Strategie di Counseling e l'ipervivacità -indotta- del bambino


Strategie di Counseling e l'ipervivacità -indotta- del bambino

Dalla Relazione  di Giancarla Mandozzi al

CONVEGNO INTERNAZIONALE IAC

22 settembre 2018- ROMA

La sfida, in ambito scolastico è quella di non patologizzare tutto ciò che è educabile. Le strategie di counseling umanistico relazionale ad approccio pluralistico integrato agevolano la differenziazione tra l’ipervivacità, in un quadro complessivo di comportamento naturale, e il disturbo neurologico (diagnosi ADHD). Il fine è quello di agevolare la risoluzione dell’ipervivacità con una corretta gestione comunicativo-relazionale e pedagogico-didattica, in una corresponsabilità consapevole e condivisa degli educatori: genitori, docenti, allenatori, istruttori.

È la sfida esemplare del presente, complementare all’inclusione di ogni soggetto in una scuola, in sinergia con la famiglia e il territorio, che sia Sistema aperto complesso, Organizzazione che apprende, Luogo in evoluzione e di evoluzione, zona di sviluppo prossimale del potenziale umano.

Obiettivi, , approccio teorico, domande di ricerca, fondamento/significatività

Agevolare e incrementare il ruolo di figure di sistema nella scuola (non solo counselor professionisti, ma anche dirigenti e docenti counselor o che abbiano acquisito competenze relazionali e di ascolto proprie del counseling)  per creare una finestra di dialogo tra scuola, famiglia e strutture medico sanitarie nei casi di comportamenti problematici del bambino. Nello specifico, consolidare la priorità, a scuola e in famiglia, di una relazione pedagogico-educativa del bambino ipervivace, una realtà sempre più diffusa dalla scuola dell’Infanzia, alla Primaria, alla Secondaria di I grado e oltre, che rende difficoltoso il processo di apprendimento e di socializzazione. Adeguate competenze degli educatori e un’attenzione operativa del comportamento del soggetto ipervivace, permetterà (con esercizi adeguati e modalità operative concordate) di  differenziare le difficoltà dal disturbo patologico-neurologico (per il quale soltanto va richiesta diagnosi e cura affidate a medici e specialisti); è questa la modalità per poter raggiungere in ambito scolastico il traguardo della  demedicalizzazione (si veda normativa MIUR e differenziazione tra diagnosi certificate e BES Bisogni Educativi Speciali direttiva sui BES del 27/12//2012, CM n. 8/2013,  CM n. 2563/2013) e contemporaneamente l’assunzione piena delle responsabilità educative di insegnanti e genitori. I dati informativi sui contesti di vita del soggetto, apriranno una nuova prospettiva, di cui è assolutamente importante prendere atto: l'origine “indotta” delle difficoltà emotivo-relazionali e comportamentali del bambino, legate all’ambiente familiare, a quello scolastico, al contesto socio-culturale. Un passaggio di grande rilevanza che fa emergere le responsabilità di ogni adulto e permetterà di tracciare un percorso di risoluzione delle difficoltà del bambino modificando, come avviene nelle relazioni efficaci e come il counseling insegna, anche gli adulti coinvolti in una progettualità educativa scuola-famiglia. Due ordini di problemi possono ostacolarne i risultati: il primo di natura contingente (come la scarsa disponibilità di tempo dei genitori e/o problemi in famiglia), il secondo di natura relazionale (i genitori raramente riconoscono alla scuola e agli insegnanti il ruolo di co-educatori dei propri figli). In particolare per questo secondo aspetto, occorre che il sistema scuola, a cominciare dagli insegnanti offra concreti esempi di disponibilità e flessibilità alla collaborazione e, nel rispetto della volontà genitoriale, suggerisca e metta in atto comportamenti e azioni educative efficaci condivise per risolvere le difficoltà cognitive, emozionali, comportamentali del bambino che è primo degli obiettivi, ma inattuabile se non confortato dal raggiungimento dei precedenti.

La proposta si fonda sulla specificità del counseling come strumento di immediato e  agevole intervento formativo per ogni soggetto coinvolto (bambino e adulti) specificatamente nei casi di problemi comuni nei bambini in età prescolare e scolare come irrequietezza, inattenzione, iperattività e impulsività. Si pone come antidoto ad alcune diffuse carenze della nostra società nella relazione educativa in famiglia e nella scuola: l'assenza di un progetto educativo; l'inclinazione a de-responsabilizzarsi affidando a specialisti  la soluzione di qualsiasi problema prima ancora di averlo osservato, per vincere la frustrazione dell'adulto (oltre che del bambino) di fronte ad una propria difficoltà/inadeguatezza nel mondo dell'efficienza e dell'immagine; il rifiuto dell'adulto a mettersi in gioco, ad accettare di modificar-si (comportamento, convinzioni, atteggiamenti); propensione a soluzionare tutto e subito e conseguente mancato coinvolgimento per programmi a medio e lungo termine.

Metodologia (disegno di ricerca, procedure, partecipanti, strumenti)

[…] Insegnanti e docenti, pur animati da buona disposizione emotivo-affettiva nei confronti di ogni alunno, per affrontare ogni problema, sentono il bisogno di affidarsi ad una certificazione esterna, ad una diagnosi medico-specialistica, sottovalutando fortemente l'apporto, che è di loro competenza, di corrette strategie comunicative, pedagogico-didattiche e il coinvolgimento della famiglia. Negli Istituti Comprensivi e negli Istituti di Istruzione Secondaria e Licei, dove è quasi sempre assicurata la presenza di uno psicologo come unica figura professionale a sostegno di casi problematici (e rarissima è la presenza di un counselor), la distinzione netta tra "normalità" e "patologia" si acuisce, spesso inducendo una valutazione di patologico anche del comportamento che non lo è e che invece richiede "soltanto" adeguate strategie comunicativo-relazionali ed educative. È fondamentale, come primo punto, pervenire, dunque, alla definizione di ciascun caso: ipervivacità o disturbo? […]

La metodologia proposta e seguita sarà specifica del counseling rogersiano centrato sulla persona, con approccio pluralistico integrato e che integra la conduzione non direttiva (Rogers) con quella gestaltica semidirettiva (Pierls), si avvale dell'ascolto in ogni sua specificità (attivo, passivo, profondo...), osserva la relazione con la prospettiva dell'Analisi Transazionale (per rivolgersi secondo l'opportunità ad un preciso stato dell'Io, GAB), scioglie i nodi dei complessi giochi psicologici -inconsapevoli- del bambino, portando in figura il suo bisogno di carezze (Berne), si avvale del problem solving attingendo alla Programmazione neurolinguistica e alla ri-programmazione del cervello (Bandler), fa  dell'osservazione il codice che consente di interpretare e comprendere l'altro, in particolare le difficoltà emozionali, comportamentali del bambino (Gordon, linguaggio io barriere comunicative e messaggi apriporta), si avvale di cognizioni delle neuroscienze, ion particolare dei neuroni specchio, per meglio comprendere e gestire il comportamento del bambino (Rizzolatti). Incontri pomeridiani di Formazione saranno previsti anche per i genitori: laboratorio esperienziale (prevede "compiti a casa") in cui il Docente Formatore/tutor e counselor  proporrà narrazione, analisi, studio di casi reali e/o  ipotetici, di bambini difficili il cui comportamento determina facilmente da parte delle figure parentali tentativi inefficaci di imposizione di regole, un continuo incalzare di rimproveri e di richiami e/o punizioni. La formula del laboratorio esperienziale, agevolando la condivisione di problemi comuni e di comuni tentate soluzioni fallimentari, favorirà nei genitori un cambiamento di prospettiva e disponibilità al cambiamento anche di atteggiamenti educativi. Nucleo fondante sarà il richiamo a Thomas Gordon (linguaggio io, ascolto attivo, barriere comunicative e messaggi apriporta). In una terza fase sono previsti incontri di Formazione per insegnanti e genitori insieme. […]L'osservazione  delle difficoltà emozionali, comportamentali e cognitive del bambino fondata sulla comprensione della globalità della persona (diagnosi funzionale Modello ICF, intesa Stato Regioni, 20/03/2008) è assolutamente prioritaria in ambito scolastico ed è indispensabile che ogni adulto che si relaziona con il bambino (insegnante, genitore, allenatore sportivo...) conosca il fenomeno, padroneggi efficaci strumenti di rilevazione delle difficoltà per distinguerle dal disturbo, per "poter intervenire tempestivamente e senza allarmismi, per curare senza patologizzare" (Spalletta E., Quaranta C. Counseling scolastico integrato, 2004, pag.228). […]

 Riferimenti bibliografici

  1. Berne, E., (1967). A che gioco giochiamo. Bergamo
  2. Brenifier, O., Després,  J., (2011). Il libro dei grandi contrari psicologici. Milano
  3. Gentili, G. (2011). Intelligenze multiple in classe. Trento
  4. Goleman, D., (1997). Intelligenza emotiva. Milano,
  5. Lucangeli, D. (2016). Lectio magistralis: gli effetti del potenziamento nelle learning disabilities.Disponibile da https://www.youtube.com/watch?v=cwMCEUwVwj8
  6. Rizzolatti, G., Vozza, L.,(2008) Nella mente degli altri.Bologna
  7. Spalletta, E., Quaranta, C. (2004) Counseling scolastico integrato. Roma
  8. Vygotskij L.S. (1931-1980). Il processo cognitivo. Boringhieri: Torino. Il testo in italiano è la traduzione dall’inglese Mind in Society, Cambridge, Harvard Univ. Press: una raccolta di articoli tradotti dal russo e pubblicati dall’Autore nel 1931.

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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