La gestalt a scuola [parte 1/10]

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La società attuale contraddistinta da processi di cambiamento rapidi e complessi, da continue evoluzioni dei modi di produzione-lavoro, dalla virtualizzazione dell’esperienza spazio-temporale, dall’ibridazione globale-locale, dalla trasformazione costante dei profili professionali e, soprattutto,  dall’ emergenza di nuovi stili-di-vita, di codici etico-sociali alternativi, di diversi schemi di comportamento, mode, abitudini e, infine, dalla proliferazione di inedite forme di comunicazione e d’espressione, pone all'individuo istanze sempre più ampie ed articolate ed esige risposte sempre più qualificate e diversificate.

 

Proprio a causa della realtà complessa, contraddittoria e in continua evoluzione in cui viviamo, la formazione individuale deve essere fortemente incentivata e non può essere abbandonata a se stessa. Diventa urgente dotare le persone di una strumentazione cognitivo-emotiva che le renda capaci di apprendere sempre in modo autonomo e critico, nell’ottica di una formazione permanente.

 

Col passar degli anni si è imposto un cambiamento nel modo di pensare alla formazione (forse anche l'istruzione) che va interpretata come un luogo in cui favorire il pieno sviluppo della persona umana, vale a dire di tutte le componenti della personalità.

 

Da questo punto di vista risulta decisivo l'utilizzo di metodologie formative che fanno attenzione a tutte le variabili dimensionali che sono implicite nei processi di elaborazione e strutturazione dell'identità personale: il termine Gestalt (“Mettere in forma”, “Dare una struttura significativa”, “Messa in forma, Formazione”) rinvia proprio alla dinamica formativa e strutturante della personalità intesa quasi come un'emergenza estetica situata (heiddegerianamente) al confine di contatto tra io e mondo. Il termine emergenza è qui inteso in un triplice significato:

 

  • significato artistico che fa riferimento all'emergere come creazione di una forma originale, unica, singolare
  • significato bio-psico-sociale di individuazione/differenziazione che indica l'urgenza di una forma, la tensione costituente, il bisogno di completamento, la necessità di una chiusura sistemica affinchè l'io possa definire la propria autonomia
  • significato bio-psico-sociale di appartenenza: qualsiasi forma non emerge nel vuoto ma viene fuori dal contesto in cui è situata

 

L'espistemologia del costruttivismo postula che il rapporto tra conoscenza e mondo debba porsi non nei termini di rappresentazione ma nei termini di adeguatezza vale a dire che, utilizzando una splendida metafora di Ernst von Glaserfeld per spiegare la genetica delle strutture cognitive, la relazione tra conoscenza e realtà: <<deve essere intesa come analoga al modo in cui un fiume si rapporta al paesaggio attraverso il quale ha trovato il suo corso. Il fiume si forma ovunque il paesaggio consenta all'acqua di scorrere. Vi è una interazione continua e sottile fra la logica interna dell'acqua (ad esempio il fatto che essa deve formare una superficie orizzontale e non può scorrere dal basso verso l'alto) e la topologia del territorio. Sia l'una che l'altra impongono vincoli al corso del fiume e o fanno in maniera inseparabile. In nessun caso si potrebbe dire, ad esempio, che il fiume gira a destra “perchè” c'è una collina senza presupporre implicitamente la logica dell'acqua che impedisce al fiume di scorrere dal basso verso l'alto. Il fiume, cosi, non rappresenta il paesaggio ma si adatta in esso, nel senso che trova il suo corso fra i vincoli che si impongono, non a partire dal paesaggio o dalla logica dell'acqua bensi, sempre e necessariamente, dall'interazione di entrambi gli aspetti>>. Ora, un'interazione analoga ha luogo fra il “paesaggio” della realtà ontologica e il “corso” della nostra costruzione cognitiva che genera la conoscenza.

 

Anche Vygotskij era convinto del fatto che lo sforzo per giungere alla soddisfazione dei bisogni e lo sforzo per adattarsi alla realtà non possono essere considerati come separati l'uno dall'altro: un bisogno può essere realmente soddisfatto solamente attraverso un certo adattamento alla realtà cosi come, d'altra parte, non esiste affatto un adattamenteo che sia fine a se stesso poiché esso è sempre diretto da bisogni.

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