Quel senso di colpa che incatena…


senso di colpaCome il giudice critico interiore può impedirci di essere felici e come possiamo “ammorbidirlo” e renderlo nostro alleato…

Accusar gli altri delle nostre disgrazie è conseguenza della nostra ignoranza;

 accusar se stessi è cominciare a capire;

non accusar né gli altri né se stessi, questa è la vera sapienza.” Epitteto

Mio marito continua quasi ogni sera a propormi di leggere romanzi distensivi al posto della mie letture saggistiche…e in questo periodo “la lotta” è con la  ri-lettura di “Terapia del senso di colpa”.

...non riesco  proprio a fargli capire che per me è distensivo…ri-leggere di questo ”mostro” …conoscerlo sempre più… perché è proprio  conoscendolo, che sono riuscita a slegarmi dalle sue catene, ad ammaestralo…e a sentirmi più leggera!

Dopo aver provato ripetutamente a mandare via il senso di colpa con la rabbia di chi si accorge di ciò che vuol cambiare con tutte le sue forze….e non essere giunta a nessunissimo risultato, ho capito.

Per fare pace con qualcuno e/o qualcosa, per “salutarlo”, per “separarsi”... bisogna prima vederlo, ri-conoscerlo, stare in con-tatto con le emozioni che ci provoca… prendendone consapevolezza.

 

Ed è così che può funzionare (o almeno per me è stato così) anche per il senso di colpa.

Su YouTube c’è un interessante video di animazione che rappresenta  questo principio e dal titolo che dice già tutto “Come dentro… così fuori...Ciò che resisti persiste! Quando l’accetti come parte di te, si dissolve”.

Ma torniamo a lui… il senso di colpa.

Può essere definito come “uno stato di disarmonia e di squilibrio interno tra il proprio stato di benessere e la percezione della sofferenza altrui. E’ definito come una realtà psicologica universalmente conosciuta.

Eh sì. Lo conosciamo tutti. In una qualche parte di noi il senso di colpa c’è: a volte arriva e se ne va dopo un’azione o un pensiero.

A volte, purtroppo, continua a restare come un enorme cartello stradale a ricordarci che abbiamo sbagliato, anche quando questo mantra distruttivo non serve proprio a nulla…anzi l’esatto contrario. E qui intacca anche l’immagine che abbiamo di noi stessi…riducendo la nostra autostima e il nostro senso di autoefficacia.

Poi c’è chi non ce l’ha mai…o meglio chi agisce e parla sempre come se non avesse problemi a rapportarsi con l’effetto “negativo” delle sue azioni sugli altri…

E’ difficile immaginare una vita completamente priva di  senso di colpa…perché nel suo aspetto positivo è legato alla presa di responsabilità che abbiamo nei confronti di noi stessi e del mondo…e se il senso di colpa lo si tiene così lontano da non volerlo sentir nominare….ciò che può significare è che  è invece molto molto vicino. Talmente vicino che non si riesce a vederlo.

Poi dobbiamo dirlo…in occidente siamo nati con la colpa.

 La nostra cultura cristiano-cattolica ci ha trasmesso il senso di essere in peccato sin dalla nascita: cresciamo con l ’input che siamo nati con il marchio di un errore.  Immagino che chi possiede la Fede Cristiano Cattolica, dopo il battesimo riesca  ad acquietare il tormento dell’idea del peccato originale per sé, per i suoi cari, per l’umanità.

Poi mi fermo qui. Non voglio entrare nel merito delle scelte altrui rispetto la propria Fede.

Posso parlare della mia Fede, una Fede che per me è spirituale e non religiosa…è la Fede nella Vita, una sincera Fede nell’Umanità e nei suoi Potenziali, la Fede nella Natura e nelle sue” regolate espressioni” . E’ una Fede che mi fa sentire libera dalla colpa primaria e responsabile delle mie azioni.

Ma torniamo a lui, il “Mostro” Colpevole. Che non è solo mostruoso, ma anche utile come dicevo.

Il sentimento della colpa “positivo” è utile per rendersi conto dei propri errori, è come un feedback che diamo a noi stessi sul nostro agire, sul nostro modo di rapportarci nel mondo. E’ utile per correggere comportamenti “sbagliati” e sin da bambini ci aiuta ad imparare ad interagire con gli altri prendendo coscienza di ciò che il nostro agire provoca nell’ambiente. Se ci sentiamo in colpa in modo “sano”, per ristabilire la nostra armonia interna, mettiamo in atto un’azione” riparatrice” che ci consente di tornare in rapporto sereno con noi stessi e con il mondo.

Il problema è quando il senso di colpa diventa come un” tappeto sonoro” su cui camminiamo ogni giorno, un rumore fastidioso che ci dice che sbagliamo ciò che facciamo o che diciamo.

Il senso di colpa allora può essere nevrotico se invece di portarci all’azione e al cambio di direzione rispetto ad un feedback frustrante, ci blocca, e ci mette in discussione come persone….perché è  sempre lì e non ci dà tregua.

Ad esempio ogni volta che “l’altro” non è d’accordo con noi…ciò che si tende a fare è o accusare l’altro oppure noi stessi……come se nel disaccordo dovessimo mettere obbligatoriamente l’errore e la colpa da una qualche parte della relazione, invece di cercare “l’accordo nel disaccordo”.            

Il nostro giudice interno…quello che ci critica e che ci fa sentire in colpa in modo spropositato tanto da sentire che la nostra vita va avanti con il freno a mano tirato, lo “costruiamo” come un genitore normativo interno apprendendo dai comportamenti di chi le regole ce le ha insegnate.

Ed è così che il nostro giudice ci può far sentire in colpa se abbiamo idee innovative rispetto al contesto in cui ci troviamo, rispetto alle regole che abbiamo imparato,  oppure se disattendiamo le aspettative altrui…o le nostre!

Inutile mandarlo al quel paese il giudice interno, ritornerà ancora e ancora più tiranno e persecutorio.

Che fare allora?

…leggendo uno di quei bei libretti intensi e concentrati che ci ha donato il dott. Edward Bach, riporto un bel suggerimento che  può essere utile  per “liberarsi” o quantomeno alleggerirsi dal peso di un’autorità dominante e vincolante come potrebbe essere il nostro giudice interno, creatore del mostruoso senso di colpa nevrotico:

Ogni essere, sia adulto che bambino, il cui compito in questa vita consiste in parte nel liberarsi dall’autorità dominante di un’altra persona, dovrebbe ricordarsi i seguenti punti: in primo luogo che il suo potenziale oppressore va considerato alla stregua di un avversario sportivo, semplicemente come una persona con la quale stiamo giocando il gioco della Vita, senza la minima traccia di amarezza. Infatti, se non fosse per tali avversari, non avremmo mai l’opportunità di sviluppare il nostro coraggio e la nostra individualità: secondariamente, le vere vittorie della vita avvengono attraverso l’amore e la dolcezza e, in un contesto simile, non bisogna ricorrere a nessuna forma di violenza. Se ci si evolve, seguendo con fermezza la propria vocazione, mostrando simpatia, gentilezza e, possibilmente affetto o, meglio ancora amore nei confronti dell’avversario, si arriverà con il tempo al punto di poter seguire serenamente e tranquillamente la voce della coscienza senza subire la minima interferenza esterna… La conquista della libertà, dell’individualità e dell’indipendenza richiederanno il più delle volte tanto coraggio e tanta fede. Ma, nelle ore più buie, quando la vittoria sembra pressoché impossibile, ricordiamoci sempre che i figli di Dio non hanno nulla da temere, che i nostri Spiriti ci affidano solo compiti che noi siamo in grado di svolgere. Infine con  il nostro coraggio e con la nostra fede nella Divinità che è in noi, arriveremo alla meta..”

Il Counseling serve anche a questo…a vedere la Divinità che è dentro di noi, a conoscere il nostro giudice  critico interno, a trovare il coraggio di guardarlo, di toccarlo e sentirlo, e di farci la pace.

Ci aiuta ad avere Fede...quando da soli non ce la facciamo perché abbiamo bisogno  di un aiuto..

E la cosa migliore che possiamo fare per noi stessi quando abbiamo bisogno di aiuto…è AIUTARCI

ElisabettaVera

 

Bibliografia:

E.Giusti R. Bucciarelli “Terapia del senso di colpa” Ed Sovera

E.Bach “Guarire se stessi” MacroEdizioni

 

Articolo già pubblicato sulla rivista n°19 "L'Edizione" della Casa Editrice Farnedi di Cesena

 

 

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