IMPARARE A RICONOSCERE ED AFFRONTARE DELLE EMOZIONI REPRESSE


emozioni represse

Vi capita mai provare delle emozioni che non riuscite neanche a riconoscere? In una tranquilla giornata, dove esteriormente va tutto bene, sentire dentro di voi quella pressione che viene dall’interno, priva di un apparente ragione? In questo caso, di solito, senza approfondire troppo il nostro stato d’animo, incolpiamo della nostra condizione quelli che ci stanno accanto, abitualmente le persone a noi più care. Il compagno che non ci ha dato abbastanza attenzioni, l’amico che non ha risposto alla nostra telefonata, il capo che per l’ennesima volta non ha notato il nostro valore.” È colpa loro se ci sentiamo cosi”- è l’unica spiegazione automatica che ci viene in mente in quel momento.

 

 

Generalmente pensiamo che è il comportamento dell’altro a crearci una determinata emozione. Associamo le nostre emozioni con i gesti degli altri. Ad esempio un marito che torna a casa dal lavoro stanco, non prestando molta attenzione alla moglie, provoca in essa una forte rabbia nei confronti del compagno. Tuttavia lo stesso comportamento dell’uomo potrebbe non creare alcun problema ad un’altra persona. Perché succede questo? Succede perché gli altri con i loro gesti o parole tirano fuori da noi delle emozioni che sono state messe da parte, e che aspettano di essere riconosciute ed elaborate.

 

Probabile che quando eravamo piccoli, abbiamo vissuto delle situazioni spiacevoli. In un modo o in un altro è successo a molti di noi. Come un esempio pratico potrebbe essere il divorzio dei genitori. Se questo accade nell'età tenera del bambino, esso non percepirà l’evento dei genitori come un evento esterno da se stesso, ma come un abbandono di un genitore. E come spesso accade, gli adulti sono troppo presi dalle dinamiche della separazione, per prestare più attenzioni al figlio, il quale proprio in questo momento particolare della sua vita ha bisogno più assicurazioni da parte dei genitori, dato che un bambino vive il senso di abbandono come una minaccia per la propria vita.

Da qui possono nascere il senso di impotenza, la confusione, la rabbia, la paura. Emozioni forti, che per un bambino possono essere molto difficili da vivere. Di conseguenza il bambino impara ad adattarsi a quello che sta vivendo, nascondendo le emozioni da tutti, perfino da se stesso, nella profondità del proprio essere.

 

Cosi succede che senza rendersi conto, la moglie che vede le mancate attenzioni del marito, rivive la rabbia che nasconde la paura di non essere considerata, e forse anche la paura di essere abbandonata. Paura antica, nascosta “sotto il tappeto”, non riconosciuta, mai accettata.

 

Questo è un esempio che mostra lo sviluppo delle tecniche per fuggire via dalle nostre emozioni. Cresciamo senza la capacità di vivere le emozioni spiacevoli. Ma quanto meno riusciamo a vivere le emozioni indesiderate, tanto meno siamo capaci di lasciarsi andare alle emozioni piacevoli.

 

Andiamo quindi a riconoscere le emozioni che vengono maggiormente represse:

 

Rabbia:quando abbiamo creato delle aspettative che non si sono realizzate;

Amarezza:qualcosa che abbiamo immaginato, e che non è accaduto;

Paura:davanti alla sofferenza anche immaginaria ( dietro le spalle abbiamo le sofferenze, cosi la nostra mente è sempre in guardia);

Rimpianto:per delle occasioni perse, comportamenti non adeguati alle situazioni;

Senso di impotenza:non riesco a fare niente. Frustrazione;

Delusione:per molto tempo abbiamo creduto in un qualcosa, che si è verificato non cosi come lo credevamo;

Preoccupazione:del fatto che in ogni momento posso agire in maniera sbagliata, qualcosa può andare storto;

Confusione / Perplessità:le persone sono diventate testimoni del mio errore (detto, fatto);

Invidia / Gelosia:altri hanno qualcosa che io non ho e questo non mi da pace;

Risentimento:non sono stato capito, sono stato rifiutato;

Spavento:successo qualcosa di brutto e ora non so come gestirle la situazione;

Vergogna: ho fatto qualcosa che danneggia la mia immagine.

 

Nella nostra vita tutti vogliamo essere buoni, non vogliamo essere o sembrare  cattivi davanti agli altri. Per questo motivo spesso desideriamo provare solamente delle emozioni positive, e quando si presentono le emozioni spiacevoli, chiamiamole negative, le mettiamo di nuovo “sotto il tappeto”, nascoste da tutti.

Ma la vita è come un onda energetica, la quale va su e giù, la vita è fatta di tutte le emozioni, la durezza e solo l’altra faccia della gentilezza, ed entrambe fanno parte dell’ esistenza.

 

L’emozione quando è repressa, non sparisce nel nulla, rimane nel nostro profondo, e ogni tanto spinge da dentro, dando quel senso di inquietudine, che ogni tanto capita di provare.  E se ci facciamo caso, più neghiamo una determinata emozione, più non vogliamo sentirla, e più si presentano nella nostra vita nelle situazioni che ci fanno provare l’ emozione indesiderata.

 

Ora la domanda è: Cosa fare?

 

La prima cosa utile potrebbe essere quella di cambiare il contesto proprio nel momento in cui stiamo provando l’emozione indesiderata. Cosa significa questo? Ad esempio il vostro capo vi ha sgridato, e voi state provando una rabbia fortissima. In primo momento sembra che è il capo con il suo comportamento ad aver provocato l’emozione che stiamo provando, ma fermatevi un attimo, e cercate di ricordarvi in quale altro contesto provate o avete provato in passato la stessa emozione. Che cosa vi fa provare la rabbia? Che cosa vi fa provare la paura? Come abbiamo già visto al’inizio, molto spesso le nostre emozioni forti sono quelli che non abbiamo elaborato nell’ infanzia. Di conseguenza i turbamenti che stiamo vivendo entrano in risonanza con l’emozione vissuta in quel tempo e diventano esagerate, non adeguate alla situazione in tempo presente.

Oggi possiamo agire diversamente sull’emozione, siamo più consapevoli, più forti, non siamo più quel bambino indifeso che non sapeva come fare. Oggi possiamo aiutare al nostro bambino interiore a fare fronte, a rivivere quella emozione.

 

 

Per elaborare l’emozione bisogna diventare consapevoli di tre passaggi:

1.   Riconoscere l'emozione. Spesso quando proviamo un turbamento, vogliamo sbarazzarci di esso, perché e fastidioso da sentire.  Ma cacciando via l’emozione non desiderata, non riusciamo ad ascoltare che cosa esattamente stiamo mandando via. In questo modo non riacquistiamo la salute, ma mettiamo l’emozione sotto uno strato ancora più profondo, ancora più lontano da noi.

2.   L’emozione è esterna. La comprensione che io non sono emozione , ma l’emozione è fuori da me, aiuta a non identificare se stessi con l’emozione che stiamo provando. Se ad esempio provo la rabbia, non vuol dire che sono una persona rabbiosa o cattiva.

3.   Emozione non è ne positiva, ne negativa. E solo quello che noi pensiamo che essa sia. L’emozione non e buona o brutta, è come l'acqua. Noi non diciamo l'acqua è buona o cattiva. La sua qualità dipende dal fatto dove l'abbiamo presa e con cosa la stiamo bevendo. La rabbia e solo l'altra faccia del’amore. Per cui abbiamo bisogno di lasciarla fluire attraverso il nostro corpo. 

 

Quando abbiamo fatto questi tre passi possiamo passare alla pratica del cambiamento delle nostre emozioni.

Di solito sotto l’emozione forte, ci sono delle emozioni meno intense che creano la base per l’emozione indesiderata. E a volte non è subito possibile identificare che cosa esattamente ci provoca la rabbia, oppure a volte la rabbia e talmente forte, che riusciamo a legarla solo alla situazione del momento. Quindi che cosa possiamo fare in questo caso? Possiamo cercare di  riconoscere quali sono delle emozioni che creano l’appoggio all’emozione forte che stiamo provando.  In questo compito vi può essere utile la carta e penna, perché scrivere quello che proviamo, aiuta a individuare e a mettersi in contatto con quello che c’è dentro di noi.

 

Se provo rabbia, cerco di immaginare la situazione dove provo l’irritazione.

Se qualcosa mi fa infuriare, cerco qualcosa che mi rattrista.

Se provo la paura, cerco dei contesti dove provo la preoccupazione.

 

Può volerci del tempo, perché a volte l’emozione che stiamo provando è talmente forte, che sembra che è l’unica che riusciamo a sentire, che non ci siano altre emozioni più deboli. Ma con un po’ di pratica vi sarà più facile di trovarli.

 

Analizzando in questo modo l’emozione, usciamo dalla sua pressione, smettiamo di avere paura di essa. Per liberarsi dall’emozione negativa, bisogna avvicinarsi a essa, e guardarla da molto vicino. Quando è possibile avvicinarsi cosi? Quando sapete che non c’è niente di cui avere paura, perché l’emozione non è brutta e non è bella, e solo quello che è. E quando sapete che voi non siete quell’emozione. L’emozione è il film del vostro stesso cervello.

 

Oksana Varcenko.

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