Essere persona, scoprire l'universalità dell'essere umano


montagne acque

          All’inizio le montagne erano montagne e le acque erano acque, quando

         penetrai nella sapienza [zen] le montagne non erano più montagne e le acque non

         erano più acque, ma quando raggiunsi l’essenza  le montagne furono di

         nuovo montagne e le acque di nuovo acque.

         Ch’ing-Yuan, antico maestro zen cinese

 

           Visto da fuori, con occhi della logica quotidiana, l’essere senziente è come un paesaggio in cui la montagna diventa, con il suo asse verticale, il percorso cronologico della vita e l’acqua, attraverso la sua orizzontalità, il simbolo che traccia gli eventi. Attraverso una descrizione simbolica l’uomo ha anche la capacità particolare di usare, in un linguaggio quasi codificato, ciò che vuole rendere meno o per niente visibile. Tale linguaggio avvicina l’uomo alla sapienza che è quella che trasforma l’individuo nella sua trasparenza e che abbatte  i confini che lo separavano dal mondo: tutto diventa armonico, le prospettive si rendono chiare e sempre di più con meno errori. Quello che prima poteva essere soggetto di astrazione, speculazione, desiderio, proiezione diventa vero, bello e buono. Ciò che appariva prima solo con una forma diventa il contenuto e il risultato di una equazione personale, esperienziale, il repertorio da dove poi verrà selezionata, estratta l’essenza che non è comune, è anzi distinta, diversa per ogni essere così come diversa ancora è l’interpretazione di ogni esperienza.

 

            È così che l’individuo, attraverso degli esercizi dei suoi organi di senso(organi di azione che ricevono informazioni dall'ambiente esterno) e delle facoltà del sentire (facoltà di percezione sensoriale, strumenti di conoscenza dell'universo materiale), manifesta la sua persona nelle dimensioni spazio-temporali della sua interiorità.

            Quell’individuo/montagna da conoscere/scalare diventa, in queste condizioni, prima di tutto per se stesso persona, come diceva tra l’altro Edith Stein, “un individuo in carne ed ossa dotato di dignità, di pensiero, di relazione con altri, con la storia, con le strutture socio-religiose, con il trascendente, con sé.”

            Visto dall’esterno, tale percorso può essere originale oppure no, ma di certo sarà unico e autentico, perché la persona non inganna più se stessa nel suo colloquio intimo, non è più la bozza di un immaginario allo specchio fiabesco, ma accetta di essere quello che è e che la sua visione interiore le rivela. Per avere questa visione dobbiamo coltivare tutti gli altri sensi, più oggettivi e meno ingannevoli, ma anche meno raffinati.

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