GUIDARSI AL CAMBIAMENTO. Analisi delle strutture e dei processi di trasformazione di sé

Inviato da Nuccio Salis

mano sorriso

La finalità preposta in relazione di aiuto è il cambiamento. Al di la dell’approccio teorico prescelto, della scuola di appartenenza del professionista che organizza il setting e quindi della tipologia strumentale in seno ai modelli dell’intervento, il traguardo auspicato rimane pur sempre il cambiamento.

Il passaggio da una condizione ritenuta inadeguata, ad una situazione alternativa arricchita di possibilità esperienziali, è l’obiettivo che è necessario condividere in alleanza fra professionista e cliente.

La vita stessa di ciascuno di noi è un dinamico fluire di eventi, trasformazioni interiori, crescente sviluppo consapevole, un susseguirsi di caos e rifacimento dell’ordine; fasi alternate che si cedono il passo l’una con l’altra, in una spirale che ci fortifica come soggetti dotati di identità e ci sostanzia nella nostra profonda natura individua. Soltanto la trasformazione continua garantisce il progresso delle strutture e dei processi del Sé.

Chiunque pratichi la relazione di aiuto ha già ampiamente constatato come il fulcro di ciascun disagio, al di là della tipologia con la quale si manifesti, consista sempre in una cronicizzazione di una situazione caratterizzata da ripetizione e stereotipia. L’ obsolescenza di un agire quotidiano che determina blocchi delle nostre possibilità evolutive, ed arresta l’espandersi del nostro empowerment creativo, è da ritenersi un complesso fattore deleterio di avvilimento umano, ripiego sull’abitudine e spegnimento dell’energia vitale.

 

Si potrebbero passare in rassegna numerosi ed illustri pensatori e filosofi di ogni tempo, che si sono prodigati per consegnarci il prezioso insegnamento circa l’importanza del cambiamento. E’ soprattutto grazie a queste storiche personalità, se siamo in grado ancora oggi di sviluppare riflessioni di tipo sociologico e umanistico, per esempio nell’importante rapporto fra le tappe dello sviluppo dell’individuo e quelle della storia macrosociale, condivisa cioè dalla moltitudine. Questo genere di considerazioni conduce a mettere in relazione l’ontogenesi con la filogenesi, producendo curiose analogie che possono sollecitare interesse ed approfondimento.

L’attualità di tali contenuti si rispecchia in modo pertinente nell’attività del counseling, in quanto l’operatore che ne conduce il percorso si presenta, a tutti, gli effetti, come un facilitatore verso il cambiamento. Una sorta di traghettatore di anime, che invece di indossare le vesti di Caronte, dovrebbe al contrario favorire l’approdo verso lidi di paradiso.

Appurato il valore di un mutamento consapevole, costruttivo, appagante anche se non scevro di sofferenza, la domanda che potremo formularci, come agevolatori del cambiamento nella persona, potrebbe consistere nel chiederci come dovremmo problematizzare il processo del cambiamento. In altre parole, il nostro impegno potrebbe vertere all’identificare quali potrebbero essere gli elementi caratterizzanti del cambiamento. Ovvero, sulla base di quali connotati potrei riconoscere l’esplicarsi di un procedimento trasformativo, autentico o presunto, significativo o ininfluente.

In letteratura ci vengono offerte conclusioni teoriche che cercano di estrapolare i diversi livelli di focus dell’intero fenomeno, legato allo studio del processo del cambiamento.

J.O. Prochaska, che ha dedicato molte delle sue ricerche all’analisi del comportamento di cambiamento e delle strategie di coping adottate per la permanenza di abitudini disfunzionali, ha stabilito le dimensioni fondamentali che compongono il cambiamento e le ha avvalorate all’interno del suo approccio transteorico. Il principio di riferimento proposto dall’autore citato, consiste nel mettere in rilievo l’esistenza di stadi comuni di cambiamento, nelle persone, e che si possono descrivere secondo criteri condivisi, pur riconoscendo a ciascuno la specificità e il senso del suo percorso personale. Egli elenca tali aspetti in modo seguente:

a ) I processi

b ) Gli stadi

c ) I livelli

 

Il cambiamento ha certamente, innanzitutto, una natura processuale. Si snoda cioè lungo un percorso la cui l’ipotesi di fondo ne conferisce senso e direzione. Il cambiamento, posto che risulti a tutti gli effetti un percorso evolutivo, è tale proprio perché modifica gli aspetti spiacevoli in novità rigenerative, affrontandoli mediante strategie che rimandano alla dimensione qualitativa del cambiamento, prima ancora che quantitativa. Vale a dire che la forza trasmutante insita in ciascuno di noi assume valore soprattutto per ciò che sta ottenendo in termini di efficacia processuale, quindi al di là dell’impatto oggettivo o della visibile o misurabile mole delle esperienze raccolta. Nel cambiamento, il “Come” sembra avere una valenza privilegiata rispetto al “Quanto”.

A sostegno di ciò, si può sottolineare come cambiamenti dilatati nel tempo ma motivati da profonde convinzioni e rinnovato impegno, possano dare luogo a rinnovamenti più soddisfacenti, duraturi e convincenti, magari in grado anche di influire sulle immancabili competenze di autoanalisi e meta-valutazione, che distinguono la persona matura da quella con meno propensione alla ricerca di sé.

Il cambiamento è anche costruito da stadi, così come lo sono in buona sostanza tutti i processi evolutivi e trasformativi in genere. La presenza degli stadi induce alla conoscenza degli stessi, in situazione di caring professionale, al fine di offrire risposte adeguate, pur considerando ogni contestualità ed evitando naturalmente anche le generalizzazioni.

Il livello del cambiamento sembra rimandare ad una maggiore propensione alla misura del risultato. Si può cioè cogliere l’importanza di potersi affidare con precisione ad un calcolo di fattibilità, mettendo in luce il rapporto fra costi e benefici, esaminando lo scarto fra la condizione presente nello step di partenza e quella raggiunta realizzando un obiettivo o la finalità prevista.

Nella metà degli anni Novanta, inoltre, ancora Prochaska ci propone la teoria dei 6 stadi lungo i quali si articolano le sequenze del processo di cambiamento che conduce alla risoluzione del problema affrontato. Le fasi annoverate sono le seguenti:

a ) Precontemplazione: il cliente ha pochissima coscienza del problema principale.

Questo lemma rimanda, analogamente, alle matrici della svalutazione figurate da Jaqui Schiff, all’interno dell’approccio transazionale. Spesso, lo sforzo principale da farsi, consiste proprio nell’accompagnare un soggetto rifiutante a prendere coscienza sull’entità di un problema che non riesce a percepire. La presa visione di una situazione problemica, oggettivata, è infatti il primo vero e importante passo verso una possibile assunzione di atteggiamento costruttivo e responsabile, diretto al problem-solving.

b ) Contemplazione: In questo step, a seguire dal discorso precedente, l’interlocutore appellante si rende conto della natura del problema. Ne constata e ne oggettiva una dimensione e comincia a pensare a come affrontarlo.

c ) Preparazione: Se giunge fino a questo punto, il cliente intende realmente cambiare e comincia a prendere l’iniziativa sulle azioni da espletarsi, in vista del superamento del problema.

d ) Azione: Questo step rappresenta la fase centrale del fronteggiamento del problema. Intraprendere comportamenti risolutivi veri e propri risulta spesso l’impegno principale, in quanto richiede un investimento concreto sui dati di realtà, gestendone poi le conseguenze in merito ai nuovi effetti generati.

e ) Mantenimento: Forse un argomento poco dibattuto ma molto importante. Il cambiamento può essere considerato tale se è frutto di un nuovo ordine strutturale e processuale che si è interiorizzato nell’agente sociale. E’ in questa fase che si è messi alla prova circa la forza della propria convinzione di aderire al proprio nuovo piano di vita.

f ) Termine: Con questo criterio, l’autore definisce il superamento effettivo del problema, che darebbe la certezza al cliente che il suo problema non si ripresenterà.   

 

Si può dunque tenere conto di una sorta di legge del cambiamento, che procede con una sua ripetuta, uniforme e coerente logica interna, seppur diversificata nell’orizzonte soggettivo di ciascun individuo umano.

L’impegno assunto fin dalla prima fase abbraccia l’impegno nel cedere alla consapevolezza e alla necessità di diventare artefici della propria storia.

Essere costruttori e ri-costruttori delle maglie della propria esistenza, in pratica, significa anche gestirne responsabilmente le nuove condizioni, mantenendo un atteggiamento continuamente propositivo innanzi alle nuove sfide, che sono poi offerte di miglioramento e crescita.

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