LEADERSHIP E PERSONALITA’ EFFICACI. Processi di costruzione del gruppo

Inviato da Nuccio Salis

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“Nel momento in cui un individuo entra in un gruppo, il gruppo entra nell’individuo”

(Anne De Graaf – psicologa analitico-transazionale)

 

Nella gestione di un gruppo è possibile considerare la sommatoria dei singoli come una risultante che si pone al di là della semplice aggregazione delle parti. Una curiosa ed interessante legge alchemica contraddistingue la creazione di un generale senso di coesione e di appartenenza fra i diversi membri di un gruppo, il quale sembra applicare spontaneamente una serie di princìpi e di norme interne invisibili ed informali, che determinano lo stesso i processi e le dinamiche mediante cui una compagine costruisce la struttura e le funzioni delle proprie relazioni.

 

Si genera in pratica un campo unificato che contiene tutti gli scambi fra i vari elementi, e che viene mantenuto da uno statuto non scritto di accordi e regolamenti che rappresenta l’orizzonte culturale dentro cui il gruppo offre significato e senso all’esperienza che realizza.

Abbracciando l’ottica analitico-transazionale, si potrebbe pacificamente affermare che il gruppo contiene dimensioni personologiche che fanno riferimento alla triplice strutturazione interna costituita dagli stati dell’Ego-Sé Genitore, Adulto e Bambino. Questo schema semplificato potrebbe essere assunto come il GAB di ogni compattamento collettivo, più o meno numeroso ed a carattere formale o informale.

In breve, ciascun gruppo possiede parti di Genitore, che sono quegli aspetti legati alle norme, ai valori, alle tradizioni, ai modelli educativi che ciascuno porta dentro all’esperienza di confronto con l’alterità, alle modalità del prendersi cura degli altri. Altri aspetti sono invece da collocare nel contenitore Adulto, come fattori osservabili negli obiettivi e negli scopi che il gruppo si impegna a raggiungere pianificando percorsi e strategie, scegliendo attività, risorse e strutture di problem-solving adatte alle mete identificate. E naturalmente è necessario considerare la presenza e la manifestazione della parte associata al Bambino, da cui il gruppo ricava il clima relazionale dovuto alla qualità degli scambi relazionali soprattutto associati al carico di affettività e di piacere dello scambio e del livello di vicinanza emozionale fra i singoli. Questo frangente costituisce di fatto la “temperatura sociale” di un gruppo, e ne stabilisce la permanenza e il gradiente di gratificazione nel vissuto di ciascun aderente all’esperienza comune.

Gli studi sviluppati in riferimento alle tappe di crescita e progresso di un gruppo, affermano di avere individuato percorsi e strutture che si possono riscontrare in modo ricorrente durante l’esperienza di costituzione di un gruppo.

Ogni fenomeno di prossimità e contatto fra singoli è connotato da un bisogno e da una domanda di tenuta e persistenza che garantisca la continuità e la coesione dei rapporti negoziati e condivisi. Ciascun gruppo, specie se realizzatosi in vista del soddisfacimento di obiettivi comuni, tende a prospettare anzitutto un’area normativa formata da regole, contratti, finalità politiche e ragioni sociali che fungano da piattaforma sicura che disciplina le modalità comportamentali auspicate di modo da apportare solo vantaggi. Quindi si promuovono approcci adeguati e si censurano o si sanzionano quelli considerati impropri e non utili al lavoro produttivo che si intende maturare.

Al’interno di un gruppo, inoltre, emergono personalità o competenze dei singoli che conferiscono agli stessi una particolare visibilità all’interno del gruppo, specie se tali caratteristiche possono essere rivolte ed investite nell’interesse di tutti. Si tratta in pratica dell’affermazione di una leadership, il cui riconoscimento, se legato a processi spontanei, richiama le doti e le abilità della persona che viene investita di autorevolezza e verso cui il gruppo rispecchia le proprie istanze, vedendole tutelate e rappresentate.

Secondo lo stesso padre dell’analisi transazionale, Eric Berne, la leadership deve essere distinta e suddivisa in tre categorie:

 

_ Responsabile: che riceve incarichi e richieste da parte del gruppo, di cui deve rappresentarne i valori e le strutture normative. Corrisponde in pratica alla funzione Genitore.

 

_ Efficace: colei che offre risposte e soluzioni congruenti, misurate, attendibili e fondate su dati ed aspettative realistiche e verificabili. Corrisponde in pratica alla funzione Adulto.

 

_ Psicologica: caratteristica constatabile nel membro a cui viene attribuito un valore essenziale nell’ambito del mantenimento relazionale del gruppo. Anima ed unisce il gruppo creando un clima favorevole di unione, benessere e concordia. Corrisponde in pratica alla funzione Bambino.

 

Tali espressioni possono emergere spontaneamente oppure dipendere da procedure formali di riconoscimento, anche se si tiene comunque conto delle caratteristiche e degli attributi del singolo a cui si invia e si delinea tale ruolo.

Il clima vissuto all’interno di un gruppo è principalmente legato a come ciascuno legge ed interpreta il suo interlocutore, e dunque anche a come viene colto e rappresentato dalle altrui proiezioni, suggestioni e inferenze psicologiche. Sulla base della nota teoria dell’OK Corral di Franklin Ernst, le 4 combinazioni dovute a come consideriamo noi stessi e negli altri, possono dare luogo ad altrettante modalità di contatto le quali aprono a varie prospettive:

 

.) Cooperazione: si tratta del modello interattivo mediante cui si possono far emergere e negoziare conflitti e fisiologiche divergenze, in quanto ciascuno considera sia stesso che il suo prossimo come individuo dotato di valore e di utili risorse alla crescita. Questo paradigma promuove alleanza basate su fiducia, lealtà, solidità e stabilità relazionale. Il gruppo è motivato a trovare soluzioni ed a superare eventuali momenti di impasse, contando sul fatto che potenzieranno ulteriormente le loro abilità, provando gratificazione nel fronteggiare e superare prove in un contesto di confronto costruttivo e di reale solidarietà reciproca.

 

.) Dominio: è la situazione che si configura quando un elemento produce comportamenti di controllo schiacciante e supremazia verso la sua controparte complementare, la quale si incastra perfettamente con il modello che riceve, permettendogli di manifestarsi in tutta la sua disfunzionalità. Tali circostanze mettono in evidenza gli aspetti vulnerabili di un gruppo con all’interno personalità poco mature che giocano, distribuendo e rispecchiando fra loro i ruoli del dominatore e della vittima compiacente.

 

.) Fuga: si verifica quando uno o più elementi avvertono un senso di inadeguatezza per cui o entrano in una posizione di dipendenza oppure si pongono out-group, per dichiarata mancanza di percezione di autoefficacia.

 

.) Rassegnazione/disfattismo:  nessun agente sociale è disposto ad attribuire stati di valori né a stesso né agli altri, e dunque l’ambiente medesimo è interpretato come ostile, inconcludente, privo di prospettive di crescita e di miglioramento, in quanto dentro questo costrutto mentale non vi risiederebbe nulla da migliorare, agli occhi di chi lo percepisce. La conseguenza misurabile è osservabile nel nullo rendimento di un gruppo e nella sua totale inefficienza, in quanto mancano gli elementi di base aggreganti e funzionali per costituire una valida esperienza di gruppo.

 

È opportuno inoltre riepilogare il percorso di crescita e formazione di un gruppo, anche indicandone quelle tappe che nella stessa teoria di Berne ricalcano i passaggi della strutturazione del tempo che conduce dall’isolamento all’intimità.

Così come gli incontri inizialmente formali, fra singoli, vengono protetti e condotti da modalità culturalmente condivise ed accettate, anche nella logica dei gruppi, l’esperienza di contatto parte dalla formula dei rituali. Questa fase corrisponde ad una immagine interiorizzata provvisoria del gruppo da parte del singolo impegnato ad accedervi,  e dunque pieno di paure e di perplessità circa il livello di accoglienza e di accettazione che potrebbe ricevere.

Esaurita la specifica dei rituali, il gruppo si trova costretto a riempire voragini di tempo maggiori, quindi spande modalità prevedibili  che corrispondono ai passatempi, ovvero cornici sicure di riferimento in cui ci si esprime ancora potendosi nascondere. Il gruppo assume un’immagine interiorizzata adattata alle aspettative ed ai bisogni del singolo.

Quando le relazioni scoprono le personalità, ciascuno attiva e propone i suoi drammi, esplicitandoli ed agganciandoli sotto la forma dei giochi, ovvero relazioni interpersonali disfunzionali condotte in funzione del personaggio copionale insito ed agito da ciascuno di noi, al di fuori della consapevolezza e quidni mancante di autenticità e di congruenza. IL gruppo entra in una fase operativa. Esso rivela i suoi potenziali allergici producendo al suo interno rotture, sottogruppi, trame complesse di alleanze sottese, rivalità, invidia, sabotaggi, e pertanto va aiutato a transitare nella tappa successiva di autenticità, nella quale i rapporti di fiducia consentono la trasparenza e la vicinanza affettivo-emozionale calibrata nella giusta misura da cui trarre benessere ed appagamento non più di natura illusoria, ma realmente indirizzati alla crescita ed allo sviluppo di sé, in termini di congruenza, assertività, autoefficacia e autonomia. IL ruolo non è più copionale ma assunto sulla base delle proprie reali attitudini e caratteristiche di valore.

Dopo questi passaggi, potrebbe essere anche previsto, nel caso per esempio di un gruppo formale, la fase conclusiva della dissoluzione/scioglimento, il momento in cui ciascun membro del gruppo è messo di fronte al tema della perdita e del distacco, e ciascuno dovrà dunque essere protetto ed accompagnato ad elaborare la fine dell’esperienza.

Se all’interno di un gruppo è necessaria ed accordata la presenza di una leadership che funge da guida esperta e matura, questa dovrà essere informata sul fatto che vi sono almeno 4 fasi che descrivono il processo nel rapporto fra il gruppo ed il leader, ed esse coincidono con la seguente sequenza:

 

°) Fase parallela: i membri non si conoscono fra loro e l’unico punto di riferimento per loro è il leader. Lo schema del gruppo è raffigurabile in un vertice rappresentato dal leader assoluto e da un blocco indifferenziato di singoli. Il rapporto fra i due elementi è unilaterale, ed a vantaggio esclusivo del leader.  A manifestarsi è soprattutto il Bambino Adattato Negativo, che con la sua passività e compiacenza accetta acriticamente e senza riserve l’autorità e ne conferisce valore o timorosa riverenza.

 

°) Fase di integrazione: gli aspetti del Bambino interiore cominciano a spingere per aumentare ed ottenere spazi di espressione autonoma e superare i limiti percepiti. Modalità costruttive (Bambino Libero Positivo) p distruttive (Bambino Libero Negativo) si rivelano con il proposito e la finalità di destrutturare la situazione attuale, costringendo la modifica delle quote di potere fra leader e resto del gruppo. Si tratta del momento di sfida e messa alla prova verso l’autorità.

 

°) Fase di reciprocità: in cui tutti i membri risultano cooperativi fra loro, esplicitando le parti più equilibrate e costruttive degli Ego-Sé, quindi insieme all’Adulto integrante agiscono il Genitore Strutturante con le sue qualità positive, il Genitore Affettivo con i suoi requisiti di caring efficace, il Bambino Libero (o Naturale) Positivo con le sue legittime rivendicazioni ed istanze di natura affettiva ed il Bambino Adattato Positivo che accetta e condivide regole e indicazioni obiettivamente utili al mantenimento della pace sociale e dell’armonia collettiva.

In questa fase, un gruppo scopre i ruoli individuali e valorizza la sua eterogeneità. In genere, tali ruoli spontaneamente affermatisi, senza alcuna attribuzione formale, si possono riconoscere nelle seguenti figure:

. Leader invisibile: per le sue qualità riceve un mandato e un riconoscimento di autorità da parte degli altri membri.

. Membro dominante: un partecipante che tenta di controllare, vigilare in modo iperpresente e pressante.

. Membro silenzioso: colui che si apparta, osserva senza intervenire, non accetta quasi mai inviti. Si pone comunque in una situazione al limite, nel bordo della fuoriuscita dal gruppo.

. Regolatore emozionale: colui che tramite la sua personalità permette al gruppo di manifestarsi sotto il profilo degli stati d’animo e dei motti interiori.

. Salvatore: colui che aiuta gli altri anche se non lo richiedono, e solo per raccogliere considerazioni positive, apprezzamenti ed attenzioni.

.Mascotte: compiacente e deferente con tutti, non entra mai in conflitto ma anche non si mette in gioco. Tale evitamento del rischio non permette al gruppi di conoscerlo e ad egli stesso di realizzare esperienze interpersonali di spessore.

. Capro espiatorio: la vittima sacrificale che può anche avere già inconsapevolmente stabilito il suo ruolo tramite il suo copione. Nel momento di maggiore impasse e difficoltà il gruppo gli darà il benservito attribuendogli ogni responsabilità della situazione fallace.

 

°) Fase finale: ovvero quel passaggio delicato in cui avviene il transito verso la conclusione dell’esperienza di gruppo, aprendo alle necessità dell’elaborazione del distacco e della perdita.

 

Un gruppo efficace viene anzitutto formato per conoscere e sperimentare tali teorie presenti in letteratura, e quindi aiutato per sviluppare obiettivi e traguardi ad elevato rendimento. Un gruppo efficace non conta su un leader assoluto, ma distribuisce equamente i riconoscimenti in modo da favorire una rotazione della leadership, procurando la giusta dose di carezze a tutti, potenziando il valore di ciascuno ed arricchendo così le risorse e l’efficienza del gruppo, esaltandone la creatività e la possibilità di un risolutivo percorso di ricerca di idee e programmi da validare nella pratica.

Un gruppo efficace è continuamente in ricerca-azione, e quindi si muove e si autodetermina per mezzo di una prospettiva di verifica e monitoraggio continua, con il proposito di rilanciare la sua motivazione intrinseca ed accedere e realizzare pratiche efficaci.

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