Conclusione o momento ineludibile per progettare ancora?


cerchi concentrici

E' accaduto di nuovo: giunta al termine anche di questa esperienza (tutor in un Laboratorio teorico-esperienziale per Docenti, strutturato in otto incontro a cadenza mensile, dal marzo scorso ad oggi)  ho avvertito la necessità di puntualizzare e far convergere l’attenzione, la partecipazione dei colleghi soprattutto su… domande: domande sulle necessità, i bisogni, i desiderata per organizzare/ progettare insieme, con maggiore congruenza, una prosecuzione delle nostre attività.

Nei giorni che hanno preceduto l’incontro conclusivo, mentre raccoglievo materiali, indicazioni, bibliografie tematiche, la necessaria valutazione dell’esperienza con le sue molte sfaccettature si spostava progressivamente dalla centralità delle argomentazioni verso la periferia assumendo il significato di premessa, pre-requisito a ciò che in quell’incontro conclusivo andava esperito.  I punti di forza e di debolezza delle proposte che durante gli incontri avevo avanzato, il gradimento dei frequentanti, i cambiamenti nella realtà quotidiana in rapporto alla relazione docente/alunno come nell’immagine di sé del docente o della propria professione, innescati dalle sollecitazioni teoriche e dalle esercitazioni di ciascun incontro, ecc… sarebbero stati importanti sì, ma solo come punto di avvio della tematica centrale.

        Come in una mappa concettuale, il centro pulsante catalizzatore di ogni scambio e condivisione tra i presenti e me, il tutor,  proprio nell’ultimo incontro sarebbe stato un energico punto interrogativo sul…dopo e cioè su come progettare la formazione dei docenti nell’immediato o prossimo futuro.

E così dopo aver organizzato materiali e scheda finale di gradimento, ho rivolto la mia attenzione alla Scheda di rilevazione dei bisogni formativi  e dei desiderata, animata dalla convinzione che proprio l’aver condiviso un percorso formativo avrebbe permesso ai colleghi di essere più consapevoli delle proprie necessità. Compilando la scheda ogni docente avrebbe avuto l’opportunità di interrogarsi seguendo una sorta di filo logico, dalla sua preparazione specifica alle sue competenze, alle sue pregresse esperienze, per arrivare alle sue preferenze suggerite in diversi ambiti, da quelli tematici a quelli metodologici e temporali. È stato proprio mentre componevo l’ultima domanda:

in quale periodo dell’anno scolastico preferirebbe che fossero organizzate iniziative di formazione e/o aggiornamento:

  • settembre-novembre
  • settembre-marzo
  • marzo – dicembre, collocate su due anni scolastici consecutivi

che mi sono resa conto della singolarissima scelta messa in atto con il Laboratorio, quella cioè di collocarlo tra due anni scolastici, scelta che trovo ancora necessaria, per quanto non priva di problemini burocratici, per una serie di motivi tra cui due fondamentali, a mio parere: permettere, grazie ai tempi lunghi, di monitorare le esperienze, seguendone le modificazioni e sostenere i docenti in due momenti delicati dell’anno scolastico: la fase degli scrutini finali e la fase iniziale di un nuovo anno.

Credo altresì che anche nel caso in cui –e non è infrequente- il docente si trovi nella seconda parte del percorso formativo (settembre – dicembre) in altra scuola, con altri gruppi classe, rispetto all’anno scolastico precedente, poter contare su laboratori in cui confrontarsi con colleghi e formatori, esperti di comunicazione potrebbe essergli di valido sostegno.

Non so ancora come sarà strutturato in dettaglio il prossimo Laboratorio, in  attesa che un congruo numero di docenti (anche on line) si esprima in merito, per ora ho ben chiari un mio canovaccio che confronterò con le proposte e i desiderata e una condizione: trarre spunti dalla prima sessione del Laboratorio per migliorare la seconda.

Vòlta verso il futuro che da quanto è passato prende forma, mi chiedo: qual è la mia dimensione del qui e ora?

Una risposta me la sono data: valutare ogni esperienza per coglierne ciò che permette di protendersi con energia ed entusiasmo ad ampliare i propri orizzonti, a fortificare le risorse, accettando anche gli errori, le imperfezioni, i limiti della nostra storia personale.

Sarà per questo che concludere e conclusione non mi appartengono, mi appartengono invece prosecuzione, progettazione, riformulazione…

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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