I valori del counseling nel settore del sociale


Due mani  eticaHo sempre pensato che essere Counselor significasse innanzitutto essere portatori di valori di empatia, di capacità di costruzione di relazioni interpersonali vere, sincere, profonde, di capacità di diffusione, con i propri comportamenti, di principi etici.

Credo che nessun settore come quello del “sociale” possa essere esempio di queste capacità, che gli operatori siano o meno dei Counselor. Posso immaginare che, al di là delle particolari motivazioni di ognuno, ci sia qualcosa che accomuna persone che scelgono deliberatamente di dedicarsi agli Altri, e scelgono di farlo in un settore in cui il profitto è inesistente o viene reinvestito a beneficio del miglioramento del servizio e della formazione di chi lo garantisce.

 

Questo “qualcosa” penso possa essere l’ideale di un mondo “bello, buono, vero”, un mondo in cui le differenze siano una ricchezza, in cui il “diverso” per razza, religione, condizione sociale, cultura, salute sia considerato, come tutti, “persona”, con il diritto di essere e diventare quello che può diventare, per dirla con Maslow, un mondo accogliente, etico, rispettoso delle individualità, un mondo in cui le persone, al di là dei propri principi, delle proprie credenze, delle proprie esperienze, riescono a parlarsi, a dialogare, a crescere insieme.

Un mondo rispettoso della terra che ci ospita, in cui le persone si impegnano a lasciare ai propri figli un pianeta pulito e fertile. Un mondo in pace, in cui il conflitto tra le persone sia vissuto come territorio di esplorazione, di conoscenza, di scambio, di evoluzione, e non di guerra e di morte.

Al di là del proprio ruolo specifico all’interno di organizzazioni o Enti, credo che chi opera nel settore del sociale debba sentire il dovere di incarnare un nuovo modello di leadership, un modello per il quale non si può più parlare solo di compito, di capacità di svolgere la propria funzione con efficienza ed efficacia, bensì un modello in cui la motivazione sia chiara, un modello di leader “politico”, in quanto si interessa al benessere degli Altri, e “poetico”, in quanto sa incarnare l’ideale di un mondo migliore e si adopera per concretizzarlo con energia e motivazione, entusiasmo, slancio e passione, che producono contagio e coinvolgimento.

Questa nuova cultura della leadership evolve in virtù di reali cambiamenti delle persone. La trasformazione personale è parte fondamentale del processo di cambiamento generale.

Un mondo migliore necessita di persone migliori.

Le competenze di tipo comunicativo e argomentativo e di dialogo diventano indispensabili, perché nelle organizzazioni e Enti del sociale la parola è fonte e strumento di gestione; perciò il discorso degli operatori, sia nei suoi aspetti decisori sia in quelli didattici, diventa una delle fonti di gestione dei processi operativi e della cultura.

Dell’operatore del sociale allora conta l’esempio ed il comportamento, la visione, il modo di porgere e non solo il contenuto, la congruenza, perché la ricchezza fondamentale di un ente che opera nel sociale è rappresentata dalle persone e dal loro livello di motivazione e collaborazione.

Gli operatori del sociale hanno il compito di organizzare, gestire e collaborare con persone che operano molto spesso con motivazioni e attitudini personali diverse e in strutture differenti, avendo sempre presente il punto di sintesi che tutti accomuna: la Persona. E’ necessario perciò che gli operatori del sociale sappiano interpretare il proprio ruolo in modo consapevole, riconoscendo idee, valori, emozioni, sentimenti, stati d’animo propri e degli altri e recuperando entusiasmo, fiducia, empatia, passione, impegno, creatività, decisione, guida, qualità che tradotte in azioni e comunicazioni congruenti, diventano coinvolgenti e motivanti per se stessi e per gli Altri.

Francesca Mariagrazia Poma - Counselor, Coach, Trainer 

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