Il dolore dell’esser sensibile


L'immagine può contenere: una o più persone e notte

- ...dedicata a chi parla alla luna -

La sensibilità emotiva viene definita come il risultato dell’interazione tra fattori biologici, temperamentali e un ambiente di sviluppo invalidante, non in grado di prendersi cura dei bisogni emotivi del bambino, propri dell’idealizzazione, ovvero della formazione dell’imago parentale. L’essere umano ha bisogno di continue risposte empatiche che convalidino la stima di Sé, l’unicità di ogni persona, i suoi sentimenti di individuazione ed intenzionalità nell'azione, la capacità di avere coscienza e conoscenza dei propri comportamenti. Il bambino apprende così un’abilità complessa, di importanza fondamentale, definita regolazione emotiva.

D’altro canto, l’esposizione a un ambiente incompetente, porta immancabilmente ad acquisire modalità regolatorie inefficaci, che nel tempo possono risultare altamente disfunzionali. E’ così che si struttura un circolo vizioso, originato dalla compresenza di una vulnerabilità biologica e di un ambiente di sviluppo inadeguato o traumatico, che esita in una maggiore frequenza e intensità di stati emotivi dolorosi. Il bambino diventa così un adulto sensibilmente emotivo che “sente” il doppio e “sente” prima. Un dono, decisamente, visto che la sensibilità è una delle manifestazioni dell’intelligenza. Ma il prezzo da pagare è alto. Ti senti diverso, penalizzante e quando supera una certa soglia origina una personalità critica. Sviluppi una sorta di patosensibilità, sei quasi incapace di elaborare un sufficiente distacco dal dolore che ti attornia, nonostante non ti coinvolga direttamente. La causa principale della sensibilità è la sovrastimolazione, l’eccessiva reattività emotiva e una forte empatia, che spesso non sono sempre ben accette dalla società odierna, che considera le stesse fonte di debolezza. Insomma, essere sensibilmente emotivi è una condanna. Ed io sono stanco di questo supplizio. Sono stanco di “sentirmi” diverso, di “sentire” il doppio. Sono stanco di questa percettibilità che mi costringe ad un’estenuante lotta con me stesso ogni giorno. E sono stanco della stigmatizzazione alla quale, chi è particolarmente emotivo, è sottoposto da una società che sa solo apparire ma non essere.

Dr. Francesco Mappa
Criminologo, Neuroscienziato, Mediatore Penale Minorile, Sociale e Familiare

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