COME SONO ARRIVATA QUI......

Un giorno di 7 anni fa un’amica mi disse: “Hai mai sentito parlare di counseling? Sai, me ne hanno parlato al Centro d’Ascolto della parrocchia. Potrebbe essere utile per i volontari e per migliorare il loro servizio…ti forma all’ascolto e all’accoglienza…” Non ne avevo mai sentito parlare, la cosa mi incuriosì e finì lì… per il momento.

Non stavo bene,  gli ultimi anni non erano stati facili, eventi familiari dolorosi, lavoro che cominciava a vacillare, cose scontate che non erano più scontate, sofferenze interiori, inquietudine, ricerca, domande..”Ma chi sono io, come sono davvero? Posso cambiare? Posso migliorare? Come e cosa posso fare per essere soddisfatta di me? Per piacermi? Per star bene nel mondo e con il mondo?” E avanti così…..

2007: qualcuno direbbe “un anno da dimenticare”. Oggi posso dire “un anno da ricordare”: un brutto incidente sulla neve che mi ferma per alcuni mesi, la diagnosi di una malattia rara a una persona cara, un grave lutto improvviso. E ancora domande, domande…. quelle stesse, solite domande.

Una prima e forse unica risposta a tutte: “posso partire da me”.

Mia sorella si iscrisse al master di counseling e me ne parlò in maniera entusiastica: “Anto dovresti farlo anche tu! Sono sicura che ti piacerà. Ti aiuta tantissimo a conoscere te stessa e a relazionarti con gli altri. Non è facile, ma diventi un’altra persona.. quello che sei veramente!” A Natale di quell’anno mi regalò un libro che spiegava molto bene cos’era il counseling.

Bene, mi iscrissi anch’io, ricominciai a camminare non solo con le gambe che stavo ancora riabilitando. La vera riabilitazione cominciò da lì. Il punto di partenza di un nuovo cammino.

Oggi, quando qualcuno chiede a me cos’è il counseling amo usare una famosa definizione che in poche parole spiega tutto e che dice: IL COUNSELING E’ L’ARTE DI AIUTARE AD AIUTARSI.

Penso sia bellissimo definirlo un”arte”, perché nel corso della mia formazione ho constatato che è davvero così: un insieme di abilità che pur partendo da una base necessariamente teorica consente di crescere e di sviluppare al contempo, con creatività e fantasia, il proprio modo di stare nel mondo.

La formazione passa attraverso il cambiamento. Il cambiamento ha un prezzo per ciascuno di noi che varia a seconda delle persone, ma può essere la più avvincente avventura della vita se siamo è disponibili a scoprire noi stessi  nei nostri lati peggiori come in quelli migliori sui quali non avremmo mai scommesso.

Il counseling fa tutto questo. Penso che il mio incontro con il counseling sia stato la vera e propria svolta della mia vita, ciò che oggi mi fa dire: SONO CAMBIATA IO ED E’ CAMBIATO TUTTO.

Non sono laureata, non ho basi culturali particolari, non avevo mai fatto un percorso di psicoterapia, di crescita personale o quant’altro ( forse credevo di essere a posto così?...), eppure ho scoperto lavorando su di me, che la mia strada, forse quella che dentro di me avevo sempre sognato, poteva essere quella dell’aiuto, dell’interesse all’altro.  Durante il percorso è emerso proprio questo, in maniera sempre più evidente. E non era l’entusiasmo del momento…. questa convinzione mi accompagna tuttora.

In definiva perché mi sono innamorata del counseling?

Il counseling si concentra su un problema o un disagio specifico e, partendo da quello, cerca di portare alla luce le risorse e le potenzialità che l’individuo possiede, rendendolo consapevole di ciò e portandolo ad agire in risposta ai suoi bisogni emergenti in maniera efficace e soddisfacente per lui. Inoltre il counseling si focalizza più sul presente che sul passato, sull’ascolto e il riconoscimento del “qui e ora”, sulla consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle proprie emozioni in relazione all’esperienza che si sta vivendo.

Pertanto l’obiettivo di un percorso di counseling non sarà quello di “guarire” una persona, ma quello di aiutarla a crescere, a migliorarsi, in un cammino di sempre maggior scoperta di sé, facendo affidamento sulla spinta all’autorealizzazione che è insita nella stessa natura umana.

Da queste basi si deduce che a tutto questo la persona ci arriva sì da sola con le proprie forze, ma accompagnata da un’altra che condivide lo stesso cammino, che la ascolta, che la accetta, che ha fiducia…..

Dice Rogers: “Questa terapia non è un momento propedeutico al cambiamento, ma è il cambiamento” e ciò che è richiesto ad una persona che si appresta a diventare un buon  counselor, prima ancora che una preparazione teorica e professionale seria, sono le sue qualità umane.

Si tratta di un percorso che al di là della professione, consentirebbe a chiunque di acquisire un livello di equilibrio personale irrinunciabile per vivere la vita di ogni giorno.

Carl Rogers diceva anche  che il counseling è prima di tutto un MODO DI ESSERE. La vita quotidiana, gli incontri, la nostra visione del mondo sono una vera e propria palestra di allenamento al counseling e questo dovrebbe essere il principio fondamentale da non dimenticare per chi si appresta a svolgere questa professione. Ed è su questi presupposti che il counseling ha cominciato a interessarmi sempre di più…..

Quando ho partecipato all’incontro di presentazione del master in counseling, ho capito che questa roba faceva per me.

Era tanto tempo che non studiavo più, dedita da anni al lavoro e alla famiglia e mi sono detta: “Perché no? Posso finalmente ritagliarmi uno spazio mio, posso sviluppare capacità che so di possedere, e magari chissà… potrei diventare una persona nuova….” La famiglia era d’accordo, sono partita!

Non è stato banale, l’impegno notevole, l’entusiasmo grande, il diploma una enorme soddisfazione. A 45 anni non è cosa da niente.

Oggi quest’avventura sta continuando con ulteriore formazione, tirocinio, tutoraggio in aula presso la  scuola dove mi sono formata e  progetti nuovi stanno prendendo corpo verso un’esperienza che sta diventando un vero e proprio lavoro qui a Genova, la mia città.

Posso dire che  anche attraverso diverse esperienze di volontariato  ho compreso che quello che sto facendo sta prima di tutto “dentro di me” attraverso il valore della gratuità,  mettendomi alla prova ogni giorno, continuando a scoprire me stessa con quelle che comunque continuano ad essere le mie fatiche nelle relazioni e sulle quali continuo incessantemente a lavorare.

Il counseling è stato determinante in questo: mi ha “abituato” ad “osservarmi”, a “stare” nelle situazioni, a capire “come sto” nelle relazioni, ad autoesplorarmi negli atteggiamenti, ad utilizzare come specchi le altre persone.

Mentre un tempo avrei parlato di “destino”, oggi posso dire “consapevolmente” che “nulla accade per caso”.

Personalmente, la grandezza di tutto questo la riscontro in quello che faccio ma soprattutto in quello che mi ritorna.

Sono cambiata, e lo capisco dai frutti che sto raccogliendo in famiglia e nelle relazioni, da come affronto le situazioni, dalla pazienza che ho imparato ad avere, dalla capacità sempre meno faticosa all’ascolto.

Ho trovato nel counseling le “scarpe giuste” per me, che mi aiutano a camminare con più positività e a seminare, seminare, seminare ancora.

 

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