la metabletica e il ...counseling


la metabletica e il ...counseling

 

            Qualche tempo fa, in una riflessione su questo stesso sito, avevo scelto il termine metabletica come esempio della forza dirompente che è insita nella conoscenza di una sola nuova parola, di una parola cioè che casualmente incontriamo e che avevamo fino ad allora ignorato.

            Metabletica e percorso metabletico, processi che coinvolgono educazione e cambiamento di ognuno di noi, sono propriamente il fondamento della professionalità che si identifica tra funzione psicoterapica e funzione psicoeducativa dell'Operatore di Comunità; ne sono implicate le professioni per il sociale e per la gestione delle comunità terapeutiche,  in quanto concentrati sulle relazioni intra e interpersonali e tuttavia riguardano ogni ambito della nostra vita, il sociale, la scuola, il lavoro, ecc... Può esserci utile dunque assumerne la prospettiva per meglio definire e gestire il nostro ruolo di counselor.

 

            L’operatore di comunità, secondo i princìpi della metabletica è tenuto a fondare una relazione educativa principalmente sulla convinzione delle possibilità di cambiamento della persona; trovandosi di fronte a persone che hanno problemi a riconoscere le loro emozioni e le loro capacità, nelle quali spesso prevalgono sentimenti di angoscia e sconforto, depressione e mancanza di autostima, intenderà la relazione come accompagnamento, ascolto attivo e non giudicante, condivisione, ricerca di significati ma anche guida energica e autorevole. Come non avvertire in queste indicazioni alcuni princìpi che sostengono il counseling in qualunque approccio?

La Metabletica è definita pedagogia del cambiamento, un processo  di trasformazione profonda che riguarda l’interessato e anche le sue relazioni e che attraversa diversi stadi: dall'emancipazione dalle dipendenze, alla motivazione al cambiamento, alla costruzione di una nuova rappresentazione di sé. Fasi che vengono studiate e seguite secondo  un modello degli stadi del cambiamento che, pur nella dimensione ogni volta individuale e personale, si basa sull’assunto che ogni cambiamento comportamentale avvenga in modo definibile e generalizzabile e che ogni soggetto sia sempre collocabile, davanti a una possibile situazione di cambiamento, in una delle specifiche fasi delineate, con un andamento ciclico e possibilità di ricaduta.

Duccio Demetrio, nel suo fondamentale testo per la formazione degli educatori L’età adulta. Teorie dell’identità e pedagogie dello sviluppo, 1990 definisce, secondo questo principio, l’architettura del processo metabletico di tipo educativo di base[http://www.farcampus.unito.it/].

            Di rilevante importanza, per un counselor, è certamente che in questa testo, nell'approfondimento sull'adultità l’autore prende in considerazione maestri quali Maslow, Rogers, Lewin quali più significativi rappresentanti della corrente di pensiero, di cui si fa sostenitore, per la quale è impossibile “interpretare” la realtà, si possono solo cercare indizi, tracce che ci permettono di osservare e descrivere le manifestazioni di “emozioni”, “esperienze”, ecc...  In questo relativismo conoscitivo al ricercatore è affidato il compito di entrare con il proprio vissuto nell’altrui vissuto, non per svelarlo, ma per comprenderlo, seguendo un metodo empatetico.  Un passaggio, anche questo, che ci rimanda alle fondamentali modalità e strategie di azione del counselor nel suo ruolo di facilitatore all'auto-aiuto del cliente.

            Da D. Demetrio il processo metabletico è stato proposto nella forma di un esagono: ogni lato dell’esagono corrisponde ad una faccia del cambiamento, soltanto l’analisi e la presenza di tutte le facce è però in grado di consentirci di circoscriverne la fisica. In termini di pedagogia sperimentale, è la possibilità di dotarci di descrittori, indicatori, rivelatori, segnalatori di cambiamento applicabili tanto alle situazioni teatro dell’intenzione educativa, quanto a quelle che parrebbero sfuggire ad ogni indizio pedagogico. Le sei facce dell'esagono sono evidente esplicitazione di quanto la metabletica sia realtà che insistentemente rimanda agli elementi fondanti del  ruolo di counselor e del counseling, con riferimenti (si veda la numero tre) persino al setting. Non a caso, in effetti,  il counselor è una delle figure professionali tra quelle richieste per i corsi di formazione per operatore di comunità.

Qui di seguito, riporto l'elenco delle sei facce, ciascuna con una breve descrizione [in http://www.farcampus.unito.it/, cit] :

Temporalità: il processo metabletico di tipo educativo si attua nel tempo. Non si cambia sempre, ma soltanto in determinate circostanze e in alcuni periodi; è quindi importante che l’educatore sappia sollecitare la ricerca di un tempo interiore volto a favorire la riflessione, il raccoglimento, la ricerca di sé.

Novità: tale processo chiama in causa un’irruzione causale o accidentale di qualche evento, un incontro, un desiderio, una conoscenza, ecc., prima sconosciuto e che può, ora, contribuire ad apportare un’esigenza di cambiamento; ciò si contrappone a quanti ritengono che dentro il consueto e il quotidiano ci siano risorse sufficienti per educarsi e cambiare.

Spazialità: il cambiamento di tipo educativo non si svolge in ogni luogo, e non è detto che si realizzi nei luoghi che la società elegge a “sacrari” dell’educazione/istruzione. Esso trova una materializzazione visibile in certe aree fisiche piuttosto che in altre; ciò in contrapposizione a chi ritiene che ogni luogo sia potenzialmente educativo.

Direzionalità            : il cambiamento si attua per uno scopo e l’educazione si giustifica mediante esso; l’individuo si dirige o è diretto, se è in atto un percorso metabletico intenzionale o spontaneo; ciò si contrappone a quanto viene detto a proposito della e-finalizzazione tanto del cambiamento tanto dell’educazione.

Reversibilità: il cambiamento è un processo che, in educazione, oltre ad aggiungere, toglie. Si cambia perché si abbandona una forma precedente forma: cognitiva, affettiva, comportamentale; ciò è in contrasto con chi sostiene che l’educazione è, di per sé, un evento cumulativo. Con il cambiamento, ciò che era prima non è più: si trasforma in qualche altra cosa.

Emozionalità: il cambiamento è fondamentalmente promotore di dislivello, in quanto si tratta sempre di un “lasciarsi alle spalle” e un “guardare in avanti”, tra una fine, tra una perdita e una conquista, tra un abbandono e un incontro. Da ciò l’estrema emozionalità, vivibile nel qui ed ora o nel corso del tempo, attraverso i meccanismi del ricordo, della nostalgia, di una esperienza di cambiamento.

            Prossimamente proporrò un breve sguardo alla metabletica "protagonista" nell'ambito scuola.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

 

 

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