Autostima. Coraggio di essere se stessi


Protagora, sofista greco del V secolo a.C., affermava che ogni cosa acquista senso, dimensione, importanza in virtù della sua relazione con l’uomo. ” L’uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono”.

Se spostiamo lo sguardo dall’Uomo universale, così come inteso da Protagora, e guardiamo all’ individualità di ciascuno di noi, di ciascun uomo,  non possiamo prescindere dal parlare del Sé.

Sé come rappresentazione che ognuno di noi , l’uomo appunto, ha di se stesso; insieme più o meno organizzato di rappresentazioni che ci fanno affermare che il Sé è misura di tutte le cose.

Uno dei molteplici ruoli del Sé, punto di partenza  della nostra attività cognitiva, è quello di selezionare la massa di informazioni che quotidianamente ci giungono, anche inconsapevolmente, sondando la pertinenza degli stessi ed il loro interesse per noi, per il nostro nucleo del Sé.

La nostra attenzione possiede capacità  selettive e ci consente di rilevare e far emergere, tra la massa di stimoli proveniente dall’ambiente, quelli per lei maggiormente rilevanti.

 

Proprio in base all’effetto di autoreferenza la nostra memoria dedica un posto privilegiato a tutto ciò che riguarda il Sé.

Fondamentalmente la nostra memoria è egocentrica è ciò fa si che ci metta in grado di ricordare tutto ciò che è rilevante per noi e di trascurare ciò che non ci piace ricordare. I comportamenti, e gli eventi vengono quindi percepiti, interpretati attraverso la lente e con il metro del nostro Sé.

Esistono per ognuno di noi un Sé pubblico ed un Sé privato dove il primo può essere visto come la causa produttrice del secondo; vi è, comunque,  una forte influenza anche del Sé privato su quello pubblico tanto da far si che gli altri siano fortemente influenzati dal giudizio che noi diamo di noi stessi.

Se è vero che noi siamo influenzati pesantemente dal giudizio altrui su di noi è altrettanto vero il contrario ciò gli altri tendono inevitabilmente a vederci come noi ci vediamo.

Vero è anche che,  nonostante tutto,  i due Sé non coincidono ciò, proprio in ragione del fatto, che esistono aspetti, talmente personali di ognuno di noi, talmente intimi, che difficilmente vengono alla luce in pubblico.

Ad esempio, se un individuo sperimenta pesanti disordini durante la sua educazione, può succedere che cerchi poi di nascondere agli altri alcuni aspetti di se per paura, timore di non essere accettato. Così come, da bambini e ragazzi i  genitori, la famiglia, gli amici  e gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale sulla costruzione della percezione che l’individuo ha di se stesso, allo stesso modo, in età adulta l’ambiente interviene aggiungendo nuovi influssi a quanto già appreso, ecco che errori, fallimenti , insuccessi possono minare la costruzione della propria autostima.

La percezione che abbiamo di noi stessi, a volte anche a causa dei messaggi che ci sono stati rivolti o che abbiamo selezionato, hanno prodotto in coi il nostro dialogo interno e forse ci hanno anche indotti ad avere una di noi un’immagine nativa o diversa dalla realtà.  Nel tempo abbiamo così sperimentato elementi che hanno ostacolato il processo di costruzione della nostra autostima

Utilizzando lo schema o finestra di Johari – modello proposto per lo studio dell’evoluzione della comunicazione interpersonale – potremmo cercare di descrivere come poter far evolvere l’autostima accompagnandoci al prendere la responsabilità ed avere il coraggio di essere noi stessi..

Esistono quattro posizioni  all’interno delle quali si colloca il nostro modo di vederci e di vederci in relazione agli altri;  facilitando una buona conoscenza di Sé facilitiamo le relazioni con gli altri e andiamo ad incidere positivamente sull’autostima.

Le posizioni oggetto di analisi sono  quelle riportate immediatamente qui sotto e che, a seguito di un lavoro personale  sulla consapevolezza,  tenderanno ad  evolvere nei contenuti  nelle posizioni a fianco:

ARENA  Ciò che so di me e che mostro agli altri  ARENA  Cosa mostro di me agli altri
  IL PUNTO CIECO Ciò che non so di me ma che gli altri conoscono   IL PUNTO CIECO Cosa posso chiedere a chi mi conosce a proposito di ciò che sa di me?
  LA FACCIATA Ciò che so di me e che nascondo agli altri   LA FACCIATA Quali aspetti nascosti di me stesso mi piacerebbe rivelare agli altri?
  L’IGNOTO Ciò che né io né gli altri sappiamo di me (l’inconscio)   L’IGNOTO Cosa dicono i sogni ? Ne prendo nota?

Questo eserczio,  è uno dei tanti, che potremmo allenarci a mettere in pratica per sviluppare tanto le nostre capacità relazionali quanto la nostra autostima.

 

My Counselor Manuela Fogagnolo

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