la forza, la resistenza e l'equilibrio ...


la forza, la resistenza e l'equilibrio ...

 

 

            Non ho dubbi in proposito: scelgo l'equilibrio, nella consapevolezza che è difficile da raggiungere, mai sarà perfetto, talvolta rimarrà stabile, ma più spesso si rivelerà precario e si dissolverà senza lasciare traccia e ogni volta avvertirò l'esigenza di ri-modellare, ri-costruire con agilità...felina la presente mutevole realtà che mi si offre per ri-conquistarlo (e non sarà mai identico al precedente, forse migliore...?). Scelgo l'equilibrio come punto di arrivo, come pratica quotidiana, come strategia risolutiva in ogni relazione interpersonale e in quella intrapersonale ed anche nel mio ruolo di counselor, quell'equilibrio che nelle sue diverse forme dona valore alla vita, è equilibrio della mente, interiore, con se stessi e con gli altri.  Sono convinta che siamo in tanti a credere che l'equilibrio meriti di essere collocato tra le priorità del vivere per ogni essere umano e proprio per questo non può sfuggirci la sua peculiare essenza: l'equilibrio è una conquista che non si dà in natura, è il risultato, mediato composto e ri-composto con sapienza, sagacia, competenza, conoscenze e ogni nostra personalissima dote e abilità, di forze equivalenti in opposizione , ciascuna delle quali sprigiona una grande energia e contrasta alla pari con quella contraria, opponendole pari resistenza. Cerchiamo infatti l'equilibrio proprio nelle situazioni in cui siamo sollecitati da forze opposte; è  una condizione evidente, così evidente da essere spesso considerata ovvia (per questo così frequentemente trascurata).

In questa composizione del contrasto, nella risoluzione delle diversità, nella creazione di un'armonia consiste il grande fascino di ogni forma di equilibrio, quell'armonia che nell'arte ci commuove, come ad esempio quella delle forme architettoniche di cui abbiamo imparato a godere prima ancora che dai testi di storia dell'arte, dal nostro ricchissimo patrimonio di  monumenti. E armonia, ancora una volta ci rimanda a forze diverse che trovano una composizione: armonia = disposizione, proporzione, derivante da armozein connettere, collegare. (la  radice ar- indica unione, disposizione, comune anche ad arte e aritmetica).

[http://unaparolaalgiorno.it]

            Nell'arte ci torna facile apprezzare l'armonia delle linee, ci appare naturalmente eccellente il rapporto aureo delle dimensioni persino quando è rispettato negli arredi domestici, ma quando si tratta di ri-conoscere che  perseguire l'equilibrio, nella nostra vita e in particolari situazioni, significa conoscere quali forze in opposizione ne siano il fondamento, ne siano cioè l'elemento che lo renderà possibile, allora tutto si complica e quelle forze ci appaiono un'improvvida intromissione che vanifica la nostra ricerca. Ci lamentiamo che qualcuno o qualcosa si opponga a ciò che vogliamo e, smettendo di cercare, ci ostiniamo ad eluderlo/la, a rifiutarlo/la, incamminandoci in men che non si dica verso atteggiamenti e comportamenti autoreferenziali che sono, per definizione, alieni da ogni forma di equilibrio.

Facciamo riferimento allora proprio all'architettura che, in quanto forma d'arte, ci induce un atteggiamento di piacevole riflessione e soprattutto assopisce in noi ogni automatico e preventivo muro di autodifesa. Le affermazioni che seguono sono dell'architetto Roberto Secchi, Docente di Progettazione architettonica e urbana all'Università La Sapienza di Roma, tratte dall'articolo L'architettura è l'arte dell'equilibrio? [in Aperture, 2013]

A proposito dell'equilibrio R. S. scrive: "non bisogna pensarlo come condizione raggiunta una volta per tutte. Sì, il segreto di una buona condotta etica è pensarlo [l'equilibrio] come  l'orizzonte, una linea che orienta il nostro cammino, che non si può raggiungere perché si muove con noi.

Perché l'architettura sarebbe l'arte dell'equilibrio?

Forse tra tutte le arti e le discipline è essa vocata più delle altre ad agire con equilibrio? Per l'equilibrio? L'equilibrio tra cosa? L'equilibrio inteso come misura, come uguale ripartizione, come moderazione? Come tale esclude la  passione  incoraggia l'oggettività e scoraggia la soggettività" [...] l'architettura interpreta il "legame tra arte dell'equilibrio e l'etica della virtù della comune radice delle parole aequilibritas, ed aequitas nel termine aequus, equo, giusto? [...] In architettura diceva André Wogenscky, -celebre collaboratore di Le Corbususier - "uno più uno fa uno" [Paris, '72]. La triade vitruviana di firmitas utilitas e venustas non ammette la prevaricazione di una categoria sulle altre ma prescrive il conseguimento del loro giusto equilibrio. Tutta l'architettura classica antica e moderna, si può dire fino alla Rivoluzione industriale, ha osservato questo principio [...poi] la triade ha ceduto il passo a teorie che hanno celebrato e praticato la dismisura la disarmonia e il brutto a vantaggio dell'espressione."

            Giusto equilibrio : in queste poche righe si concentra la bellezza e la complessità dell'equilibrio in ogni contesto e dunque anche in  quello della profondità del nostro sentire quando vogliamo seguire i nostri princìpi ed anche tener conto dell'effetto per noi e per gli altri e mantenere fede a ciò che è giusto ed equo, obiettivamente certo e tuttavia senza perdere la nostra passione, il nostro personalissimo modo di vivere ogni situazione, dando spazio alla nostra creatività.

            In fondo è proprio così che abbiamo imparato a costruire la nostra identità, apprendendo a modo nostro ciò che ci è stato proposto, scomponendolo e ricomponendolo e possedendolo in  forma rinnovata e dunque personale, su misura, proprio come una seconda pelle; un lavorio che abbiamo iniziato prima ancora che la nostra memoria cominciasse ad archiviare scene, flash, attimi di cui siamo stati bimbi protagonisti, quei brevissimi filmati  destinati a restare, nella nostra mente e nel nostro angolo più segreto, indelebile conforto di armonia delle relazioni familiari, ma anche perpetuo desiderio di rivalsa per le imposizioni, le severità, i limiti che abbiamo vissuto come ingiusti.

            È proprio dell'essere umano destreggiarsi tra relatività e complessità  in ogni situazione, ma oggi questa difficoltà è di gran lunga aumentata, in un  mondo che, per riprendere le parole di R. S. celebra e pratica "la dismisura la disarmonia e il brutto a vantaggio dell'espressione" ; siamo ben consapevoli che quando questo accade, come accade, per i comportamenti, per le scelte di vita, quando l'espressione prende il sopravvento su ogni mediazione, allora anche l'espressione dell'ira, la nostra aggressività, il nostro ignorare l'altro/gli altri, il nostro reale e presente sentire fanno agio su qualsiasi tentativo di riflettere alla ricerca di un equilibrio che può essere la risposta di ora  che migliora anche il mio/nostro futuro.      Certamente non è soltanto effetto dei tempi stretti e dei ritmi sempre più accelerati, è un lasciarsi conquistare a poco a poco, in modo apparentemente indolore, dalle soluzioni più facili, più piacevoli, più seguite, più accattivanti...e quel più  che allude ad un meno , il secondo termine di paragone, è tremendamente esplicito: impossibile persino cercare ancorché trovare un equilibrio che, per essere tale, ha bisogno di forze contrapposte che si bilancino. Quando le forze che si oppongono hanno peso e valenza diversi, una delle due ha già vinto.

            Quando ci sentiamo attratti da linee di forza negative e/o positive, proviamo a leggerci dentro, a riflettere su quanto quelle linee si nutrano tutte in una volta di distacco, ironia, partecipazione, calma, compassione. Trovo suggestiva l'affermazione che segue: "Nell'equilibrio ogni cosa è lì a metà strada tra te e la realtà, l'Universo ti riflette, tu rifletti lui, perché sei in una UniRelazione." [Angolazioni diverse, 2014]

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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