Il male dentro


depressione e counselingOggi parlare di depressione non è più un tabù. Non sempre a proposito e a volte in termini non corretti, tuttavia di depressione si parla. Ciò appare molto importante per contribuire ad alzare il velo di timore, di pudore, di vergogna e, diciamolo apertamente, di ignoranza, che ancora copre il disagio psichico e la patologia psichiatrica nella nostra cultura. Nessuno prova disagio ad ammettere di aver sofferto, per esempio, di faringite o di dolori reumatici, così come la maggior parte delle persone non esita a rivolgersi al medico di famiglia in caso di malesseri fisici.

Al contrario pochi sono disposti ad ammettere apertamente di soffrire di disturbi psichiatrici, esattamente come in pochi si rivolgono al medico di famiglia per segnalare sofferenza psichica. Questa reticenza, derivante dai diffusi e radicati pregiudizi sulla malattia psichiatrica in genere, si riflette direttamente sulla tempistica con la quale ci si rivolge alle cure mediche specialistiche.

Per approcciare correttamente l’argomento, occorre da subito specificare che la depressione è una condizione del tutto normale in conseguenza di lutti ed eventi tragici, diventa condizione patologica quando persiste nel tempo o quando si manifesta senza che vi siano condizioni oggettivabili atte a determinarla. La depressione, o distimia (dal greco thymós, umore) è un disturbo dell’affettività, configurabile come alterazione del tono dell’umore caratterizzata da profonda tristezza, perdita di autostima e sensazione di impotenza di fronte agli eventi. Importantissima la distinzione tra depressione reattiva esogena e depressione endogena.

Si definisce depressione reattiva esogena, o sindrome nevrotico-reattiva, o sindrome depressiva minore, la distimia che si manifesta in conseguenza di eventi luttuosi e/o dolorosi e che perdura nel tempo, il soggetto che ne soffre è consapevole della propria condizione e non presenta distacco dalla realtà oggettivabile. Si definisce depressione endogena, o psicosi monopolare, o psicosi depressiva maggiore, la distimia che si manifesta senza alcuna causa scatenante collegabile a vicissitudini esistenziali, il soggetto che ne soffre non ha coscienza di malattia e presenta distacco dalla realtà oggettivabile.

La depressione può anche essere somatogena, allorquando è possibile determinare un rapporto causale tra forma depressiva e una patologia organica e/o una disfunzione ormonale. Appare evidente che è estremamente fuorviante e scorretto parlare di depressione in termini approssimativi e generici, non soltanto perché si contribuisce ad alimentare un clima di disinformazione generale, ma anche perché si rischia seriamente di isolare sempre più le persone sofferenti e le loro famiglie nella loro condizione.

Un esempio molto concreto di ciò lo offre l’informazione televisiva e, a volte, anche la carta stampata. Purtroppo sono in aumento, in Italia come nel resto dei Paesi industrializzati, gli episodi di cronaca nera che vedono protagonisti soggetti affetti da patologie psichiatriche: spesso il giornalista, nel riportare la notizia, esprime apertamente o lascia intendere che il responsabile fosse “in depressione”. Questo è un messaggio sbagliato e pericoloso, in quanto la persona afflitta da depressione raramente compie gesti aggressivi, più comuni i gesti di autolesionismo.

Tuttavia la depressione può essere un sintomo di patologie molto più gravi, e nuovamente si rende evidente l’importanza di rivolgersi alle cure specialistiche. Questa, in sintesi, è la descrizione tecnica del male di vivere, una visione asettica e descrittiva di una realtà molto diffusa ma ancora troppo poco affrontata correttamente. La depressione vista con gli occhi di chi la vive e la conosce è un dramma silenzioso. La depressione è subdola, è silenziosa.

Un giorno succede qualcosa, un qualcosa che ti devasta nel profondo, e tu rimani pietrificato, inerme, impotente. Poi ti accorgi che il mondo che ti circonda è sbiadito improvvisamente, il sole ti da fastidio, il rumore ti da fastidio. Desideri il silenzio, desideri non pensare, desideri dormire. A volte desideri non svegliarti mai più. Comincia così, quasi sempre. A volte ci si rende conto di tutto, si è consapevoli di ciò che si vive, di ciò che si prova. Ci si sente in colpa perché si condiziona la vita di chi ci ama, si soffre, si soffre tanto.

La depressione è un male costante, un tarlo che si annida nell’animo e scava, scava, scava. Questa è la depressione vista da chi la conosce da dentro. Non un’onta di cui vergognarsi, non una punizione per essere vivi. Una malattia, solo una malattia, nulla più di una malattia da curare. Con pazienza, con coraggio, con calma. Con l’aiuto di uno specialista, sempre. Il male di vivere ruba i colori alla vita, cristallizza i pensieri, invoca la sera. Il male di vivere non guarda in faccia nessuno. Il male che si nasconde dentro l’animo costringe a ripiegarsi su se stessi ad aspettare la calma dopo la tempesta.

Quando si vive questa realtà dolorosa, è importante cercare di non dimenticare che anche la sera più buia può brillare della luce di miliardi di stelle.

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