Il colloquio di orientamento secondo il modello della gestalt

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All’interno del Paradigma fenomenologico-relazionale il professionista della gestalt che ha appreso le tecniche di osservazione, comunicazione e relazione utilizza la griglia del ciclo di contatto per la conduzione del colloquio


Potremmo semplificare ipotizzando che la fase di Pre-contatto sia costituita da attività come: telefonate preliminari, scambio di email, analisi della domanda da remoto, primo incontro, formalizzazione del percorso, analisi del bisogno in presenza, definizione degli obiettivi, firma del contratto di consulenza ed indagine preliminare (biografica, sociale, diacronica, contestuale).



La fase del contatto invece è costituita dall’esplorazione delle capacità, dei tratti di personalità, delle caratteristiche personali, delle attitudini, dei talenti, delle esperienze scolastico-professionali e tutti gli esercizi che il professionista seleziona per l’erogazione del percorso intero.

La fase di post contatto è rappresentata dalla compilazione del “bilancio di sintesi”, dal feedback fenomenologico conclusivo, dalla stesura del progetto personale-professionale e del relativo piano di azione per conseguire le mete scoperte e fissate

In tale setting è indispensabile che l’orientatore abbia conoscenze e competenze utili a:

  • Comprendere dei bisogni dell’utente
  • Applicare strumenti e tecniche della metodologia della gestaltConoscere il mercato del lavoro (conoscenze sociologiche, conoscenza della legislazione e delle istituzioni, delle tendenze occupazionali e dei profili professionali ecc….)
  • Conoscere la rete dei servizi e capacità di mettere in rete i servizi


Di volta in volta l’orientatore ascoltando la narrazione del cliente, mette in figura uno dei quattro ambiti segnalati (lasciando gli altri nello sfondo) provvedendo a: sostenere il cliente tramite le tecniche di comunicazione e relazione d’aiuto per comprenderne i bisogni specifici oppure elargire informazioni su lavori possibili (bandi, concorsi …) oppure rinviandolo ad altri sistemi e/o servizi più pertinenti rispetto alla sua richiesta. L’impegno dell’orientatore è teso anche a “fare rete” vale a dire a lavorare con impegno alla costruzione di una “piattaforma intersistemica” che mette in comunicazione reciproca i diversi sistemi evitando che questi stessi, retroflettendo al loro interno, implodano in un isolamento che di fatto non consente di prestare attenzione autentica ai bisogni dei clienti mancando cosi o scopo fondante dei percorsi di orientamento che è quello di far sì che la persona trovi la strada della propria realizzazione nell’integrazione con il proprio contesto relazionale e comunitario

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