Il counseling nell'adolescenza: quell’età così bella…così fragile…


Giovane ragazza - Counseling nell'adolescenza

Il diffuso disorientamento degli adulti,contagia i giovani che si affacciano all’avvenire con molte remore, uno sfasamento che si annovera in più campi come quello familiare, scolastico, sociale nei quali improvvisamente si è persa la bussola valoriale, alla quale l’uomo di tutti i tempi ha fatto riferimento per sentirsi più sicuro; si avverte una precarietà in molti ambiti anche dal punto di vista relazionale che si traduce in una frammentazione di legami deboli.
Siamo soggetti a cambiamenti molto vistosi: se parecchi anni fa vigeva la tipologia omologata in cui era importantissima l’osservanza delle regole e delle norme, oggi si può vivere in libertà con “individualismo cieco”, col risultato che si può diventare schiavi dell’autoritarismo nel primo caso laddove ci si può identificare anche in servi della propria libertà.

 

La civiltà della libertà poggia sul principio di responsabilità in una persona equilibrata, costruttiva e proattiva, libera le sue energie dando voce alle proprie forze interiori quando consapevolmente sa di essere presente alle difficoltà che elabora e rielabora col suo Counselor in un rapporto di cooperazione, di fiducia tale da formare un’alleanza centrata sull’interlocutore.

 

Oggetto di questa premessa è l’incontro di counseling con un’adolescente che si presenta al colloquio confusa, frustrata, ansiosa nel voler comunicare all’altro tutto per trovare al più presto una soluzione al suo disagio.
Già dai primi due incontri si intuisce che la Cliente è motivata e capace ad interagire con la sua accompagnatrice.
Il suo malessere, molto sentito, viene fuori da una situazione di abbandono, di isolamento dal suo gruppo amicale al quale tiene molto. La sua inquietudine si riverbera anche nell’ambito lavorativo, nel quale cerca di celare per farsì che non si creino, anche nel citato contesto, interazioni e interelazioni spiacevoli.

Dal colloquio emerge che pur avendone parlato a sua mamma, il problema anziché migliorare è ulteriormente peggiorato per incomprensioni; d’altra parte si sa che il rapporto genitori - figli è molto precario, non tanto dal punto di vista affettivo quanto normativo basato su codici di valori per crescere ed evolversi.

C’è da premettere che la modalità di ambedue nell’esprimersi è “copionale”, nel senso che hanno atteggiamenti e comportamenti identici.
La ragazza ha risorse utili per far fronte alla situazione dolorosa che richiede da parte del Counselor tanta comprensione fino a immedesimarsi, momentaneamente, in quello che è lo stato d’animo della sua cliente,dà ampio spazio alle sue sensazioni ed emozioni. Supporta la sua tristezza, formulando e riformulando alcune sue frasi appena pronunciate, con lo scopo di renderla consapevole di ciò che ha appena proferito e verificarne la fondatezza.
Assieme ci focalizziamo sui suoi punti deboli comportamentali, sui quali inizialmente fa resistenza, fino ad arrivare, anche attraverso simulazioni, a capire che spesso il nostro punto di vista può distorcere la realtà che si presenta, costruita da noi stessi; che le convinzioni, i pregiudizi possono a volte inficiare, compromettere un rapporto duraturo, un’amicizia a cui teniamo tanto.

Il confronto tra più punti di vista, invece, può condurre all’elaborazione di soluzioni mediate, per creare gradualmente, delle buone interelazioni e interazioni nel tempo e nello spazio,
Contestualmente lavoriamo efficacemente sulle sue potenzialità, sulle sue risorse, energizzando il suo stato d’animo, con il desiderio e lo scopo di ri-trovare quell’amore amicale di cui tutti noi abbiamo bisogno per arricchirci vicendevolmente su quei valori portanti, quali pilastri su cui la personalità si costruisce.

Quanta gioia ricevo quando l’altro si congeda da me con un sorriso pieno di speranza!....

 

Guglielmina Colonna - CounselorGuglielmina Colonna
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