Intelligenza emotiva


intelligenza emotiva

Vorrei, qui, cogliere il consiglio elargito da Daniel Goleman (1996) e prendere spunto da quanto da lui pubblicato nella prefazione all’edizione italiana del suo libro “Intelligenza emotiva. Che cos’è e come può renderci felici”: “Ho scritto Emotional Intelligence in un momento in cui la società civile americana si dibatteva in una crisi profonda, caratterizzata da un netto aumento della frequenza dei crimini violenti, dei suicidi e dell’abuso di droghe – come pure di altri indicatori di malessere emozionale – soprattutto tra i giovani. Il mio consiglio per guarire questi mali sociali era di prestare una maggiore attenzione alla competenza sociale ed emozionale nostra e dei nostri figli, e di coltivare con grande impegno queste abilità del cuore.”.

 

Nella sua prefazione proponeva a noi italiani di seguire il suo consiglio prevalentemente a fini preventivi più che curativi, come in America affermando “ho appreso dai miei amici che in Italia si percepiscono i primi segnali ammonitori di un’alienazione sociale e di una disperazione individuale che, se non controllati, potrebbero un giorno portare a lacerazioni più profonde del tessuto sociale.

Ora, a distanza di parecchi anni dall’uscita di questo libro, non posso fare a meno che constatare, non senza dolore e preoccupazione, che quanto da lui preconizzato relativamente ad una incipiente crisi sociale ed ad un crescente malessere emozionale soprattutto tra giovani e bambini, si è presentato con prepotenza alle nostre porte: sono quasi quotidiane le notizie di adolescenti che uccidono genitori o gruppi di adolescenti che seviziano loro pari. Gli atti violenti nei confronti di donne e bambini aumentano con una progressione geometrica, così come l’uso di droghe *[1] ed il numero dei suicidi. Tutti indicatori di gravi carenze della capacità di gestire le proprie emozioni, di gestire l’autocontrollo, di sapere che cos’è l’empatia, tutti segnali di un grave analfabetismo emozionale. Come egli stesso affermava “Mente e cuore hanno bisogno l’una dell’altro”.

Sempre secondo l’autore la neuroscienza sulla scorta di nuove scoperte scientifiche ci assicura che lavorare per aumentare l’autoconsapevolezza ed il controllo dei propri sentimenti negativi, prestare attenzione sistematicamente all’intelligenza emotiva, aiuterà a sperare in un futuro più sereno.

Ma cosa intendiamo per comunicazione emotiva e per intelligenza emotiva? A cosa servono le emozioni? Come riconosciamo le nostre emozioni? Come le riconosciamo negli altri? Come possiamo formulare risposte empatiche di riconoscimento del sentimento dell’altro se non le conosciamo e non percepiamo lo schema di riferimento dell’altro?

Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire; in altre parole, piani d’azione dei quali ci ha dotato l’evoluzione per gestire in tempo reale le emergenze della vita. La radice stessa della parola emozione è il verbo latino moveo, (muovere), con l’aggiunta del prefisso “e” (movimento da), per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire.

Così come la salute mentale è il prodotto dell’interazione tra almeno tre ordini di fattori:

– fenomenologico-esperienziale (psichico)

– fisiologico (fisico)

– espressivo comportamentale (sociale).

anche le emozioni, fenomeni complessi, implicando un coinvolgimento di tutti e tre i fattori citati e svolgono un ruolo importantissimo nella salute mentale.

Le stesse emozioni (le cui basi anatomiche sono rintracciabili nelle strutture più primitive e più interne localizzate nel sistema limbico – cui giungono gli input ambientali prima di raggiungere le aree superiori della corteccia coinvolte) agiscono in modo diverso a seconda del compito di adattamento richiesto.

A tale riguardo LeDoux (1998), nell’ambito delle sue ricerche sulle emozioni, ha scoperto che esiste una via privilegiata riservata all’amigdala all’interno del nostro cervello, che le consente di svolgere il ruolo di sentinella delle emozioni e di reagire con ampio anticipo, rispetto alla neocorteccia, agli input degli organi di senso. Oltre a ciò l’amigdala può essere considerata un archivio di ricordi emozionali.

“A differenza dei sentimenti consci, quelli cui siamo pienamente consapevoli, le emozioni hanno origine a un livello ben più profondo della mente e sono il risultato di sofisticati sistemi neurali comparsi nel corso dell’evoluzione con un obiettivo preciso: garantire la sopravvivenza dell’individuo. Nel funzionamento del cervello emotivo i sentimenti consci sono irrilevanti mentre sono le emozioni ad avere un ruolo determinante.”. (J.LeDoux)

L’Intelligenza Emotiva viene intesa come meta-abilità, ossia come una capacità che consente di servirsi di altre capacità superiori attraverso la gestione dell’esperienza emotiva. Tale abilità complessa funziona ottimizzando la circolazione emotiva ed è centrale nel quotidiano processo di adattamento che è alla base di una sana vita psichica.

Tutto ciò è possibile perché il nostro cervello è un organo responsivo a stimoli esterni e interni; conseguentemente i modi in cui viviamo i nostri stati d’animo generano modificazioni fisiologiche che possono influenzare la durata e l’intensità dell’attivazione delle aree cerebrali deputate ai vissuti emotivi.

L’Intelligenza Emotiva si compone di cinque abilità:

1) la consapevolezza emotiva che genera principalmente:

– la capacità di distinguere e denominare le proprie emozioni in determinate situazioni;

– il riconoscimento dei segnali fisiologici che indicano il sopraggiungere di un’emozione;

– la capacità di comprendere le cause che scatenano determinate emozioni.

2) il controllo emotivo che si manifesta prevalentemente attraverso:

– il controllo degli impulsi e delle emozioni;

– il controllo dell’aggressività diretta verso gli altri;

– il controllo dell’aggressività rivolta verso sé stessi.

3) la capacità di sapersi motivare i cui indicatori principali sono:

– la capacità di incanalare, energizzare e armonizzare le emozioni dirigendole verso il raggiungimento di un obiettivo;

– la tendenza a reagire attivamente (con ottimismo e iniziativa) agli insuccessi e alle frustrazioni.

4) l’empatia che implica:

– la capacità di riconoscere gli indizi emozionali altrui;

– la sensibilità alle emozioni e alla prospettiva altrui.

5) la gestione efficace delle relazioni interpersonali che determina:

– la capacità di negoziare i conflitti tendendo alla risoluzione delle situazioni;

– la capacità di comunicare efficacemente con gli altri.

 

 

Mycounselor Manuela Fogagnolo

 

* focalizzando l’attenzione sui giovani, l’indagine 2013 sulla popolazione studentesca (su un campione di 34.385 soggetti di età compresa tra i 15-19 anni) ha rilevato le seguenti percentuali di consumatori (una o più volte negli ultimi 12 mesi): cannabis 21.43%, (19,4% nel 2012), cocaina 2,01% (1,86% nel 2012), eroina 0,33% (0,32% nel 2012), stimolanti metamfetamine e/o ecstasy 1,33% (1,12% nel 2012) e allucinogeni 2,08% (1,72% nel 2012). L’analisi, quindi, indica in particolare un incremento di 2,29 punti percentuale del consumo di cannabis rispetto al 2012. Da Repubblica luglio 2013

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