Cambiare il punto di osservazione e ritrovarsi in un’altra realtà…


orto botanico

 

cambiare il punto di osservazione e ritrovarsi in un’altra realtà…

 

Ci occupiamo da anni di comunicazione, crescita personale, formazione e diligentemente annotiamo esperienze, approfondiamo conoscenze e mettiamo a punto strategie ogni volta più dirette e mirate ad ottenere risultati efficaci, poi, quasi per caso può accadere  che un giorno ci colpisce una proposta diversa dal nostro abituale centro di interesse e può anche accadere che la cogliamo, la seguiamo, inseguiamo e…e impariamo cose che mai avremmo pensato potessero attrarci e che in qualche modo fortificano e potenziano il nostro mondo.

A me è accaduto recentemente: sono rimasta affascinata dalla proposta di due autori, il cui interesse primario e le cui competenze sono rivolte al mondo vegetale.

 

Specialisti in materie che ricordo di aver un poco studiato sui banchi di scuola, Stefano Mancuso, Direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, accademico ordinario dell’Accademia dei Georgofili e Alessandra Viola, giornalista scientifica freelance  hanno pubblicato Verde Brillante, (casa editrice Giunti, Orizzonti,2013); il sottotitolo recita: Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale e a partire già dalla presentazione in sovra copertina leggiamo:La loro intelligenza, negata per secoli in osservanza dei dogmi aristotelici [Aristotele considerò le piante inanimate], è oggi affermata sulle basi di una seria sperimentazione scientifica e non può più essere messa in dubbi.

            Nell’introduzione viene chiarito che il termine intelligenza è usato con estrema precisione, come capacità di risolvere problemi, cioè proprio come lo intendiamo per noi umani e gli animali che definiamo intelligenti. E c’è di più: le piante non solo sanno risolvere problemi, e quindi scegliere, ma sono in grado anche di comunicare, apprendere, ricordare, dormire e sono perfino in grado di calcolare la gravità. Sono affermazioni che chiedono una sosta di riflessione: amare le piante, nutrirle e permettere loro di vivere anche in casa in condizioni a loro favorevoli mi sembrava che già fosse il segno di riconoscerle come creature “viventi”, ma qui si tratta di ben altro.

Alle pagg. 26 e 27 le informazioni cominciano a definirsi ancor meglio: nel confronto tra organismi  unicellulari, il paramecio e l’euglena, si dichiara, con tanto di prove, che è la cellula vegetale la più sofisticata, addirittura dotata di un fotorecettore; del resto, lo abbiamo sempre saputo, le piante sono arrivate sulla terra da oltre tre miliardi e mezzo di anni, molto prima dell’homo sapiens, arrivato, come sembra, da duecentomila anni, cioè si può dire pochi attimi fa.

Appunto! Tutto vero e nulla di nuovo, eppure… eppure si sta capovolgendo ogni parametro valutativo e se alle piante non abbiamo dato il giusto merito, gli autori dichiarano che è questione di un consolidato criterio come dire di autoreferenzialità per cui ci siamo sentiti da sempre noi uomini, ultimi arrivati sul pianeta, i dominatori di ogni altro mondo e le piante spesso ci sono apparse appena un po’ più interessanti delle pietre.

            Quale effetto, mi sono chiesta, può avere il soffermarsi sulle caratteristiche e capacità delle piante, fino a riconoscere persino nella loro condizione di inamovibilità un segno di oculata evoluzione? Credo che sia finalmente la strategia più efficace per imparare a nutrire rispetto autentico per ogni esemplare del mondo vegetale e sicuramente se lo abbiamo fatto in passato, non ripeteremo l’errore di chiamare “vegetativa” una forma di esistenza inconsapevole. E già perché le piante quando scelgono di accogliere o aggredire, quando sopravvivono a chi le strappa e a chi le pota, sono ben consapevoli di quanto sta accadendo e di come re-agire. Che il rispetto del verde passi, come dovrebbe essere ovvio, dalla conoscenza del nostro “interlocutore”? spero proprio che saremo più naturalmente ecologisti, veri.

            È una piacevole sensazione quella di poter comunicare con il mondo vegetale, molto piacevole e liberatoria, tale da sollevarci l’animo ancora turbato da quello stupendo e terribile passo de Il giardino della sofferenza, di Giacomo Leopardi (1826, da Zibaldone di pensieri):

 Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl'individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.

Entrate in un giardino di piante, d'erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di souffrance, qual individuo più, qual meno.

Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un'ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Quell'albero è infestato da un formicaio, quell'altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall'aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell'altro ha più foglie secche; quest'altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L'una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l'altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi.

In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co' tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro.

Certamente queste piante vivono […]

 

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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