Comunicare con efficacia nell’epoca dello spread – 4


spread 4“ La nostra società non fa l’apologia del desiderio , fa piuttosto l’apologia delle << voglie >>, che sono un’ombra impoverita del desiderio, al massimo sono desideri formattati e normalizzati. Come dice Guy Debord in << La Società dello spettacolo >>, se le persone non trovano quel che desiderano si accontentano di desiderare quello che trovano “

M. Benasayang e G. Schmit, “ L’epoca delle passioni tristi “, Feltrinelli, p. 63.

Definire quale sia il contenuto emotivo – cognitivo di una comunicazione efficace e motivante richiede, quale premessa, che si delinei l’obiettivo rispetto a cui la persona va motivata. Vale a dire che, prima di compiere qualsiasi passo, è indispensabile incorniciare l’oggetto della motivazione.

Se con questo termine si intende l’intensità dell’energia psico – fisica che l’individuo esprime nel tendere verso la soddisfazione del suo desiderio/bisogno, qual è, dunque, la meta dell’azione?

 

In riferimento al quesito, le affermazioni appena citate di Benasayang e Schimt ci mettono in guardia rispetto ad una rischiosa confusione tra l’ ” avere voglia “ e l’effettivo ed originale “ desiderare “.

La differenza non è di poco conto e non lo è, in particolare, rispetto al tema di cui ci stiamo occupando. Il semplice “ avere voglia “, infatti, si riferisce al tendere della persona verso mete non autentiche ossia non definite in autonomia rispetto al condizionamento socio – culturale. Naturalmente la scelta degli scopi delle proprie azioni avviene sempre nell’ambito dei riferimenti valoriali appartenenti al contesto in cui la persona vive e a cui, dunque, appartiene. Ci stiamo occupando, perciò, di decisioni assunte rispetto ad obiettivi previsti ed accettati socialmente e non, perciò, di devianza.

Il “ condizionamento “, però, anche se non orienta necessariamente verso finalità illecite, priva la persona della capacità di definire “ cosa “ effettivamente vuole e “ come “ effettivamente intende ottenerlo. Il “ desiderio “, cioè, è solo apparente. Il desiderio autentico, invece, ha origine nel momento che si ha la capacità emotiva e cognitiva di “ vedere “ ciò di cui si ha effettivamente bisogno al di fuori di qualsiasi etichettamento.

Pertanto una comunicazione efficace e motivante è tale nel momento che sostiene l’individuo nel liberarsi dagli e degli schemi emotivi-cognitivi standardizzati e favorisce, perciò, l’autentico desiderare.

Prima di verificare che cosa significhi uscire dagli schemi e come la comunicazione possa aiutare in questa impresa, chiediamoci se e come c’entri tutto questo con il comunicare efficacemente nell’epoca dello spread.

Negli interventi precedenti abbiamo più volte evidenziato come la crisi economica che dilania da qualche anno il mondo globalizzato acuisce la compressione sul presente, caratteristica della modernità, anzi della post – modernità.

L’epoca dello spread, però, è segnato da un appiattimento sull’immediatezza che non ha più niente a che vedere con quello tipico della società degli anni ‘80/ ’90, dove il presente era sì la sola dimensione temporale accessibile ma, almeno, era un presente da “ godere “ ( chi ha superato i quarant’anni ricorderà certamente il famoso/ famigerato “ edonismo reganiano “ di dagostiniana memoria ) ( è vero che non bisogna mai lamentarsi perché si verifica sempre qualche evento che è peggio del peggio di cui ci si lamenta ).

La crisi attuale, infatti, è caratterizzata da una contrazione temporale che ci priva del futuro costringendoci ad un presente in cui, però, non c’è più nulla di cui godere. Ormai impegniamo il presente nel correre verso un futuro che non riusciamo nemmeno ad ipotizzare.

Ecco che, allora, la contrazione temporale si traduce, pericolosamente, in una contrazione del “ desiderio “ e nell’accontentarsi dell’ “ avere voglia “. “ Desiderare “, infatti, necessita di spazio, di tempo, perciò di aperture interiori ed esteriori. Il desiderio proietta verso l’altro e, contemporaneamente, verso sé stessi.

Ma dove e quando si percepisce l’impossibilità di progettare ( il desiderio è anche progetto ), si finisce con l’accontentarsi di quegli stimoli che sono immediatamente disponibili. Anche se non del tutto autentici.

La comunicazione efficace e motivante, nell’epoca dello spread, implica perciò ( anzi coincide con esso ) favorire il desiderare, il progettare, l’aprirsi dunque, come accennato, verso l’altro e verso sé stessi.

Su quali fattori emotivi e cognitivi, perciò, il Formatore/ Consulente / Docente / Operatore d’aiuto deve intervenire per centrare il bersaglio ?

E’ opportuno, a questo punto, affrontare i temi dell’etichettamento e delle “ emozioni parassite “.

Sono gli argomenti, infatti, di cui ci occuperemo nei successivi interventi.

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