il bello è nell’attesa


il bello è nell’attesa

 

Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità!

[Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe, cap.XXI]

Dialogando con la volpe il piccolo principe scopre (e noi con lui) il valore dell’amicizia, del legame con l’altro e come da ciò possa nascere la sensazione di felicità.

 

Come si può non amare il piccolo principe? Ci intenerisce, ci sorprende, ci affascina,  ci commuove e anche ci disorienta con la severa naturale schiettezza propria del bambino quando, già alle prime pagine, afferma: Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Appunto! Aveva –racconta-  mostrato alle persone grandi il suo disegno di un boa che digeriva un elefante e i grandi ci vedevano “solo” un cappello.

Siamo ancora, noi adulti di oggi, simili a quelle persone grandi di cui parla il piccolo principe in quella storia che vuole essere senza tempo e dunque è di ogni tempo? Siamo ancora incapaci di sintonizzarci con la creatività del bambino? Abbiamo nutrito o pietrificato il bambino che è in noi? Abbiamo imparato meglio il rispetto di noi e del nostro ambiente? Siamo capaci di meraviglia, almeno di fermarci ad osservare? Fermarci? Nooooo! Piuttosto andiamo più in fretta, pronti a fare e a…disfare, in un progetto di vita superimpegnata, scandita a minuti secondi della quale da tempo abbiamo smarrito il significato,  assistita (sic!) o imposta dalla tecnologia. Il fermarci ad osservare e a riflettere, a spendere (“perdere”) tempo per addomesticare ci è ignoto e, se talvolta lo abbiamo conosciuto, oggi lo evitiamo scrupolosamente.

In quel gioiello di dialogo tra il piccolo principe  e la volpe è inscritto non solo un autentico manuale di comportamento, piuttosto è svelato il nostro mondo interiore, con i suoi bisogni e la consapevolezza adulta dei propri limiti. Come counselor, quante volte la saggezza del piccolo principe mi ha aiutato ad aiutare e con una efficacia immediata, gradita e duratura.

Proseguiamo ancora un po’ a leggere:

Disse il piccolo principe. Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?

È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami.

Creare dei legami?

Certo, disse la volpe. Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo[…] Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. […] Per favore, addomesticami.

Volentieri, rispose il piccolo prinicipe, ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere  molte cose.

Non si conoscono che le cose che si addomesticano, disse la volpe. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami. […] ci vogliono i riti.

Che cos’è un rito? Disse il piccolo principe.

Anche questa è una cosa da tempo dimenticata, disse la volpe. È quello che un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore[…]

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".

"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.

"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".

"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.

"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."

"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.

Conoscenza, amicizia, riti appartengono anche a noi, ma quanta lontananza sostanziale dal mondo pennellato dal piccolo principe. Anche noi inseguiamo la conoscenza, ma come strumento che ci ponga in posizione preminente rispetto all’altro; ci sentiamo appagati dall’amicizia che abbiamo trasformato a niente più che un’immagine di noi da esibire, non più amicizia in autentica condivisione di qualche amico vero, bensì quella di amici virtuali, testimonianza ambìta del nostro indice di gradimento sui social. E i riti? Anche di quelli abbiamo quotidiana esperienza, al punto che ogni nostro comportamento assume i canoni del rito, scandito da precisi compiti e atteggiamenti imposti da mode pur passeggere, un prezzo alto (e tuttavia accettato senza discutere) per sentirci integrati (…omologati).

Tra le cose dimenticate ripeschiamo il senso della propria responsabilità. Nel momento in cui ci fermiamo ad ascoltare profondamente l’eco che le parole del piccolo principe scavano in noi, stiamo compiendo il primo fondamentale passo per ri-trovare il nostro sé e il cammino verso la libertà interiore.

Un grazie ad Antoine de Saint Éxupéry.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

Potrebbero interessarti ...