i sorprendenti effetti del "messaggio Io"


            

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i sorprendenti effetti del "messaggio Io"

 

            Dodici le barriere della comunicazione, secondo Thomas Gordon, che alterano quel percorso circolare tra noi, che mandiamo un messaggio ad un  interlocutore  e la risposta che dall'interlocutore ci torna indietro, percorso facile da teorizzare, da descrivere e schematizzare, difficile, difficilissimo e fragile in realtà.

Abbiamo un bel dire che la comunicazione è tale solo se e quando l'emittente si pone in ascolto del feedback impegnandosi a valutare se accoglierlo o metterlo in discussione, spesso il nostro comportamento è ben diverso e se pure prestiamo attenzione all'effetto della nostra proposta, quante volte poi ci lasciamo trascinare nel gorgo del "non è così e sei tu che sbagli", o "lei deve capire", o peggio ancora "tu non sei altro che",  "lei, come prevedevo, non ha le qualità necessarie...".

            Eppure si trovano in noi  risorse concrete in grado di semplificarci il problema comunicativo e non occorre avere chissà quali doti, quali abilità, basterebbe che, memori del fatto che in buona fede ciascuno di noi -quindi noi come ognuno dei nostri interlocutori, in qualsiasi situazione- è convinto della validità delle proprie idee, nel momento del confronto, anche duro e ostinato, esprimessimo all'interlocutore che cosa proviamo, come  ci sentiamo rispetto alla situazione in atto, a come il problema si sta delineando, chiarendo anche qualche  nostro "perché". È appunto questo "il messaggio io" (altra definizione di Thomas Gordon), un'àncora poderosa che possiamo usare quando vogliamo e che ottiene risultati, è proprio il caso di dire, m a g i c i . Potrebbe sembrare che esageri ma non è così e chi lo pratica ha potuto sperimentarne la incredibile forza in due direzioni: verso noi stessi, assicurandoci una consapevolezza di noi, del qui e ora che non sempre, o addirittura raramente ci accade di curare soprattutto se siamo pienamente coinvolti in una situazione e verso il nostro interlocutore che non sentendosi più giudicato si rasserena e si apre o riapre al dialogo.

In effetti, usare il messaggio io implica quell'ascolto attivo che ci permette di  imparare a leggere il comportamento nostro e dell'altro, di riconoscere le situazioni problematiche, di esercitare l'empatia, la strada maestra, appunto, per andare oltre le barriere della comunicazione. Quindi non “tu sei”, ma “io sento”.

            Il messaggio io è definito una tecnica da intendersi nel significato più ampio e più vicino alla sua etimologia: sistema, insieme di parti coordinate reciprocamente, connesse in modo tale che ogni modificazione di una di esse si ripercuota sull'insieme, mutando l'organizzazione del tutto, e, reciprocamente, ogni modificazione dell'insieme si ripercuota su ognuna delle parti. Sistema come processo di crescita che gli è specifico, processo dovuto non solo a influenze esterne, ma anche a una forza spontanea di autoriproduzione, sistema che comporta sempre una retroazione, cioè una capacità di autocontrollare i propri cambiamenti, così che quando sopravviene un mutamento, lo squilibrio che ne risulta spinge il sistema a reagire e a modificare contemporaneamente la propria struttura e il mutamento subito, in modo da ritrovare un certo equilibrio.

(Jacques Ellul, Enciclopedia del Novecento,1984).

La tecnica del messaggio io, dunque,  non come un afferrare al volo regole pratiche da applicare, bensì come un insieme che coinvolge ogni nostra facoltà, esperienza, convinzione, progettualità, ecc... permettendone, nello cambio con l'altro e con l'esterno, modificazioni e dunque cambiamento .

Per qualcuno che fosse ancora incredulo rispetto alla necessità di far uso del messaggio io, propongo di riflettere  sugli elogi in seconda persona, cioè espressi con  "messaggio tu", qui di seguito riportati, mettendoci ...nelle scarpe di chi riceve l'elogio per ascoltare il suo discorso/dialogo interno di risposta:

Ma che brava bambina, quando aiuti la mamma!

Complimenti! sei riuscito finalmente a finire il lavoro

Che coraggio hai avuto questa volta, bravo!

Oggi sei proprio vestito bene!

Elogi che vorrebbero essere una carezza, pur animati da benevolenza e disponibilità, possono avere effetti negativi, proprio perché, espressi in seconda persona, esprimono comunque e sempre un giudizio sull'altro che non di rado induce a mettere in atto tenaci forme di resistenza. Non raramente, infatti, con il messaggio tu il nostro interlocutore si offenderà, o si arrabbierà e probabilmente attiverà un atteggiamento di difesa che interferirà con la comunicazione. Persino un leogio, che sembrerebbe essere la con dizione ideale della comunicazione perfetta in sé, senza rischi di incomprensione, solo se espresso con "messaggio io", realmente arriva al nostro interlocutore come una autentica e circostanziata carezza.

            Grazie alla tecnica del messaggio io, che comporta sempre l’espressione dei propri sentimenti e la disponibilità a cambiare il proprio modo di rapportarsi agli altri, prendendo coscienza responsabilmente dei propri vissuti, i nostri interlocutori non si sentiranno colpevolizzati, né giudicati e insieme potremo ragionare sulle conseguenze delle nostre azioni, per un reciproco re-incorniciamento.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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