REGRESSIONE OLOFRASTICA. Bruciare i libri scomodi o togliere la voglia di leggere?

Inviato da Nuccio Salis

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In questi ultimi anni, vari studi sui processi cognitivi hanno dimostrato che la capacità attentiva sostenuta dell'umano medio si attesta intorno ai 7 secondi netti. Il pesce rosso ha una soglia attentiva sostenuta di 8 secondi. Siamo sotto il pesce rosso! Cioè, se il pesce rosso ci potesse parlare, a un certo punto ci direbbe "perché non mi ascolti più?" Inoltre, recenti studi linguistici hanno ormai evidenziato una continua abitudine diffusa nel semplificare e ridurre il linguaggio a pochi termini, impoverendone il registro, la struttura sintattica e di conseguenza danneggiando la potenzialità espresiva del pensiero concettuale, dal momento che deve considerarsi l'oramai consolidato legame fra pensiero e linguaggio.

Questa condizione permette di sviluppare l'analfabetismo funzionale, fenomeno che sarebbe in preoccupante crescita soprattutto nel nostro Paese, e che riguarda l'incapacità di estrapolare un senso e di formarsi un'opinione propria dopo aver fruito di un testo scritto. Insomma, ci fermiamo a guardare le figure, dato per intenderci.

Com'è potuto succedere tutto questo? È più che probabile che un mondo che ha sempre promosso la corsa, l'efficienza immediata, il rendimento, il risultato a tutti i costi, la competizione, la frenesia, il nevrotico multitasking e il delirio del tempo bruciato a danno di se stessi, abbia favorito eccessivamente la brevità e la sintesi, sviluppando la pigrizia mentale e l'attitudine a rifuggire da tutto ciò che richiede impegno, riflessione, l'onere di meditare e dedurre con la propria testa, di sentire con la propria interiorità. Le democrature (forme ibride di totalitarismo e democrazia di facciata) hanno così potuto fiorire e risolvere il problema dei testi scomodi da bandire all'indice e mettere al rogo: "basta col bruciare i libri scomodi all'establishment, facciamo passare la voglia di leggerli!" Una genialata suprema da parte dell'ingegneria del consenso e della macchina della propaganda con scopi di manipolazione collettiva.

Che poi così facendo hanno pure risparmiato sulla legna. L'attenzione si è cioè spostata dagli autori dei libri ai lettori. Un decentramento di focus che ha permesso la fine della persecuzione di personalità che si mettevano di traverso a tutti i regimi, fomentando ribellioni e diventando intramontabili leggende della narrazione storica. Operazione troppo costosa e impegnativa. E così il bersaglio è diventato l'utente e il potenziale lettore. Annichilendo direttamente il fruitore e il destinatario del messaggio è possibile fingere pluralismo e sottomettere peraltro gli autori scomodi a un trattamento decisamente molto più crudele ed efficace della morte: il discredito.

Un autore consapevole del suo valore, isolato dall'ostracismo della mediocrità imperante penserà da solo a silenziarsi, mortificato com'è da un contesto sempre più avverso a tutto ciò che è cultura, sapere e conoscenza di sé. Diciamolo pure: è una brutta epoca per chi intende diffondere e condividere l'importanza della cultura e del sapere, e per chi promuove la profondità insita nell'arte o nella vita attenta a dar voce alle istanze dello spirito. Non è più come il Medio Evo, dove fioriva la poesia, nascevano scuole e università, si formavano i mestieri.

Ovviamente chi è stato ben addestrato a giudicare la storia coi paradigmi consueti e socialmente accettati avrà certamente avuto un sussulto di disgusto a leggere questa mia considerazione che è agli atti della storia. Sarebbe invero anche paradossale che una siffatta minuscola personalità mi avrebbe letto, e finanche a questo punto, senza spaventarsi dalla lunghezza dello scritto. Comprendo questa difficoltà. Non dev'essere facile rendersi conto dell'inganno che ci sovrasta. Forse farebbe sentire stupidi, come minimo disorientati, incapaci di scegliere da sé e per sé, addestrati come siamo a delegare alle autorità proprio le questioni finanche più vitali.

Ecco perché esistono e vengono in soccorso le euristiche, cioè quelle scorciatoie mentali che si attivano in automatico per difendere la comoda visione di mondo fondata sull'illusione e sui privilegi che ne derivano. A farne le spese è naturalmente quell'immenso e straordinario potere di rinnovamento che può generare un nuovo stile di vita e un modello dell'esistere più consono ai più autentici e profondi bisogni umani. È qui che scatta la trappola della dissonanza cognitiva: lagnarsi per un mondo che viola certi diritti in modo arbitrario e al contempo non agire per migliorare lo stato delle cose. Anzi, si offre proprio agli aguzzini il consenso di decidere per la vita e di farsi circuire con piena facoltà e piacimento da parte degli stessi.

Perché si fa questo? Perché è più semplice: non impegna ad immaginare e realizzare ipotesi alternative di realtà. Perché si continua a rimanere invischiati dentro le dinamiche di un rapporto da cui si subiscono solo violenze, maltrattamenti e umiliazioni? Ancora per lo stesso motivo appena sintetizzato. La novità, anche se prospettata come svolta avvincente, fa troppo orrore. Per questo è più facile ingannare la gente che spiegarle che è stata ingannata.

E così si perdono e si deteriorano gli strumenti critici, del ragionamento e del libero sentire. Il depauperamento del linguaggio come risorsa comunicativa è funzionale alla conservazione di questo umiliante stato di cose. Storicamente, sembra che l'adulto abbia invertito la marcia del processo di acquisizione della competenza linguistica, per ritornare al periodo della parola-frase, noto nella psicologia dell'età evolutiva col termine 'linguaggio olofrastico', che un bambino intorno ai 2 anni utilizza per condensare in un'unica parola richieste, bisogni, domande e rudimenti concettuali della sua nozione di mondo.

Quindi, ricapitolando, non solo pesci rossi con deficit di attenzione, ma anche miseri nel linguaggio e dunque nella forma pensiero. L'urgenza di riparare a questa lacuna di analfabetismo sembra però assumere troppo spesso le forme di una battaglia persa. Il rifiuto di pensare e di generare realtà alternative resta un pilastro inamovibile nella maggior parte delle presenze su questo piano mondano, e dopotutto non è che la loro unica dimensione possibile. Insomma, non si può costringere un pesce a vivere fuori dall'acqua. Nemmeno se si tratta dell'attento e sveglio pesce rosso.

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