Abhyasa (pratica costante, disciplina) e Vairagya (distacco emotivo)


abhyasa e vairagya

Le indicazioni sono esattamente due: Abhyasa (pratica costante, disciplina) e Vairagya (distacco emotivo). Patanjali li ripete molte volte perché sono il fulcro sul quale si basa la nostra realizzazione e quindi il Kaivalya (liberazione dai condizionamenti). La disciplina e la rettitudine ci conducono direttamente all’evoluzione e di qui alla felicità, qualità ontologica del nostro Essere, l’Atman (anima, spirito). Senza una regolamentazione delle nostre abitudini e una vita più sobria, non potremo raggiungere ciò che è invece il nostro obiettivo: la liberazione dai condizionamenti. Senza rigore non si può essere liberi. Una mente indisciplinata causa infelicità, dovuta alle dipendenze.

Patanjali infatti specifica che per controllare la mente e armonizzare le vritti, onde psichiche che ci travolgono in ogni momento, è necessario lavorare con disciplina. Da qui arriva il distacco emotivo, vairagya. Questa indicazione, utile per poter mantenere il controllo della materia, grossolana (fisico) e sottile (psiche), è molto difficile da raggiungere, ma di estrema necessità per non essere gestiti dai sensi, dall’ego e dalla materia stessa. Il distacco ci permette di non dipendere; l’attaccamento crea disagi, stress e   malattie. L’essere libero è ciò che rende l’essere più felice, perché la libertà non ha prezzo. Essere invece dipendente da qualcosa, qualcuno, da un evento, da una situazione, dai sensi o dalle emozioni, non ci permette di evolvere e di avvicinarci alla vera Realtà.

Ma come si fa ad avere il distacco emotivo da cose, persone e oggetti materiali; da pensieri, da emozioni e da sentimenti? Non è facile, poiché dove giriamo lo sguardo vediamo materia con le sue onde psichiche che ci aggredisce e ci fa stare in balia dell’attaccamento e della repulsione. La bramosia è una delle peggiori fiere che ci aggrediscono e non ci lasciano un istante. Anche Arjuna nella Bhagavadgita, VI^ adiaja, 34 shloka, si rivolge a Dio chiedendo aiuto, poiché si rende conto che gestire la mente è più difficile che dominare l’uragano. Infatti per questo che abbiamo bisogno di un sopporto: la disciplina. Solo questa ci può permettere di arrivare al distacco emotivo, come dice Patanjali. Il primo passo potrebbe essere il distacco materiale (tyaga).

Prendiamo per esempio un individuo che vuole smettere di fumare. All’inizio cercherà di non comprare i pacchetti di sigarette, li nasconderà, troverà sollievo nello sport e nel cibo, ma il suo pensiero sarà sempre sulla sua fumata, che lo rilassava e lo tranquillizzava. Quando noterà di essere aumentato di peso perché aveva preso il cibo come sostituto della sigaretta, allora si dirà mentalmente che una fumatina non ha mai ucciso nessuno. In breve tempo si troverà a fumare le stesse sigarette di prima oppure un quantitativo maggiore. Cercherà altri rimedi ma se il suo pensiero rimane fisso sul tabacco…niente sarà valso.

Così lo è per tutto. Se siamo attaccati a qualcosa ne scaturisce la bramosia e questa ci lega ancor di più alla cosa/persona desiderata. Il primo passo è di certo il distacco fisico, corretto… ma a questo deve immediatamente seguire (con disciplina) il distacco emotivo, ossia la sublimazione di ciò che abbiamo deciso di eliminare dalla nostra esistenza perché dannoso. Se vogliamo fare una dieta salutista, nutrendoci di cibo sattvico, se pensiamo di smettere di fumare, se decidiamo di cambiare un atteggiamento distruttivo, è bene sapere che ci vuole forza di volontà, quindi disciplina ma anche amore per noi stessi. Non possiamo pensare di imporci un altro tipo di comportamento diverso dal precedente. Bisogna andare per gradi e fare piccoli passi… solo così si potrà consolidare un cambiamento duraturo. Amare noi stessi significa trovare delle alternative appetibili ma che siano etiche, ossia che seguano le regole del Dharma. Cambiare significa trovare un alternativa migliora che ci permetta l’evoluzione, il famoso salto quantico. Mai e poi mai imporre brutalmente qualcosa di diverso… non durerebbe, poiché la mente segue la coazione a ripetere e ci riporterà sulla vecchia strada. Se invece quel nuovo modo di vivere verrà inserito armoniosamente nella nostra esistenza e accettato dalla nostra psiche, allora il cambiamento sarà determinante e costante.

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