Obesità in adolescenza: oltre il peso c'è di più

Inviato da

obesitaL'obesità va considerata una patologia cronica e come tale implica dei cambiamenti nello stile di vita della persona obesa. L'adolescente obeso si trova in una situazione particolare rispetto alla persona adulta per diversi motivi. Un primo aspetto è da porre in relazione alla mancanza di una sintomatologia clinica evidente. Se un adulto obeso manifesta problematiche relative all'ipertensione, a patologie articolari ecc., l'adolescente generalmente non ha sintomi importanti e questo può andare a scapito della motivazione ad un intervento correttivo/educativo. Inoltre frequentemente l'adolescente obeso ha uno sviluppo puberale anticipato e questo precoce sviluppo da un certo punto di vista svia l'attenzione dal problema obesità. E' invece possibile riscontrare nella vita relazionale dell'adolescente alcune particolari problematiche legate al vissuto di un complesso di inferiorità e inefficacia rispetto ai coetanei, con conseguenti comportamenti di isolamento o di eccessivo conformismo allo scopo di farsi accettare dal gruppo (con possibili comportamenti a rischio). Entrambi gli atteggiamenti denotano una riduzione dell'autostima ed autoefficacia.

 

 

Un altro aspetto è da porre in relazione al trattamento. La terapia dell'obesità in adolescenza non può prescindere dal lavoro di identità dell'adolescente. Fornire una dieta può ingenerare vissuti di inefficacia controproducenti al lavoro d'identità. Una dieta peraltro non può prescindere dall'essere inserita in un discorso di stile di vita che si ripercuote sull'intera famiglia. Ma anche qui sorgono problemi laddove vi sono genitori scarsamente motivati e fratelli non obesi, i quali si trovano costretti a seguire schemi alimentari nuovi di cui non avvertono necessità. Problemi apparentemente banali ma che pregiudicano in modo determinante la terapia. Che dire poi della tendenza di un adolescente a trasgredire? Vogliamo incasellarlo in una dieta? Trasferiamo in terapia ciò che già fanno i mass media che spesso inducono l'ossessività alimentare? La mia esperienza clinica mi porta a definire alcuni capisaldi nella terapia dell'obesità.

 

L'adolescente obeso è prima di tutto una persona e quindi ciò che deve essere preso in considerazione in una terapia è il mondo in cui vive, i suoi valori, le sue risorse, le sue motivazioni. L'utilizzo del counseling sganciato dal problema è dunque fondamentale. Non utilizzare mai una dieta vera e propria ma solo indicazioni di massima circa l'orario dei pasti, l'eliminazione dei fuoripasto e consigli generali sul tipo di alimentazione. Stimolare l'attività fisica. E' l'aspetto fondamentale. Se l'adolescente non si muove non esiste prospetto dietetico che tenga. Ovviamente bisogna andare per gradi dato che è impensabile che una persona cambi le proprie abitudini nell'arco di breve tempo. E' un processo lungo, necessario ma anche educativo perché costringe alla fatica, al sacrificio, alla rinuncia. In un certo senso insegna alla tolleranza delle frustrazioni, elemento fondamentale per lo sviluppo dell'autonomia e responsabilizzazione. Val la pena di ricordare che non è in cura solo il corpo ma l'intera persona! Rendere espliciti gli obiettivi! Non promettere cali ponderali irrealistici e anticipare le eventuali ricadute.

 

A tal proposito è opportuno prevedere nello schema dietetico la concessione di una giornata di trasgressione. E' un modo per consentire all'adolescente la "fuga" da una imposizione e questo la rende più sopportabile. Spiegare correttamente che un eventuale aumento di peso connesso all'attività fisica non corrisponde all'aumento della massa grassa ma di quella magra e che ciò pone le basi per il dimagrimento vero. I muscoli fan dimagrire! Questo aspetto è spesso sconosciuto all'adolescente (ma anche all'adulto) e la sua scoperta può essere motivante l'attività fisica. Esiste l'effetto "reclutamento". Un adolescente che cala di peso richiama l'attenzione di chi vive lo stesso problema e conseguentemente potrebbero farsi vivi altri adolescenti (colpiti non tanto dagli effetti terapeutici ma dall'assenza di diete difficili da seguire) e spesso la terapia sortisce effetti anche nei familiari. Non è strano che con l'adolescente anche i genitori diminuiscano di peso. Un cenno ai centri per la terapia dell'obesità. Ne esistono parecchi ma funzionano più o meno allo stesso modo e le persone vengono trattate in una sorta di catena di "smontaggio" (medico,psicologo,dietologo, endocrinologo ecc.).

 

Paradossalmente sono chiamati trattamenti integrati. Le persone si vedono composte come un puzzle in cui ogni figura professionale cerca di allocare il proprio tassello al posto giusto. La sommatoria dovrebbe essere il puzzle completo con "guarigione" della persona obesa. Resta però la considerazione che l'uomo tende all'unità e se una tessera del puzzle non è al posto corretto che succede? Il rischio è di frammentare sia la persona ma soprattutto di deresponsabilizzarla. "Se lo psicologo dice che vado bene perché non calo?" sentii dire da una paziente tempo addietro. A volte è terapeutico non il risultato ad ogni costo ma insegnare a vivere pur portandosi dietro qualche limite.

Potrebbero interessarti ...