COUNSELING CRIMINOLOGICO: Tecniche per rilevare i segni di menzogna


segni menzognaQuotidianamente, all’interno delle nostre relazioni interpersonali, può capitare di avere il dubbio se ciò che ci viene detto corrisponda al vero o sia frutto di una menzogna.

Un dubbio che il più delle volte difficilmente riusciamo a fugare nel momento.

Tuttavia, prestando attenzione ad una serie di indizi riguardanti il comportamento verbale e non verbale di chi abbiamo di fronte, sarebbe possibile smascherare un’eventuale menzogna nello stesso istante in cui ci viene detta.

Nel counseling criminologico, spesso può capitare di dover dare supporto per soggetti altamente a rischio, che necessitano di un intervento di cambiamento interiore atto a riscoprire il lato positivo del loro essere.

Il confronto con questa tipologia di persone deve essere molto attento e accorto per capire laddove si tratta di un dialogo vero e sincero oppure ofuscato da menzogne e falsità.

Per fare questo è fondamentale osservare e notare nel nostro interlocutore i cosidetti “indicatori”.

 

Questi indicatori sono stati rilevati in particolar modo da Paul Ekman, uno psicologo statunitense pioniere nello studio delle emozioni e delle relative espressioni facciali.

I suoi studi prendono spunto dalle teorie di Darwin, secondo cui le emozioni non sarebbero

determinate culturalmente, bensì avrebbero un’origine biologica.

A partire da tali considerazioni, Ekman, in collaborazione con Friesen, elaborò la teoria neuromuscolare delle emozioni, dimostrando il carattere universale di sei emozioni

(paura, rabbia, disgusto, tristezza, felicità e sorpresa), e focalizzando la sua ricerca sulle corrispondenti micro-espressioni facciali, ritenute estremamente efficaci nello smascherare una menzogna.

Le zone del viso specializzate nell’espressione delle emozioni sono fondamentalmente due: la parte inferiore (bocca, naso e mento) e la parte superiore (occhi, sopracciglia e fronte).

Il movimento di alcuni muscoli in queste parti del viso può trasmettere diverse tipologie di segnali che avrebbero un equivalente anche a livello cinetico: gesti dimostratori di emozioni, emblemi, illustratori, regolatori e manipolatori.

Focalizzando l’attenzione su queste tipologie di gesti, risulterebbe possibile verificare l’autenticità o meno di ciò che ci viene detto all’interno di una comunicazione, sempre tenendo conto del contesto in cui si svolge l’interazione, e delle eventuali differenze individuali.

Il più delle volte, chi sta mentendo cerca di gesticolare meno del solito, sia per non “scoprirsi” troppo, sia per concentrarsi esclusivamente su ciò che dice. Tuttavia, è molto diffusa la tendenza a toccare e a manipolare continuamente un oggetto che si ha tra le mani, cercando al contempo di evitare lo sguardo di chi si ha di fronte. Da ciò risulta facile dedurre un elevato stato di tensione e di nervosismo, dovuto probabilmente al tentativo di nascondere qualcosa.

Partendo dal presupposto che chi abbiamo davanti è in grado di dissimulare o falsificare un’ emozione in vari modi, e ricordando che è tendenzialmente più facile simulare emozioni positive, andiamo ad analizzare i vari indizi che ci possono permettere di capire se il nostro interlocutore sta mentendo:

 

Caratteristiche dell’espressione facciale: asimmetria, durata e collocazione dell’espressione.

Asimmetria: gli stessi movimenti muscolari compaiono in entrambe le metà del viso, con un’intensità leggermente maggiore in una delle due parti. L’eventuale presenza di un’espressione fortemente asimmetrica sarebbe, quindi, indizio di un’espressione volontaria e falsa.

Tempo di manifestazione: le espressioni genuine durano pochissimi secondi, e se l’emozione persiste possono ripresentarsi in rapida successione. La presenza di espressioni che durano oltre i 5-10 secondi, sono, dunque, da considerarsi come non veritiere.

Collocazione nel contesto comunicativo: generalmente, espressioni non sincronizzate con i gesti del corpo e con le parole sono indice di falsità. Inoltre, occorre ricordare che le espressioni facciali tendono a manifestarsi contemporaneamente o poco prima delle parole.

Prendiamo come esempio il falso sorriso, che si presenta come fortemente asimmetrico e con un tempo di stacco sensibilmente inappropriato, in funzione del quale può manifestarsi a intervalli irregolari.

 

Occhi: la direzione del nostro sguardo ci aiuta a comprendere quale funzione del nostro cervello stiamo attivando e quale tipo di stimolo stiamo “processando”. Uno sguardo rivolto verso destra può indicare che chi abbiamo di fronte sta ricorrendo all’immaginazione per inventare un’immagine (sguardo in alto), un suono (sguardo laterale) o un’ esperienza che può essere cinestetica o interiore (sguardo in basso); viceversa, uno sguardo rivolto a sinistra rivelerebbe, invece,che il nostro interlocutore stia ricorrendo alla memoria per ricordare i medesimi stimoli. Tale schema è valido nei destrorsi, mentre tende a invertirsi nel caso dei mancini.

Allo stesso tempo, lo sbattere ripetutamente le palpebre o l’eventuale presenza di pupille dilatate, sarebbero la prova di un’effettiva attivazione emotiva.

 

Voce: un tono vocale più acuto, secco e metallico indicherebbe che chi sta parlando stia cercando di controllare attentamente ciò che dice. Quando si mente, le parole tendono ad essere pronunciate più velocemente perchè si cerca di far risultare maggiormente credibile ciò che si dice. Le pause nel discorso diventano più numerose, così come gli errori, le ripetizioni e la presenza di espressioni lessicali che denotano indecisione (come ad esempio “ehm” e “uhm”). Ovviamente, il cambiamento di voce dipende dal tipo di emozione che si tenta di dissimulare: la voce sarà più acuta e fluente nel caso di rabbia, mentre sarà più bassa e tenue in caso di tristezza.

 

Mani: Un'altro aspetto fondamentale da guardare, sono le mani. Le mani che si muovono freneticamente, che stringono con forza oggetti come fogli di carta o che impugnano un cellulare nella tasca del giubbotto sono proprio le mani di un menzognero. con le mani noi siamo soliti dare tantissime informazioni significative, basti pensare a quando gesticoliamo o al linguaggio dei gesti per le persone sordo-mute. Di fatto, colui che dice una bugia non ti darà modo di vedere grandi movimenti degli arti superiori, perché in questo modo è minore la possibilità di esprimersi e di lasciarsi andare, quindi, di sbagliare.

 

Piedi: Il movimento dei piedi può rivelare diversi stati d’animo, dall’attrazione al disinteresse. Se il nostro interlocutore mantiene i piedi immobili è possibile che sia preoccupato perchè sta nascondendo qualcosa. Allo stesso modo, l’indirizzare l’estremità dei piedi verso l’uscita, il piegarli sull’esterno e il sollevare i talloni, sono indizi di una evidente difficoltà, di un notevole nervosismo, e del tentativo di cercare una via di fuga sia concreta che figurata. In tal caso la possibilità che ci stia mentendo è molto elevata.

Dunque, se il nostro interlocutore sarà in grado di esercitare un certo controllo sulle parole che dice, più difficile (se non impossibile) gli risulterà controllare contemporaneamente voce, movimenti del corpo e mimica facciale, ed è su questi elementi che dovrà concentrarsi la nostra attenzione per poter smascherare una menzogna.

 

Concludo questa 3° tappa del nostro viaggio nel counseling criminologico, col ricordo di un telefilm in cui il detective affermò verso colui che era sospettato di omicidio, queste parole: "Sei stato tu ad uccidere tua moglie " e lui, fermo, un po' nervoso disse che il detective non poteva permettersi di insinuare tali calunnie, che erano solo sciocchezze, ma restò lì e non si mosse. Questo è un classico, evidente segnale di lestofanza. Di fatti una persona che sa di essere nel giusto, quando ascolta un qualcuno che, invece,afferma il contrario ha spesso e naturalmente attacchi d'ira, rabbia impulsiva: questo, perché, in realtà, prima si muove il corpo e poi la bocca!

Nel counseling criminologico, vale sempre la regola dell'ascolto e dell'osservazione attenta, che ci consente un analisi precisa e la riscoperta necessaria, utile a riattivare le potenzialità assopite del nostro assistito, direzionandolo al cambiamento attivo e rimodulando positivamente i suoi ritmi di vita.

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A presto Dr. Alloggio A. A.

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