la defininiamo pigrizia, ma…


la defininiamo pigrizia, ma…

 

È arrivato il momento –o forse da tempo lo era -  di usare un pizzico in più di obiettività nei confronti degli adolescenti: Sdraiati, Bamboccioni, Pigri, Indolenti, Assenti, Addormentati a scuola e Attivissimi solo nelle ore notturne…? Macché! Gli adolescenti soffrono di jetlag, mancata sincronizzazione tra orologio biologico e orologio sociale (Wittmann, 2006).

Forse non tutti gli adulti ne sono a conoscenza, ma non vorremmo davvero che ad ignorarlo fosse anche il counselor. E, naturalmente, non mancheremo di interrogarci su che cosa  possiamo fare e sul come realizzarlo.

Adolescenti: fragili supereroi, in viaggio verso se stessi, un mondo sconosciuto e per questo cercato con timore, sanno stupire, ferire, hanno paura di sbagliare e per questo non concedono né si concedono tregua nella sfida quotidiana; a volte tristi, delusi, timorosi, talvolta arroganti, ribelli, aggressivi, piangono, ridono, giocano e si arrabbiano ogni volta che si sentono giudicati nascondendo il loro profondo desiderio di essere amati; a partire dai dodici anni, fino ai diciannove, ma anche venticinque, trenta o quaranta... - come tanti studiosi e da tempo stanno sostenendo-  hanno difficoltà ad accettare ogni forma di regola e norma, non intendono ascoltare e hanno fame di essere ascoltati, sembrano sempre pensare ad altro dis-tratti da stimoli esterni, irritabili,  affaticabili, inquieti, scontenti, estranei agli altri e a se stessi, non si accettano, non si piacciono, vivono in famiglia, a scuola come in gabbia, demotivati, perennemente stanchi di fronte ad ogni sorta di impegno…

L’evidenza  insomma sembra dare ragione agli adulti, cresciuti con un’educazione di tono autoritario densa di ingiunzioni e controingiunzioni che bandiva la pigrizia come parente stretta dell’ozio, padre dei vizi, che non poteva che essere “pronta e rispettosa”…dell’adulto. Mandare a memoria la filastrocca della Pigrizia era un rito che non risparmiava alcun bambino, una precisa forma di inizi-azione, travestita da innocua storiella:

La pigrizia andò al mercato

e un cavolo comprò,

mezzogiorno era suonato

quando a casa ritornò.

 

Cercò l’acqua, accese il fuoco

si sedette, riposò.

Ed intanto, a poco a poco,

anche il sole tramontò.

 

Così, persa ormai la lena,

sola al buio ella restò

ed a letto senza cena

la meschina se ne andò.

 È possibile che a sentircela ripetere con insistenza (noi bambini del secolo scorso) ci siamo chiesti perché mai proprio un cavolo doveva comprare questa pigrizia e perché doveva essere vecchia, e tuttavia nella mente di tutti si stampava indelebile un monito che accomunava l’essere pigri all’oziare e alla inevitabile, giusta punizione: l’andare a letto senza cena. È evidente il retaggio di un’epoca in cui saltare la cena era un’eventualità temuta, mentre oggi, se mai, è pianificata da una qualche regola dietista, ma quel monito è restato talmente forte e onnipresente che inevitabilmente , diventati adulti, si finisce per vedere pigrizia in ogni comportamento poco dinamico, rilassato, magari de-motivato dell’adolescente (troppo scomodo chiedersi da dove origina quella de-motivazione…). 

Studi e ricerche, anche laboratoriali, hanno accertato che il Jetlag è presente nella maggior parte della popolazione, ma la sua entità risulta massima nel corso dell'adolescenza, durante la quale si verifica un biologico ritardo di fase sonno-veglia, che determina un posticipo degli orari di addormentamento e di risveglio (orologio biologico), mentre, in parallelo, l'orario d'inizio delle lezioni scolastiche (orologio sociale) rimane invariato. L'inizio dell’intensificarsi del fenomeno, stando alle ricerche sperimentali, si manifesta intorno ai dodici-tredici anni di età in adolescenti di culture diverse, tuttavia non si può trascurare il potenziale ruolo aggiuntivo svolto da fattori sociali e, in particolare nella nostra società, la condizione di progressiva autonomia dell’adolescente, autorizzato a rientrare a casa a notte inoltrata, l’aumentata disponibilità e l’uso senza soluzione di continuità di dispositivi elettronici non solo in ore della giornata, ma anche della tarda serata o della notte (i dispositivi delle moderne tecnologie interferiscono sulla qualità e la durata del sonno, ostacolano l'addormentamento e il riposo. Il fenomeno è allo studio di molte équipe di ricercatori che  hanno formulato già ipotesi secondo cui la causa potrebbe essere nella stimolazione del sistema nervoso oppure in un'interferenza della luce emessa dagli schermi con i ritmi circadiani che altererebbe l'orologio biologico).

Tra le conseguenze più note di tale desincronizzazione sono state accertate deprivazione di sonno, peggioramento del tono dell'umore, obesità, malessere, aumentato rischio di condizione depressiva. *

Dunque la pigrizia, che noi adulti siamo orientati a considerare la causa di ogni comportamento inattivo, demotivato…, al di sotto delle prestazioni richieste ad un adolescente, è piuttosto un  effetto, l’effetto del jetlag che condiziona in modo severo l’adolescente e di cui l’adolescente stesso non è del tutto consapevole. L’adolescenza, un’età già di per sé assai complessa e difficile, osservata alla luce di tale prospettiva, lo diventa ancora di più e spetta a noi adulti la responsabilità di ascoltare,  sostenere, aiutare ogni adolescente perché trovi le modalità per  vincere i propri limiti, per ottenere un comportamento più dinamico e partecipe. Esprimere giudizi taglienti e rimproveri si rivela dunque un inefficace quanto inopportuna soluzione per gli adulti, ma quali strategie ci soccorrono in questo delicatissimo compito?  

In ragione del presupposto “scientifico”, ampiamente verificato, per cui i nostri ritmi biologici sono influenzati fortemente da sincronizzatori esterni, sia ambientali, sia sociali, le recenti sperimentazioni ci offrono due rimedi possibili come contromisura adeguata al social jetlag in adolescenza.

In rapporto ad uno dei più importanti sincronizzatori ambientali, l'alternarsi ciclico di luce e buio, giorno e notte (i nostri ritmi biologici  oscillano in linea con fenomeni geofisici come la rotazione terrestre di 24 ore; si veda il ritmo circadiano), i ricercatori hanno sperimentato per l’adolescente, l’utilizzazione del simulatore d'alba, un dispositivo che emette luce in graduale aumento prima del risveglio. L’obiettivo di rendere più attentivo e partecipe  l’adolescente fin dalle prime ore del mattino è stato raggiunto con discreti risultati, ma gli stessi ricercatori invitano alla prudenza: che l’adolescente sia più reattivo al risveglio, non assicura, senza ulteriori interventi competenti educativi, che convogli quell’attenzione  e quelle energie ritrovate, verso un aumentato e più consapevole impegno scolastico, come ci aspetteremmo. Ritrovate le energie, insomma, occorre che l’adolescente venga aiutato a canalizzarle per la sua crescita.

Il secondo suggerimento concerne i sincronizzatori sociali, primi tra tutti, sono gli orari di lavoro e gli orari scolastici per gli studenti. Si è provato, dunque, a posticipare l'orario di inizio delle lezioni di scuola secondaria di II grado (la fascia d’età in cui maggiori sono le difficoltà nel rapporto applicazione/performance scolastica), e si sono ottenuti evidenti risultati: aumentata attività cognitiva e partecipazione emotiva, disponibilità alla collaborazione, ma trattasi di soluzione poco praticabile perché implica una profonda (faraonica?) riorganizzazione del sistema scolastico.

           Torniamo dunque a chiederci che cosa e come può l’adulto affiancare l’adolescente nel difficile passaggio dall’infanzia alla giovinezza, alla conquista della propria identità? Un’opportuna risposta è il counseling umanistico pluralistico integrato che, partendo dall’approccio non direttivo di Carl Rogers, dall’ascolto in sospensione di giudizio, dall’accoglienza (da non confondere con l’approvazione incondizionata) è il terreno fertile da cui nasce e si espande autentico rispetto per l’adolescente e le difficoltà che vive. Ad ogni educatore (genitore, docente, allenatore sportivo, …) oggi più che mai è prioritario consentire di accedere all’efficacia di queste modalità della relazione educativa, anche per alleggerire il peso delle responsabilità che pesano sul ruolo stesso dell’educatore.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

*Dottorato di ricerca in Psicologia Generale e Clinica, Simulatore d'alba come possibile contromisura al social jetlag in adolescenza, Università di Bologna, dr Lorenz Tonetti, 2013

 

 

 

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