Counseling... a lieto fine


tribunale(N.d.c.: Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza di una collega riguardo una vicenda spiacevole che ha avuto un lieto fine.)

Spett.le Counseling italia
ritengo opportuno informarVi della mia vicenda, ora che si è conclusa nel migliore dei modi e chiedo scusa se per farlo sono prima costretta a parlare un po' di me.
Sono laureata in Pedagogia con un indirizzo sperimentale in Scienze Umane che mi ha permesso di dare esami a Medicina (neuropsichiatria infantile, igiene mentale, biologia e genetica) e a Giurisprudenza (antropologia criminale), oltre agli esami triennali di psicologia, pedagogia e sociologia. Ho seguito un corso annuale di perfezionamento presso l'Università di Ferrara e ho due Master triennali rilasciati da Scuole di formazione riconosciute dal MIUR più altre varie specializzazioni.
Mi dichiaro pedagogista clinico e counselor e non ho mai usato altri titoli: nemmeno quello di psicopedagogista.
Vivo in una piccola città dove sono conosciuta e stimata, sono CTU presso il locale tribunale, sono nel Consiglio generale Territoriale della Cisl Scuola, sono riconosciuta come formatore per la Provincia; tengo corsi prematrimoniali e per adolescenti per la Diocesi di una città vicina e sono stata Presidente di Commissione all'ultimo Concorso magistrale.
All'epoca dei fatti ero titolare da quattro anni di uno sportello di ascolto e counseling educativo presso un Istituto secondario,  tenevo docenze per vari Enti di formazione, ero didatta presso una scuola di counseling e ricoprivo la carica di Direttore regionale dell'ANPEC (Assoc. Naz. Pedagogisti Clinici), incarico che ho a tutt'oggi, grazie anche al sostegno che questa associazione mi ha dimostrato.
Il 21 ottobre 2008 mi sono trovata due persone davanti allo studio che si sono qualificate come Carabinieri dei NAS e mi hanno mostrato un decreto di perquisizione e sequestro nei miei confronti, in quanto presidente dell'Associazione Soleluna, che ho capito essere conseguenza di una denuncia presentata contro di me, anche se, sul momento non mi è stato comunicato né l’autore, né il contenuto della stessa.
Ho, quindi, chiesto che cosa volessero vedere e la risposta è stata: -I suoi titoli.

Li ho fatti sedere di fronte alla parete dove sono esposti i miei diplomi (tutti in originale) e, dopo qualche minuto di lettura, ho avuto la sorpresa di sentirmi dire:- Dottoressa lei ha pestato i piedi a qualcuno: dal contenuto degli atti in nostro possesso risulta non laureata!
A quel punto l'atteggiamento dei carabinieri, già fino ad allora molto corretto, si è fatto più rispettoso, quasi che fossero a disagio, e mentre prendevano libri, fatture, agende, materiale vario, continuavano a rassicurarmi, dicendo che sarebbe andato tutto bene.
Ho nominato immediatamente come difensore un ottimo avvocato, mia cara amica, per la quale ho ricoperto più volte l'incarico di esperto di parte in cause nelle quali sono coinvolti minori, anche con patrocinio gratuito.
Immediatamente si è mossa per capire che cos'era successo e quando abbiamo avuto in mano la documentazione è risultato evidente che la denuncia veniva dall'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna: circostanza che mi ha preoccupato da una parte (sono sicuramente potenti) e sollevato dall'altra... sarebbe stato molto peggio se fosse stato un cliente che magari avevo deluso o ferito.
Ho così potuto apprendere che, successivamente alla perquisizione, alcuni miei clienti sono stati convocati dai carabinieri e interrogati: le domande erano relative a cosa io dicevo di essere e se avessi utilizzato test o prescritto farmaci: la trascrizione degli interrogatori mostra risposte serene e non in contraddizione con le dichiarazioni da me rese al Sostituto Procuratore in sede di interrogatorio, quando ancora non avevo avuto contezza del contenuto del fascicolo processuale.

Tengo a precisare che il Pubblico Ministero che mi ha personalmente interrogata si è rivelata una persona dalla grande onestà intellettuale e profondamente scrupolosa, ha cercato di capire cosa sono il counseling e la pedagogia clinica; infatti, in vista dell’interrogatorio si era informata a fondo, cosicché ho potuto sostenere un lungo e approfondito colloquio che ha avuto come risultato una motivata richiesta di archiviazione... alla quale l'Ordine ha fatto opposizione, chiedendo che tutto il materiale sequestrato venisse esaminato da un perito che, è appena il caso di dirlo, avrebbe dovuto essere uno psicologo….
In vista dell’udienza fissata a seguito dell’opposizione, cui ho personalmente partecipato, avevo messo a disposizione del mio avvocato, che l’ha prodotta, una serie di documenti tesi a dimostrare che, oltre a non aver mai utilizzato abusivamente titoli che non ho e non aver utilizzato strategie che non mi appartengono, sia il counseling che la pedagogia clinica sono ormai discipline note e riconosciute; nel corso dell’udienza non si è mancato, poi, di evidenziare lo sconcerto che discende dal fatto che i professionisti che aprono e dirigono le scuole di counseling, sono gli stessi che denunciano coloro che hanno formato quando questi mettono in pratica ciò per cui sono stati formati.

Il direttore della mia scuola di counseling è uno psicologo, iscritto allo stesso ordine che mi ha denunciato, ma non è un caso isolato. Ho fatto un ricerca, tra il materiale prodotto, avevo inserito anche un elenco delle scuole di counseling presenti in Italia: quasi tutte hanno psicologi come docenti e quasi tutte ammettono persone NON laureate.
Fortunatamente la vicenda processuale si è conclusa con un decreto di archiviazione dettagliatamente argomentato anche nel merito e che, ad abundantiam, ha sottolineato anche come l’Ordine non fosse neppure legittimato a proporre opposizione alla richiesta di archiviazione del P.M.

Sono la prima a dire che l'utenza va tutelata da persone pericolose con titoli "finti", ma non mi ritengo tale.
Mi avrebbero ugualmente denunciato se non avessi avuto successo nel mio lavoro e se non avessi avuto  lo sportello (che ho perso dopo una lettera dal contenuto chiaramente intimidatorio alla preside!) e gli altri incarichi? Se avessi preso i miei diplomi, che ho ottenuto a prezzo di grandi sacrifici, non solo economici (i costi dei corsi sono noti a tutti), e avessi continuato a fare l'insegnante, mi avrebbero egualmente preso di mira? Probabilmente questa è l’inevitabile conseguenza del fatto che alcuni titoli, come quello di counselor, pur riconosciuti dal CNEL, continuano ad essere ignorati a livello normativo e governativo.

Sia chiaro, non ho rancore verso gli psicologi: ne ho ben cinque nella mia Associazione e ed è bello lavorare loro. Sono giovani, motivati e aperti ad un approccio integrato. 
Io mi sento ancora più legittimata a essere quello che sono: una counselor e una pedagogista clinica.

Da sempre raccomando a tutti i miei colleghi di fare quello che faccio io quando una persona si rivolge a me per un percorso, ossia, far firmare una dichiarazione di consenso informato che recita:- Io sottoscritta______ consapevole della mia richiesta di un percorso di   counseling         /             pedagogia clinica rivolta alla Dott.ssa__________   ecc. : in questo modo si evitano fraintendimenti ed equivoci.

Tutti i documenti possono essere richiesti; mi risulta che il decreto di archiviazione sia stato letto durante un'audizione parlamentare, a cura del CoLAP, Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali (organismo che conta oltre 300.000 iscritti).

Come dicevo all'inizio, la mia vicenda si è conclusa bene e in tempi brevi, ma un mio carissimo e stimatissimo collega, in possesso degli stessi titoli, ha dovuto affrontare tutti e tre i gradi di giudizio: anche se ne è uscito sempre assolto, è stato costretto a subire sette anni di persecuzione.
Non è possibile prevedere che, prima della denuncia, ci possa essere una verifica, un confronto? Gli iscritti all'Ordine sono condividono le iniziative dei vertici direttivi o, sia detto provocatoriamente, non sanno come viene speso il loro denaro? Io conosco tanti psicologi di città diverse e nessuno sembra essere al corrente di fatti come quello che mi è capitato. So che c'è un grosso problema di soprannumero di laureati in psicologia, ma l'arroccamento corporativo ed il disprezzo verso chi non è uno psicologo può mai essere la soluzione? Gli Albi, istituzione solo italiana e molto datata, hanno ancora un senso, o potrebbero essere adeguatamente sostituiti da serie e controllate Associazioni professionali? E, viste le incerte sorti dei governi che si alternano senza mai avere la forza o la volontà di affrontare la questione, sul tappeto da un sacco di tempo, dovremo continuare a fare e subire denunce, dal momento che io, ora, potrei anche attivarmi per chiedere il risarcimento dei danni professionali e morali (come, peraltro, legittimamente sta facendo il collega di cui sopra)?
Io continuo a credere che un professionista debba avere i titoli richiesti per quello che fa, conquistando credibilità attraverso un comportamento etico, autentico, coerente e professionale. O sono un'illusa?
Ho atteso a raccontare questa mia vicenda perché ho avuto bisogno di un giusto tempo di rielaborazione; se ora la rendo pubblica NON è per polemica o per vendetta, ma perché non vorrei che altri, che non lo meritano,  passassero ciò che io ho passato. Credetemi: quando una persona vive onestamente, cercando di fare il suo lavoro al meglio e rispettando i valori in cui crede, può essere devastante vedersi catapultati nel ruolo di persona "sottoposta ad indagine penale".

Sono stata fortunata perché ho avuto la solidarietà di tantissime persone e ho ritrovato tutta la mia forza, ma ho sofferto molto, soprattutto perché si è cercato di farmi passare per ciò che non sono.
Così vi regalo questa mia esperienza sperando che porti confronto, non contrapposizione, e, soprattutto, che stimoli delle riflessioni sulla nostra professione.

MONICA MAGNANI (COUNSELOR E PEDAGOGISTA CLINICO)

 

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