Impariamo a comunicare


segnale di attenzione

Come impariamo a comunicare?

Lo facciamo attraverso il linguaggio, quello delle parole: impegnative sia per chi le dice sia per chi le ascolta, in quanto, a seconda del contesto in cui le si ascolta, possono cambiare il loro significato.

Accorgiamoci che il significato di una comunicazione, dipende dalla cornice relazionale che caratterizza un rapporto. Poniamo attenzione dunque al rapporto che ci lega al nostro interlocutore e al carico di quanto stiamo dicendo a quella stessa persona.

Comunichiamo attraverso il linguaggio del silenzio (da non confondere con l’assenza di significato del mutismo), quando a parlare sono i nostri sguardi, i nostri sorrisi, il nostro modo di osservare l’altro.

Comunichiamo attraverso il linguaggio del corpo con i nostri gesti, nel modo di stringerci in un abbraccio o di toccarsi porgendo una mano.

 

Lo facciamo grazie all’ascolto perché “comunicare è ascoltare” (Borgna, 2015) ed è importante allenarsi ad ascoltare, soprattutto in un contesto in cui non si comunica molto né con se stessi né con chi ci circonda, immersi come siamo in relazioni inautentiche, nei contatti fugaci, veloci e superficiali dei social network. 

Se ci pensiamo bene, le occasioni d’ascolto sono molteplici. Ciò che va tenuto presente è che dalla comunicazione interpersonale con l’altro o personale con noi stessi, usciamo trasformati in quanto la comunicazione nel suo processo circolare è anche relazione. Quando comunichiamo infatti diamo e riceviamo qualcosa di noi stessi.

“La sola comunicazione razionale”, ricorda E. Borgna, “non riesce a essere strumento di rinascita interiore, di crescita, di maturazione, processi che non sono possibili se non quando la comunicazione sia contestualmente razionale ed emozionale” (Borgna, 2015).

Dunque se il nostro obiettivo è la ricerca della nostra autenticità, imparando a lasciarci andare alle nostre emozioni, cambieremo anche il modo di incontrare tanto gli altri, quanto noi stessi. 

Laura Berenini 

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