L'area del problem-solving interessa una vasta gamma di studi e di ricerche che abbraccia da molto tempo il tentativo di individuare ed applicare modelli efficaci nella pianificazione e nell'implementazione di procedure di controllo orientate all'identificazione ed alla soluzione di problemi circostanziati. Diversi approcci teorici congiunti a proposte operative hanno occupato la scena nell'ambito di questo tema largamente riscontrabile in varie aree disciplinari, nell'attività produttiva e nella vita quotidiana. Sostanzialmente, tutti gli schemi sintetici fino ad ora adoperati prevedono importanti riferimenti a sequenze schematiche e quindi a letture processuali a blocchi, ben definiti e delineati secondo i risultati ottenuti dal ricorso alle tecniche ed alle strategie elette come possibili percorsi da effettuare nel caso di impasse in situazioni e circostanze problemiche.
Si tratta, in fin dei conti, di essere riusciti con il tempo a costruire generalizzabili e validate cornici pratiche e concettuali (framework) che possano con un discreto margine di sicurezza presentare itinerari percorribili per giungere ad efficaci e ottimali soluzioni coincidenti col raggiungimento dei propri obiettivi preposti. Le proposte metodologiche avanzate, peraltro, hanno compreso ormai la necessità di considerare l'individuo come soggetto equipaggiato di risorse da mobilitare, doti ed attitudini da potenziare, bilanciate da altrettanti fattori personali segnati anche da limiti, fragilità, competenze deboli e zone di vulnerabilità. Tutto questo contenitore di fattori personali si misura sempre in un contesto dinamico di variabili legate agli aspetti storici e culturali di tutti gli ambienti in cui si svolgono scene ed azioni di ciascun agente sociale. Riepilogati questi punti decisivi, che sono divenuti oramai i criteri comuni di ogni metodo che voglia collocarsi fra le misure affidabili di problem-solving, si può illustrare il modello noto con la sigla SWOT. La stessa è coniata di fatto dalle parole "strenghts" (forza, punti di forza), "weakness" (debolezza), "opportunities" (opportunità), "threats" (minacce, approssimazione al rischio). Le prime due componenti uniscono gli elementi endogeni dell'individuo, mentre la coppia successiva fa riferimento alla presenza/assenza di ciò che risiede al di fuori dell'individuo. Tale matrice viene proposta allo scopo di migliorare se stessi amplificando le proprie capacità e riducendo o gestendo i propri limiti affinché non diventino motivo di blocco o paralisi dell'azione e dell'iniziativa; ed al tempo stesso interpretare correttamente le condizioni e le contingenze che definiscono i vari livelli contestuali, per intercettare risorse agevolanti dirette a soddisfare auspici ed aspettative. Ciascuna di queste aree può essere completata nei contenuti ed ottimizzata nelle sue legittime e realistiche velleità, con l'ausilio di domande indotte col fine di far emergere questioni che sollecitino uno sguardo aperto e consapevole circa la presenza e l'assenza di limiti e risorse, in vista di un raffronto orientato alla costruzione progettuale di un percorso condotto per obiettivi. Si qualifica cioè un tipo di approccio che tende a valutare la complessità dell'intero campo di azione nel rapporto ambiente/persona, con l'impegno di visualizzare l'interdipendenza fra tutti i fattori coinvolti. La mappatura degli elementi identificati è utilizzata per fornire successivamente risposte congruenti che risultino allineate sia alle qualità che alle debolezze rilevate nel sistema interdinamico persona/ambiente. Anche stavolta, la specifica metodologia impiegata ed offerta non ha lo scopo di avanzare la pretesa di un'originalità epocale che appunto non ci sarebbe, quanto si presenta come un modo per semplificare e restituire una visione esaustiva e una prospettiva di lavoro che consideri l'insieme di tutto ciò che renderebbe maggiormente efficace ed esplicabile un'azione direttamente orientata al problem-solving.
< Prec. | Succ. > |
---|