Pensiero - dinamica e amore


ImageCiò che voglio presentare è una mia teoria che ho elaborato tramite riscontri che ho potuto osservare e constatare in molti clienti con i quali ho avuto il piacere di poter interagire in questi anni.

Io penso che nei primi mesi di vita del bambino in cui io includo anche il periodo intrauterino, il bambino stesso sia oggetto di situazioni sia di natura emozionale sia solo di semplice ma necessaria sopravvivenza, alle quali deve dare una risposta prima che il proprio cervello biologico possa entrare in una situazione di stress che potrebbe (e questa è una mia teoria) portare il bambino anche ad una forma di autismo. In questo scenario il bambino può rispondere esclusivamente con una serie di risposte che provengono sia da una sua esperienza genetica situata in quella parte del cervello che è progettato per dare risposte automatiche o in certi casi da memorie cellulari che genealogicamente vengono trasmesse direttamente dai genitori (una sorta di eredità o come secondo me vengono definite ”vite passate”.


Come si produce un pensiero generalmente lo si associa ad una emozione ma nel caso del bambino il suo data base è completamente bianco per cui il suo imprinting si forma in funzione della prima risposta che viene elaborata.


Poiché io penso che le risposte siano più basate sulla sopravvivenza collegata ad esperienze passate è molto probabile che il pensiero stesso manchi di quella oggettività collegata all’evento reale e ciò potrebbe provocare una visione distorta con una conseguente e inopportuna dinamica comportamentale.


Un esempio: il bambino appena nato perde il contatto con la madre appena nato, il bambino percepisce senso di pericolo perché nella storia dell’uomo un bambino abbandonato avrà scarsa possibilità di poter sopravvivere. Questo pensiero si potrebbe trasformare in una emozione a cui si può associare una dinamica che si ripeterà nell’adolescenza o nell’età adulta tutte le volte che quell’individuo proverà una forma di abbandono.


Questo però è solo un pensiero perché in ogni caso potrebbe esistere anche un’altra chiave di lettura dell’evento. Proviamo ad immaginare che la mamma avesse avuto bisogno di cure immediate e che il bambino in quel momento sia stato momentaneamente staccato dalla madre. Il bambino ha percepito disagio e potrebbe aver pensato che sua madre non lo ama.. Questo imprinting genererà conseguenze inconsce che accompagneranno il bambino nella sua crescita per esempio facendogli sentire senso di abbandono ,incapacità di avere relazioni con le donne per paura di essere nuovamente abbandonato etc…..) Come il bambino ha percepito l’evento, così vivrà, e questa è per me una teoria che rafforza il detto che il pensiero veramente CREA la nostra realtà.


La maggior parte delle persone ha un senso diffuso di incapacità che io teorizzo sia collegato proprio a questa situazione di aver risposto in una maniera non consona alle proprie esigenze e principalmente di aver “subito” un’interpretazione che in molti casi le ha separate dall’amore costringendole a vivere di visioni condizionate, di credenze e luoghi comuni a cui si sono dovute adattare proprio in funzione di queste visioni sull’amore.


Il rapporto con l’amore incondizionato non è una teoria filosofica, è solo la responsabilità di voler riprendere in mano la propria vita senza esprimere pensieri limitanti, ma solo comprendendo con umiltà che se la vita ci ha fatto attraversare a livello inconscio certe dinamiche, è perché la vita stessa ha un senso e oggi razionalmente si può interpretare che quello che si è vissuto è stato perfetto perché noi stessi abbiamo creato la realtà sia nelle relazioni con i genitori , sia con tutte le persone con cui oggi liberamente e amorevolmente ci si può relazionare.


Nel mio modo di operare, l’emozione è solo uno stadio di passaggio, perché ho compreso che dietro ad una emozione c’è sempre un pensiero collegato. Poter intervenire sul pensiero crea un presupposto di poter cambiare l’emozione o per lo meno alleggerirla e questo favorisce la mia teoria che l’accettazione è solo una strategia momentanea e non il traguardo finale, in quanto l’accettazione non coinvolge nella propria incapacità , e questo fa sì che molte persone nel loro percorso di crescita si fermino proprio all’accettazione dimenticando, in buona fede e innocentemente (perché non conoscono altro), che responsabilità non vuol dire per esempio dovere (parola per molte persone pesantissima) ma solo abilità nel sapersi rispondere.


Nel disegno che segue ho illustrato quello che io percepisco nell’ evoluzione individuale e nel rapporto pensiero-dinamica. Tutto correlato da come sia possibile interpretare l’amore condizionato, rapportato all’evoluzione del conflitto.

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In sintesi per poter approcciare in una forma iniziale di amore incondizionato sarebbe auspicabile poter rivedere l’evento reale per quello che è stato veramente e non per quello che noi abbiamo interpretato.


Vorrei specificare in qualità di Counselor, che ciò che sto scrivendo non è riferito a patologie mediche ma a forme di disagi relazionali di varia natura, al fine di promuovere nell’individuo alternative di pensiero più idonee a migliorare la qualità della propria vita , nel pieno rispetto dell’individualità.


Agevolare nell’individuo quella grande capacità interiore, che io chiamo AUTOGUARIGIONE, al fine di poter vivere pienamente la vita senza dover ricercare altre forme di separazione e con molta umiltà comprendere che l’amore non è un illusione e che se lo si è idealizzato così lontano è stato forse perché si è sempre pensato che fosse irraggiungibile.


Nel prossimo articolo cercherò di esprimere cosa io penso dell’amore e ciò che mi ha permesso di semplificare la mia vita e le mie relazioni.

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