sapientemente ...dosati


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            Anche Il Bene, sì, non solo il Male ha bisogno di essere contenuto, assistito dal dubbio, da interrogazioni sui pro e contro, e soprattutto su chi da quel Bene che desideriamo "donare" trarrà vantaggio, per rendercene consapevoli. In effetti anche il Bene che a volte abbiamo agito per l'altro per gli altri, in realtà è stato un  gesto che ha accarezzato e come "rilucidato" la nostra autostima, persino il nostro compiacimento.

 

            L'eccesso, meno che mai la dimensione dell'assoluto, inteso proprio nel suo originario significato di elemento avulso da ogni altro, sciolto da... qualsiasi condizionamento, non ci appartiene; è percezione limpida, chiara e innata  in ognuno di noi, proprio la stessa che nutre ogni nostra proiezione verso  l'infinito, verso l'eterno,verso l'assenza di limite nel tempo e nello spazio, verso la spiritualità che sola può sfuggire alle leggi della natura umana caduca e della quale tuttavia ci sentiamo gelosamente partecipi. Ci sentiamo insieme materia e spiritualità, corpo e anima, fisicità e vita emozionale: una dualità che avverte chi si affida ad un Dio creatore, qualunque sia il suo Credo, come l'ateo, il filosofo certo e anche il fisico e lo scienziato.E a noi counselor quale meraviglioso compito è dato se non  quello di  aiutare la persona che chiede aiuto ad armonizzare questa  dualità entrata in crisi per i più diversi motivi? Se riusciamo ad essere obiettivi e leali con noi stessi, facilmente possiamo condividere che nella vita umana, nella realtà storica, dall'inizio della vita dell'uomo sulla terra ad oggi, sempre Bene e Male si sono intrecciati: talvolta ha prevalso l'uno, più spesso l'altro (il Male) e poiché nel Bene esiste e persiste una parte di male e nel Male è comunque riscontrabile una parte di bene, possiamo ogni volta ritrovare le energie per sostenere il Bene. Difficile certo e forse una goccia in un oceano, ma possibile. Sul rapporto tra Bene e Male, Italo Calvino così si è espresso:

"Quando ho cominciato a scrivere Il visconte dimezzato [1959], volevo soprattutto scrivere una storia divertente per divertire me stesso e possibilmente per divertire gli altri; avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell'uomo tagliato in due, dell'uomo dimezzato fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l'altra". (da intervista di Calvino con gli studenti di Pesaro, 11 maggio 1983, in quarta di copertina, Il visconte dimezzato, Mondadori, '93).

      Più che sulla forza di attrazione degli opposti, contiamo dunque sulla complementarità degli opposti, una condizione che ci consente di esprimere la nostra più intima identità, ci consente di essere. Troppo gustoso il finale de Il visconte dimezzato , per non citarne qualche riga. È storia fantastica questa del Visconte Medardo, della sua metà buona, il Buono e della sua metà malvagia, il Gramo; storia di chi, come il Buono, per bontà è capace di causare immani distruzioni e di chi, come il Gramo, pur aggressivo e maligno rivela ingenue fragilità;  è quasi una fiaba adatta forse ai bambini, di  certo, costruita con l'implacabile "leggerezza" di Italo Calvino è fortemente educativa per noi adulti:

            A un certo punto si trovarono [ Il Buono e il Gramo]elsa contro elsa.

[...] Il Gramo si liberò di scatto e già stava perdendo l’equilibrio e rotolando al suolo, quando riuscì a menare un terribile fendente, non proprio addosso all’avversario, ma quasi: un fendente parallelo alla linea che interrompeva il corpo del Buono, e tanto vicino a essa che non si capì subito se era più in qua o più in là. Ma presto vedemmo il corpo sotto il mantello imporporarsi di sangue dalla testa all’attaccatura della gamba e non ci furono più dubbi. Il Buono s’accasciò, ma cadendo, in un’ultima movenza ampia e quasi pietosa, abbatté la spada anch’egli vicinissimo al rivale [...] Dopo mezz’ora riportammo in barella al castello un unico ferito. [...]

Il Gramo e il Buono erano bendati strettamente assieme; il dottore aveva avuto cura di far combaciare tutti i visceri e le arterie dell’una parte e dell’altra, e poi con un chilometro di bende li aveva legati così stretti che sembrava, più che un ferito, un antico morto imbalsamato. Mio zio fu vegliato giorni e notti tra la morte e la vita.

[...]

Medardo schiuse gli occhi, le labbra; dapprincipio la sua espressione era stravolta: aveva un occhio aggrottato e l’altro supplice, la fronte qua corrugata là serena, la bocca sorrideva da un angolo e dall’altro digrignava i denti. Poi a poco a poco ritornò simmetrico.[...]

            Così mio zio Medardo ritornò uomo intero, né cattivo né buono, un miscuglio di cattiveria e bontà, cioè apparentemente non dissimile da quello ch’era prima di esser dimezzato. Ma aveva l’esperienza dell’una e l’altra metà rifuse insieme, perciò doveva essere ben saggio.

(Italo Calvino, ibidem, dalle pagg. 88-89).

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

           

 

 

 

 

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