Esperienze di Grief counseling


lutto perinatale

Prendo spunto dall’articolo dell’amico e collega Dario Cigliutti sull’elaborazione del lutto (28 maggio 2015, Counseling Italia) per raccontare che il counseling può davvero essere uno strumento utile e potente in un percorso di elaborazione del lutto.

Siamo un gruppo di professionisti della relazione d’aiuto e ci occupiamo da qualche anno insieme all’associazione CiaoLapo Onlus di sostegno ad un lutto molto particolare: il lutto perinatale. Questa associazione, fondata dalla dott.ssa Claudia Ravaldi (psichiatra e psicoterapeuta) e da suo marito, il dott. Alfredo Vannacci, in seguito alla morte a termine gravidanza del loro bambino Lapo nel 2006, ha come obiettivo la sensibilizzazione del mondo sanitario e della società in genere rispetto al peso sociale del lutto perinatale, ovvero la perdita di un bambino in qualunque epoca della gravidanza e fino a un mese dopo la nascita. Lo studio e la divulgazione di protocolli adeguati per il sostegno alle coppie dal momento della diagnosi infausta fino alla dimissione dall’ospedale e poi il supporto emotivo delle stesse durante il percorso di elaborazione del lutto rappresentano la mission di questa associazione molto attiva su tutto il territorio nazionale attraverso la formazione di operatori sanitari e la creazione di gruppi di auto aiuto, facilitati da operatori della relazione d’aiuto formati specificamente al lutto perinatale.

 

Specificamente perché il lutto perinatale è un lutto difficile, che richiede un’attenzione particolare. Quando un genitore perde il proprio figlio prima ancora di averlo visto nascere o subito dopo averlo dato alla luce vive un vero e proprio trauma. Nascita e morte sono assolutamente impensabili come eventi vivibili contemporaneamente, e la perdita perinatale è un evento improvviso, innaturale e per questo molto doloroso. Paura, rabbia, disperazione e un profondo senso di impotenza si impossessano della coppia di genitori che avrebbe bisogno nel momento acuto dell’evento di trovare il supporto emotivo e cognitivo dei primi soccorritori. Purtroppo in Italia, nonostante i casi di morte nell’ultimo trimestre di gravidanza o subito dopo il parto siano 2500 all’anno, la preparazione degli operatori sanitari non prevede ancora abilità e competenze atte ad un soccorso emotivo ed un accompagnamento adeguato nelle fasi acute dell’evento (counseling d’emergenza). Chi lavora in un reparto di ostetricia e ginecologia è preparato ad accogliere la vita e molto spesso di fronte alla morte vive sensazioni di inadeguatezza e dolore, che lo portano ad allontanarsi dalla vittima primaria (la coppia di genitori) per proteggere se stesso e il proprio disagio.

Comincia fin dall’inizio per la coppia di genitori che ha subito la perdita del proprio figlio un percorso complesso e di grande solitudine. È già difficile nella nostra sociètà dare alla morte l’attenzione e la dignità che si merita, ancor più difficile lo è quando la morte avviene prima della nascita. E questo processo è facilitato dal fatto che il bambino morto ancor prima di nascere non è stato mostrato al mondo e quindi il mondo lo nega. “meglio adesso che più avanti”, “puoi sempre farne un altro”, “almeno non hai avuto tempo di affezionarti”, sono frasi ricorrenti che gli spettatori di un evento di perdita perinatale riescono a dire con un intento consolatorio, che hanno purtroppo un effetto devastante sui genitori, perché amplificano ulteriormente il loro dolore.

CiaoLapo aiuta i genitori, delegittimati a provare dolore per una perdita perinatale, fornendo supporto attraverso la condivisione. Il sito web dell’associazione (www.ciaolapo.it) offre molteplici servizi di supporto anche a chi cerca un approccio più lento e graduale rispetto all’affrontare il proprio lutto.

La formazione dei facilitatori alla comuni-Care, ovvero alla comunicazione che cura, in cui le abilità di counseling rappresentano lo strumento fondamentale, aiuta a creare nei gruppi di auto mutuo aiuto un terreno facilitante la narrazione del proprio vissuto. Accoglienza, empatia e un’atmosfera non giudicante offrono il terreno ideale perché, dal racconto delle vittime, anche le emozioni più devastanti riescano a emergere, attraverso la condivisione con persone che hanno vissuto esperienze simili e che quindi “possono capire”. Quando si scioglie quel muro di silenzio, che ha impedito al genitore di sentirsi tale pur non avendo un bambino tra le braccia, è più facile per lui riuscire a riconoscere le proprie emozioni, dar loro dignità e collocarle all’interno della propria esperienza e del proprio vissuto emotivo, a costruire quel pacchetto di ricordi che rappresenteranno per sempre l’amore per il proprio figlio.

La narrazione guidata, che rappresenta il metodo principale di elaborazione del lutto nei gruppi di auto aiuto di CiaoLapo, fa parte del bagaglio di strumenti che il nostro gruppo di operatori della relazione d’aiuto utilizza anche nel supporto di altri tipi di lutto.

Utilizzando questo approccio con persone che hanno subito una perdita si cerca di stimolare, attraverso il racconto dettagliato della propria esperienza, una riflessione più profonda riguardante la relazione con la persona perduta, con un’osservazione del proprio stato emotivo, delle reazioni suscitate dalla perdita, dei propri bisogni e delle proprie necessità. Il riconoscimento delle emozioni aiuta ogni vittima a trovare il senso personale alla propria perdita, a collocarla nel proprio vissuto e nella propria storia, così che il dolore trovi giustificazione e sollievo.

Quindi certo il counseling è senz’altro uno strumento adeguato per sostenere le persone in lutto, qualsiasi sia la perdita per cui stanno soffrendo. La morte è un evento naturale e anche il lutto, quando vissuto senza complicazioni, appartiene alla sfera di situazioni fisiologiche che tutti gli esseri umani prima o poi attraversano. Il counselor può essere un abile accompagnatore in questo percorso di attraversamento del dolore. Resta inteso che prima di accompagnare chiunque attraverso il percorso del superamento del dolore della perdita, anche il professionista deve fare i conti con le sue perdite e le sue emozioni legate a questi eventi.

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