Il sogno come insieme organizzato in un campo dinamico


sogno campo dinamico

Il sogno può essere inteso nella Gestalt come “un insieme organizzato in un campo dinamico” nella prospettiva di Rossi.[1] Ciò che caratterizza il lavoro nell’ambito del sogno è il riguardo per le parti e l’insieme del sogno e la continua considerazione del significato che emerge nel collocare gli elementi nell’insieme. Nella relazione di aiuto, questo si realizza nel porgere al cliente strumenti di lavoro che gli permettono di orientare la sua consapevolezza in un percorso che contatta le varie parti del sogno, di compararle, in modo che possa cogliere nuove conoscenze da questo confronto. I vissuti affettivi possono essere esplorati nel contesto relazionale e in questa operazione si collega il flusso di condotta esperito nel sogno ad un supporto reale, rappresentato dalla relazione d’aiuto, nella quale si può osservare e ricomporre il modo nel quale il sé si configura al confine contatto organismo/ambiente.

C’è un vero e proprio mutamento di segno a vari livelli, favorito dalla rappresentazione drammatica del contenuto onirico, rispetto allo stato di veglia, composto da presenza, responsabilità, ecc. La narrazione di sé si trasferisce dalla passività del sonno all’attività della veglia cosciente e gli eventi subiti nel sogno, sono riorganizzati nell’interpretazione dalla guida del sognatore.

 

Il racconto del sogno sta tra il sogno effettivamente sognato e quello rappresentato; esso è anche l’episodio onirico concettualizzato in termini narrativi e la sua riorganizzazione in modo da potere essere ricordato. Solo dopo questo intervento il sogno può essere raccontato e condiviso con altri. Il modo in cui il sogno è tradotto in modo narrativo rappresenta l’organizzazione cognitiva con la quale l’individuo edifica la visione di se stesso nel mondo.

Il sogno raccontato è esperito come un evento passato, terminato; una volta che la sua trama si è svolta ed è stata configurata, non c’è possibilità di scelta. La rappresentazione, invece, con una procedura di riattualizzazione, permette di esprimere le scelte possibili e tralasciate e dà risalto al sistema di credenze che le guida nella condotta.

La fase del racconto del sogno avviene già all’interno e si basa sul “noi” della relazione, intesa come campo dinamico che permette e incoraggia la comunicazione e la ristrutturazione da parte del cliente. In contemporanea, la relazione tra counselor e cliente influenza lo svolgersi e configurarsi del racconto, permettendo all’operatore di mettere in evidenza alcuni elementi di sfondo.

Rossi intende la drammatizzazione che segue il racconto come una modalità esperienziale che opera sul flusso di condotta. La persona che ha generato il sogno diventa soggetto, sceneggiatore, attore e regista del copione; ad esso darà vita, interagendo col counselor, e potrà anche accedere all’attività di ristrutturazione della sua mappa emotiva e cognitiva, grazie alla rappresentazione di sé.

Nel corso dell’interpretazione la persona sceglie personaggi, oggetti, entra nel gioco delle parti, nell’espressione, nel cambiamento e nello sviluppo drammatico dei ruoli. Passo dopo passo è la trama della sua vita, o parte di essa, che si dipana e si svela ai suoi occhi, nel ruolo di attore-osservatore di quella identificazione con la propria storia che fa si che la trama nella mente diventi destino, orientandolo nelle scelte ed ancorandolo ad un carattere.

L’analisi sul contenuto del sogno, in modo registico, dà l’avvio alla drammatizzazione terapeutica; cliente, gruppo (nel caso di lavoro di gruppo) e counselor, nello svolgimento dei loro diversi ruoli, divengono il mezzo che configura e dinamizza il campo definito dal soggetto-sceneggiatore. A questo punto il lavoro che si svolge nella seduta corrisponde al montaggio dell’azione del sogno. Sulla base del principio che le parti del sogno si possono spiegare solo nella relazione con l’insieme, il counselor svolge il suo compito maieutico, accompagnando il cliente in modo empatico.

Ci sono alcuni punti presi in considerazione nell’intervento della relazione d’aiuto. Prima di tutto, l’operare sul sogno viene sviluppato tenendo conto, nel complesso, quale è il suo compito e il suo globale impatto emotivo sul cliente (es. esplosione, alienazione, ecc.) e sulla relazione d’aiuto. Siccome il racconto del sogno avviene in una dimensione relazionale, è utile considerare le eventuali richieste e il messaggio che la narrazione del sogno ha verso il counselor, in quella fase del rapporto.

Un altro elemento da considerare è la strutturazione e l’assetto interni del sogno in quanto campo dinamico, es. rapporti di forza, di spazio, di materia, movimenti, ecc.

Infine, l’attenzione va agli elementi e alle figure, sognatore  incluso, definiti in relazione reciproca rispetto all’insieme del sogno, in rapporto al cliente come persona nella vita reale e come parti intrapsichiche[2].

 

 


[1]Oliviero Rossi, “Il teatro del sogno come flusso della condotta”  in In Formazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria, n. 31, maggio - agosto 1997, pagg. 56-73, Roma, in http://www.neurolinguistic.com/proxima/james/jam-33.htm

[2]Oliviero Rossi, “L’inganno che guarisce” in In Formazione  Psicoterapia Counseling Fenomenologia,  n.1, gennaio - febbraio 2003, pagg. 56-61, ed. IGF. Roma, in http://www.in-psicoterapia.com/n1-11-rossi.htm

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