LE NUOVE FRONTIERE DEL COUNSELING: LA SCOPERTA DEI NEURONI SPECCHIO

Inviato da Stefano Agati

 neuroni a specchio tifosi

Come spesso accade anche la scoperta dei neuroni specchio (neuroni mirror) è avvenuta casualmente, attraverso il lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma. Nel 1996 un’equipe coordinata dal Prof. Giacomo Rizzolati e composta da alcuni studenti, annunciò la scoperta dei “neuroni specchio”: l’idea più innovativa delle neuroscienze. Un’idea tanto innovativa da poter affermare: “I neuroni specchio sono per le neuroscienze ciò che il DNA è stato per la biologia” (Vilayanuer Ramachandran).

 

Così narra uno dei tanti episodi relativi alle prime osservazioni dei neuroni specchio: “(…) mentre il neurofisiologo Vittorio Gallese si aggirava nel laboratorio in un momento di pausa dell’esperimento in corso, e una scimmia stava tranquillamente seduta in attesa del nuovo compito, all’improvviso, proprio nel momento in cui Vittorio prese in mano qualche cosa (non si ricorda che cosa) sentì una scarica di attività prodursi nel computer collegato agli elettrodi cheerano stati chirurgicamente impiantati nel cervello della scimmia. A un orecchio inesperto tale attività sarebbe parsa di tipo statico, ma all’orecchio di un neuro scienziato esperto segnalava una scarica dalla cellula pertinente dell’area F5.

Vittorio pensò subito che si trattassedi una reazione strana. La scimmia era seduta tranquilla, senza intenzione di afferrare nulla,eppure questo neurone connesso all’azione di afferramento si era attivato” (Iacoboni, 2008, 16–17). Esperimenti successivi hanno confermato che i neuroni specchio dell’area premotoria si attivano allo stesso modo sia quando gli individui eseguono l’azione sia quando la vedono soltanto eseguire. Il che significa che vedendo il compiersi di un’azione, nell’area premotoria si attiva il pattern motorio necessario al compimento dell’azione, e pertanto si verifica un atto motorio potenziale, una simulazione interna del movimento osservato (Merlo M.).

Ad esempio,“il semplice fatto che un sottoinsieme di cellule del nostro cervello – i neuroni specchio – si attiva quando qualcuno calcia un pallone da football, quando vede un pallone che viene calciato, sente il suono prodotto da un pallone quando viene calciato, o anche solo dice oppure ascolta la parola “calcio”, apre la via a sbalorditive conseguenze e nuove possibilità di comprensione” (ibidem, 18). Verrebbe a pensare che la principale funzione dei neuroni specchio fosse “l’imitazione”, ma inrealtà la principale funzione dei neuroni specchio è la “comprensione” dello scopo dell’azione, quindi delle intenzioni dell’altro.

“Sto animatamente discutendo con mia moglie di questionifamiliari. Siamo in cucina e lei prende un bicchiere: vuole bere o vuole metterlo nella lavastoviglie, o forse me lo vuole tirare addosso? E’ molto utile essere in grado di prevedere ciò che gli altri stanno per fare. (…) I neuroni specchio differenziano fra la stessa azione associata e azioni diverse? (Iacoboni, 2008, 33). L’intenzione influenza questi neuroni? “I risultati dell’esperimento di Leonardo Fogassi dimostrano che la codifica delle azioni altrui prodottadai neuroni specchio è molto più sofisticata di quanto si fosse inizialmente creduto. Benchè subito dopo la loro scoperta Vittorio Gallese e Alvin Goldman avessero ipotizzato che queste cellule potessero fornire un meccanismo neurale fondamentale per la comprensione degli stati mentali delle altre persone, all’epoca solo una minoranza di neuro-scienziati condivideva questa opinione.

Prima dell’esperimento di Fogassi, nella comunità scientifica si era molto più propensi a un’interpretazione più limitata delle funzioni dei neuroni specchio, ritenendole celluleche producevano solo una forma di riconoscimento dell’azione. L’esperimento di Fogassi sostiene chiaramente l’intuizione iniziale di Gallese e Goldmann: i neuroni specchio ci consentono dicapire le intenzioni degli altri. Come ho affermato in apertura le intenzioni sono sempre state ritenute fuori della portata degli studi empirici, in quanto troppo “mentali”. Ora non è piùcosì. Il lavoro di Fogassi e un esperimento eseguito con metodologie di neuroimaging su soggetti umani (…), forniscono un convincente supporto all’ipotesi che noi comprendiamo gli stati mentali altrui producendone una simulazione nel nostro cervello, e che otteniamo tale finalità per mezzo dei neuroni specchio.

Come già accennato, il fatto che i neuroni specchio codificano in modo differente la stessa azione di presa associata a intenzioni differenti, non solo quando siamo noi a eseguire l’azione, ma anche quando la osserviamo fatta da altri, lascia supporreche il nostro cervello sia in grado di rispecchiare i più profondi aspetti della mente altrui”(ibidem, 35–36). Il sistema nervoso umano è costituito per agganciarsi a quello degli altri, come se ci trovassimo nella loro stessa pelle. Così le menti creano intersoggettività e nel contempo l’intersoggettività modella le menti. “La nostra vita mentale è frutto di co-creazione, di un dialogo continuo con le menti degli altri, che costituisce la nostra matrice intersoggettiva” (Stern Daniel, 2005). Quindi i neuroni specchio sono alla base dell’intersoggettività.

“I momenti presenti che ci interessano maggiormente sono quelli in cui due persone stabiliscono un contatto intersoggettivo e si determina quella reciproca interpretazione delle menti che ci consente di dire: “Io so che tu sai che io so” o “Io sento che tu senti che io sento”. In questa “lettura” dei contenuti mentali dell’altro, spesso reciproca, si fa esperienza in uno scenario mentale comune. Momenti come questo possono cambiare il corso della vita e orientare la storia relazionale dell’individuo” (Stern, 2004, 63).

Bibliografia

IACOBONI M., I neuroni speccho. Come capiamo ciò che fanno gli altri, Bollati Boringhieri, Torino, 2008 DANIEL N. STERN, Il momento presente, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2004 RIZZOLATI G., SINIGALLIA C., So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2006

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