ACCOGLIENZA: curare il set ed il setting

Inviato da Nuccio Salis

benvenutoAccoglienza, un aspetto verso cui rivolgere estrema cura ed attenzione. Essa rappresenta quella cornice di presentabilità attraverso cui un professionista dell'aiuto allaccia il suo contatto iniziale con colui che si appella al primo, alla ricerca di comprensione. La pioggia battente di prime impressioni che un cliente rovescia sul consulente, definirà l'approccio attraverso cui il primo si indirizzerà al secondo, sollecitandone la tipologia della relazione. Vale a dire che chi si imbatte a noi per la prima volta, dovrà poggiare su un piano di confronto le proprie precedenti aspettative con le immediate suggestioni ricavate dall'inizio di una nuova ed ignota esperienza, mediata dall'incontro fra le parti. Ovvero, nel cliente si amalgamano le immagini interiori precedenti all'incontro, frutto di un sistema di credenze interno, con le proiezioni dovute alle proprie convinzioni e teorie implicite sull'identità altrui. Questa miriade composta da informazioni processate soprattutto dall'attivazione di vissuti e costrutti interni, profila una sorta di "imprinting" che costituirà, da parte del cliente, una modalità di base che andrà a caratterizzare il suo orientamento personale nei confronti dello specialista, dell'ambiente che lo accoglie e del contesto complessivo da cui riceve dati da elaborare e trasformare in stati emozionali. Tale modalità di base è la risultante di una specie di "effetto primacy" che altri non è che quell'esperienza che a volte chiamiamo semplicemente sensazione "a pelle". Il livello ottimale o meno di una sufficiente ipotesi di buona alleanza col cliente dipenderà in gran parte dal tracciamento di queste prime impressioni.

Certamente, questa posizione può cambiare con l'esperienza, dal momento che la relazione counselor/cliente è soggetta ad un dinamismo che dovrebbe quanto meno indirizzarla in un crescendo di vicendevole allargamento del senso di fiducia e maturità del rapporto che si va costruendo.

Quali strumenti ha il counselor per organizzare una buona accoglienza e per suscitare favorevoli impressioni, già dal momento del primo incontro?

Premesso che risulterebbe pressoché impossibile, al momento, creare un luogo di accoglienza i cui stimoli che raggiungono l'ospite siano percepiti sempre come gradevoli, accomodanti e rassicuranti; ciò che si cerca di fare è di allestire lo spazio di accoglienza secondo un principio di neutralità che possa evitare il più possibile fastidi e disagi. Tale aspetto, inevitabilmente, orienta le nostre scelte e strategie soprattutto nell'optare sul cosa NON deve esserci all'interno del nostro studio, piuttosto che decidere a ciò che può o dovrebbe esserci. L'argomento non è di poco conto.

Probabilmente è più facile sottoporre al vaglio ciò che non farà parte dell'arredo. In genere si dirige la scelta obbligata verso la non inclusione di artefatti a forte valenza simbolica, portatori cioè di significati piuttosto incisivi. Per esempio icone religiose, pitture altamente evocative, busti o ritratti di soggetti storici legati a ideologie politiche. Qualunque stimolo potrebbe non essere neutro, nella vita personale di chi stiamo ospitando. Disegni di animali sono da considerare inevitabili rappresentazioni archetipiche, e così tutti quegli allestimenti che possano far passare l'idea di un luogo magico-esoterico (drappi scuri, candelabri, palla di vetro) o peggio lugubre (candele a lutto, foto di defunti).

C'è poi chi viene infastidito da colori scuri, chi da quelli troppo accesi e chiari. Un set troppo ricco di oggettistica potrebbe generare iperstimolazione, e fare da elemento distraente, così come al tempo stesso un contenitore scenico eccessivamente spoglio, o per giunta addirittura ampio, potrebbe suscitare la paura del vuoto, e rendere insicuri, non protetti e dunque non fiduciosi. Stesso discorso se si affronta il gradiente di illuminazione, la collocazione e la grandezza di porte e finestre, nonché lo stile e il design delle stesse. Qualunque elemento è una potenziale fucina di rimandi storici, evocazioni biografiche ed esperienziali, suggestioni emotive. È bene averne consapevolezza. Ciò ci aiuterà a conservare e dedicare la necessaria attenzione all'atteggiamento rispettoso verso il cliente, ed a fare scelte sobrie, più possibilmente neutrali, evitando eccessi, eliminando stimoli archetipici ed invasivi, quindi curando la congruenza fra set e setting.

Cioè rivolgendo particolare considerazione sia alla complessiva struttura fisica del luogo di accoglienza, che del processo relazionale e del clima emozionale che comunque il primo contribuisce a creare. L'organizzazione della collocazione e dell'orientamento spaziale e la comodità offerta dall'arredo, per esempio, sono dei catalizzatori potenti in grado di delineare la direzione del colloquio, di conferire allo stesso un gradevole sapore di agio e di potenziale benessere.

Se ancora prima dell'incontro abbiamo eventualmente gestito la richiesta al telefono, ed abbiamo predisposto buoni e rassicuranti auspici, sempre secondo il principio di realtà, abbiamo personalmente accolto il cliente, nel nostro studio, senza intermediari, e con un verace sorriso, forse abbiamo contribuito a comunicare efficacemente il nostro autentico interesse all'ascolto. Immaginiamo come potrebbe proseguire se tutto questo si coniuga poi con un luogo che comunica cordialità e tranquillità. Un contenitore autorevole e al tempo stesso con una giusta dose di informalità, un clima domiciliare, caldo, rilassante e non austero potrebbe essere quanto di più rassicurante e protettivo, per progettare poi un piano di lavoro, discusso e condiviso, dentro un contesto che non mette in soggezione.

L'influenza del set è dunque molto forte, ed un'accoglienza ben gestita e programmata potrebbe fare la differenza qualitativa riguardo alla successiva creazione di un clima pienamente collaborante che si instaura fra counselor e cliente.

Potrebbe essere questa la premessa di un sano e fertile rapporto di collaborazione reciproca fra ospitante ed ospitato, in un'atmosfera che facilita una direzione di lavoro costruttiva e responsabile.

Potrebbero interessarti ...