Natale: la festa di adulti e bambini o... di adulti-bambini?


 

Natale: la festa di adulti e bambini o...

di adulti-bambini?

 

letterina 

           Sfuggire alla retorica del Natale è un’impresa che richiede abilità ed equilibrio rari, per questo intendo evitare di prestare orecchio e mente alle evidenti –quanto inevitabili- trasformazioni di queste “vacanze invernali” che per alcuni sono da subire per altri da enfatizzare, per altri ancora da coccolare e via di questo passo.

Quello che in questi giorni ingombra i miei pensieri è una situazione ben precisa che da anni è sotto gli occhi di tutti gli adulti, genitori, zii, nonni, educatori...e puntualmente viene accettata incondizionatamente, come fosse ovvia, o, peggio, necessaria: è la letterina a Babbo Natale. Ogni bimbo invia –ai primi di dicembre, poco dopo Halloween- a questo saggio e generoso vecchio il suo messaggio, con qualche scarabocchio che va opportunamente decodificato o con calligrafia un po’ incerta ma già in corsivo, se frequenta la classe prima (chissà se va stabilita una qualche relazione con il fatto che i bambini di prima quasi tutti sanno scrivere proprio in quel di dicembre), o, se un po’ più esperti, con tanto di disegni chiarificatori.

Dicevamo dunque la letterina, MA a ben considerare di letterina non si tratta: è piuttosto un elenco, una multirichiesta di giocattoli, più o meno monstre, in rigoroso ordine gerarchico. Sì, insomma un elenco in cui il bambino si premura di far sapere a babbo natale esattamente ciò che preferisce e le varie alternative, anch’esse in ordine di preferenza, sono un chiaro segno che non sarà presa neppure in considerazione l’ipotesi che babbo Natale non trovi un regalo da portare.

È TUTTO QUI: il messaggio a babbo natale è una precisa e dettagliata richiesta.

Dov’è il problema?

Nessuno degli adulti sussurra o suggerisce al bambino di chiedere promettendo anche di fare del suo meglio in casa con i fratellini con mamma e papà, a scuola, con i compagni, con l’applicazione con gli insegnanti per meritare il dono.

È un segno inequivocabile che gli adulti, stanchi e affannati in questi giorni più che in altri, per primi non amano equiparare dono come ricompensa per un merito. Magari loro, gli adulti, da una vita si affannano proprio perché quella equiparazione ce l’hanno dentro, l’hanno assorbita con l’educazione, dal contesto familiare, dall’ambiente in cui sono vissuti e, a maggior ragione –forse- se ne vogliono disfare, permettendo al bambino di ricevere ciò che ordina, senza condizioni. Ciò che vorrei sottolineare è il valore altamente educativo dell’impegno che il bambino potrebbe assumere si di sé, nel momento in cui promette di fare del proprio meglio. Anche se poi in realtà non mancheranno capricci o disubbidienze –un adulto lo sa bene e non si azzarderebbe neppure a sperare il contrario- quella promessa per il bambino sarà preziosa: gli renderà più grande la gratificazione per il dono ricevuto, gli farà apprezzare il dono.

In effetti, oggi, a questi bambini a cui nulla –di materiale- in genere manca, a questi bambini è negata la gioia di saper apprezzare un dono. Il dono ha un forte potere sulla nostra emotività, può indurci a provare sentimenti profondi e diversi, dal compiacimento verso se stessi per aver meritato, alla gratitudine, all’amicizia verso l’altro, e se non consideriamo queste espressioni dell’animo, allora sì che il dono emoziona solo se grande, costoso, raro o identico a come ce lo aspettavamo.

Osservate anche voi, se vi va, e forse converrete con me che questa è proprio la condizione in cui abbiamo fatto in modo o lasciato fare altri in modo che così il bambino viva senza neppure percepire la grandezza del dono. E consideriamo ancora che dono non è solo ricevere, è anche gioia del dare. Continuino pure gli adulti a dire che i bambini e i giovani di oggi sono degli egoisti, non sanno dare, non vogliono regalare mai niente neppure un giocattolo rotto o con cui non giocano da tempo: purtroppo credo sia vero, ma ciò che va sottolineato è che le responsabilità non potranno mai ricadere sui bambini, restano ben poggiate sulle spalle degli adulti.

La vulnerabilità è ancora da individuare negli adulti: in quei genitori che presa la letterina per Babbo Natale corrono al centro giocattoli mentre si crea una efficiente rete che informa zii nonni e parenti tutti dei desiderata, così che quelle che erano le alternative diventano altrettanti regali e zii nonni e parenti tutti sono grati a quei genitori dai quali hanno potuto sapere che cosa chiede il pargolo, visto che di giocattoli ne ha già di tutti i tipi e non si saprebbe proprio che cos’altro comprare, senza considerare che persone di una certa età ormai possono solo acquistare regali dietro precise indicazioni, senza sperare neppure di aver compreso la differenza tra un Bakugan Colossus Dragonoid o i Gormiti. Ennesima situazione in cui l’adulto ignaro, lascia fare al bambino o al giovane: è un <tieni, faccio ciò che mi hai chiesto. Meglio ancora, ti lascio questi soldini, compra tu ciò che vuoi>, tanto sono veramente pochi i bambini che credono ancora a Babbo Natale!

Dov’è il problema?

In questi adulti che rinunciano in primis al loro ruolo e nell’occasione del Natale vogliono illudersi di vivere spensierati e felici attraverso i bambini: se i bambini otterranno esattamente quello che desiderano saremo tutti contenti, gioiremo in famiglia anche noi adulti, noi che da sempre abbiamo dovuto fare rinunce, almeno godano loro, alla loro età.

Ma la gioia riposta nelle cose ha vita breve e i problemi restano. Avere comprato tutto quello che è stato richiesto (dai bambini e dalla...mensa natalizia) secondo le proprie disponibilità non compensa la mancata attenzione alle emozioni e ai sentimenti. Affidarsi alla gioia per oggetti e cose materiali nasconde una grande insidia: il confronto con chi può permettersi più di noi. È un confronto inevitabile, direi implicito, per il quale non esiste una giustizia (non si è ricchi in proporzione semplicemente alle proprie qualità) e del quale ognuno di noi corre il rischio di fare amara esperienza: l’adulto ed anche il bambino (che troverà sempre un compagno più “fortunato”, che ha un Babbo Natale più ricco del suo).

Un adulto che sia tale anche nel comportamento proverebbe prima di tutto un grande desiderio di emancipare il bambino, il giovane dalle strettoie che il mondo riesce ad imporre nella misura in cui non ci disponiamo a vagliare il nuovo, anziché semplicemente a subirlo.

La via da percorrere è tutta...in salita, o forse un fiume da risalire controcorrente, magari genitori, maestri, docenti e nonni affiancati da un counselor.

 

 

 

bimbo

Cordialissimamente, Giancarla Mandozzi


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