! Se sto così con le braccia incrociate non è affatto una mia reazione inconscia!”

Però se iniziamo a dare attenzione consciamente a questi aspetti scopriamo che esiste un vero e proprio linguaggio con delle regole, con dei codici che governa il nostro comportamento non verbale: tutto il linguaggio del gesti, del tono di voce, delle distanze che teniamo con il corpo.

Pensiamo alla comunicazione attraverso gli oggetti, perché  è sempre una espressione  di quello che siamo nella profondità, di cui a volte siamo consapevoli, a volte no: gli oggetti che noi utilizziamo, i vestiti che portiamo, il tipo di occhiali che scegliamo, il tipo di macchina che acquistiamo, il tipo di pettinatura, tutti questi sono oggetti che in qualche modo comunicano qualcosa di noi.

Provate a pensare a un ragazzo di diciassette anni, voi siete la mamma e il papà, che ritorna a casa con due orecchini d’oro sul lobo dell’orecchio sinistro. Sono due orecchini, sono due semplicissimi oggetti, però rivestono un significato comunicazionale abbastanza forte dal punto di vista emozionale.

Oppure un bel tatuaggio colorato da esporre . E’ un disegno, una semplice immagine grafica, ma quanti significati emozionali e comunicativi evoca.

Quasi tutti gli oggetti che ci circondano sono propaggini del nostro carattere; abbiamo scelto quegli oggetti non a caso. Io credo che una persona che veste “casual” in realtà sta molto attenta a vestirsi “casual” e vestirsi “casual” proprio in quel modo lì. In realtà c’è una scelta, forse non consapevole, ma molto precisa a livello inconscio. Possiamo fare una lista di oggetti principali che comunicano: capelli, orecchini, braccialetti, collane e i vestiti soprattutto, io credo che siano molto importanti. Lavorando con persone affette da tossicodipendenza, ho notato che hanno un modo di vestire tipico, raramente ho visto una persona dedita a sostanze vestita in giacca e cravatta. E questo comunica un qualcosa, non è lì per caso. Ci sono persone che non possono non portare la cravatta e persone che non la porterebbero mai al mondo, proprio perchè questo riveste un significato.

Il tipo di automobile, il tipo di casa e di arredamento che la persona sceglie, ma anche gli amici e il gruppo di riferimento, le persone di cui uno si circonda comunicano, significano un qualcosa. E lo stesso vale per il lavoro che uno ha, l’ambiente che frequenta e anche per il tipo di cultura e di linguaggio che utilizza.

Pensate poi alla postura utilizzata, all’avvicinamento oppure allontanamento durante una conversazione, alla mimica facciale, alle caratteristiche della voce.

Tenete presente anche che  ogni traccia del passato, sia vissuto che culturale, si scrive nel nostro corpo  fino a farci diventare una “scultura corporea” perché gli eventi che ci hanno colpito a un livello emozionale hanno prodotto in noi una contrazione, sia emozionale, sia fisica.

Provate a pensare a cosa è successo quando qualcuno vi ha dato una cattiva notizia: probabilmente avete sentito una sensazione assomigliante a quella di ricevere un pugno allo stomaco. Queste contrazioni, piano piano, scolpiscono il vostro corpo. E noi siamo una specie di “scultura vivente” che portiamo in giro il nostro passato, modellato nel nostro corpo.

 

E viene da chiedersi: ma chi ascolta questi messaggi? A chi sono diretti? Molto semplicemente sono diretti all’inconscio del nostro interlocutore, il quale registra, decodifica e capisce perfettamente ogni nostro movimento.

Le risposte che il nostro inconscio fa arrivare attraverso le immagini visive, portano il nostro sguardo verso la testa, quelle auditive lo portano ad altezza delle orecchie e quelle cinestesiche, verso il basso.

Chi non sembra sia in grado di capirlo, comprenderlo e decodificarlo è la parte cosciente dell’altro, ma l’inconscio sì.

La comunicazione non verbale, dunque, ha fra le sue principali funzioni quella di esprimere le emozioni.

Pur tuttavia se una persona decide di stare in silenzio o è in una situazione di disagio, di difficoltà ad esprimere i propri pensieri e sentimenti verbalmente, ugualmente continuerà a trasmettere messaggi su sé stessa attraverso la postura del corpo, l’espressione ed il modo di gesticolare, l’intonazione e il volume della voce, elementi che forniranno in chi ascolta infinite indicazioni su chi gli sta parlando.

Alla luce di questi brevi cenni potete comprendere quanto sia intanto impossibile non comunicare e poi quanto questo essere in  relazione diventa particolarmente cruciale in situazioni di difficoltà, quando il soggetto con cui siamo in contatto è in determinate condizioni di disagio  che rendono auspicabili, se non obbligatori, atteggiamenti di aiuto.

E immaginate quanto cambia nella relazione se la persona, pur non avendo espresso verbalmente disagi, dolori, traumi percepisce che qualcuno è li accanto, lo comprende e può prendersi cura di lui.

Ed anche quanto la presa di consapevolezza personale, considerando come il linguaggio non verbale faccia da portavoce  al nostro autentico sentire, possa portare ad un arricchimento interiore, e quanto possa fornirci strumenti e soluzioni.

Cordialmente

Graziella Guerri

Gestalt Counselor

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