A scuola, sentirsi leader e ... non esserlo

Inviato da Liana Gerbi

insegnanteESSERE LEADER parte 1

A SCUOLA, SENTIRSI LEADER E...NON ESSERLO

 

Molti hanno l’aria di esserne ben convinti: leader e manager si diventa ...dopo aver frequentato l’apposito Corso, obbligatoriamente –e gratuitamente- previsto dal Ministero. Si diventa, cioè si acquisiscono d'emblée, e fino alla fine della propria carriera, abilità e capacità, attitudini alla comunicazione efficace, al sostegno e alla valorizzazione delle risorse umane, ecc...

Se anche voi nutrite qualche dubbio in proposito e noi ne abbiamo (e di fondati) molti, abbiate la cortesia di seguirci in questo breve itinerario che ci conduce lontano dalla nostra terra, proprio per meglio osservare e comprendere la nostra realtà culturale, ambientale, emotiva.

Forse non è un caso che termini che hanno a che fare con la variabile relativa alla didattica e all'organizzazione dei processi formativi, come ad attività in gruppo sottoposte a monitoraggio o provate capacità manageriali figurino nel nostro vocabolario declinati rigorosamente in lingua inglese: leader, manager, management, fall up, default, know out, accountability, .........................

Non esistono parole nella nostra lingua che possano tradurli?

           Il problema è altro e altrove ubicato: sono termini che forzano la nostra attenzione a rivolgersi a ciò che sentiamo profondamente estraneo a noi, alle nostre abitudini culturali, alle modalità di intervento che vantiamo come una gemma preziosa: l’approccio radicalmente individuale ad ogni problema, nella nostra vita come nel nostro ruolo di docenti/formatori/dirigenti nella scuola.

Abbiamo un po’ tutti fatto esperienza di come vengono interpretati –o, meglio re-interpretati- i ruoli di organizzatore di determinate attività, di specifici Progetti che coinvolgono colleghi e alunni. Pensiamo, come esempio, alla figura del Docente che accetta di gestire una delle Funzioni Obiettivo, nella Secondaria di II grado, deliberate dal collegio Docenti: tutto fila liscio (si fa per dire) fin tanto che quel docente espone i suoi criteri programmatici, declinando (quando va bene) tempi, monitoraggio e valutazione finale; il vulnus interviene in seguito, a fine anno, quando, nel generale disinteresse accaldato, affaticamento e scontento pre-esame di Stato, all’ultimo collegio docenti dell’anno scolastico, è prevista la relazione finale/valutazione di ciascuno dei docenti Funzione Obiettivo. Si tratta di un momento topico.

Seguiteci, siate fiduciosi, nella sala in cui il collegio è riunito, evitate di farvi distrarre da chi nelle ultime file chiacchiera a voce alta di tutto tranne che di problemi scolastici, e neppure prestate attenzione a quei docenti delle file laterali che in preda all’ansia continuamente si alzano dal loro posto, chiedono la parola, polemizzano con i vicini, insomma concentratevi sul tavolo della presidenza e su quelle quattro, cinque figure, pronte a parlare: la persona che evidenzia un innegabile imbarazzo è quella al centro, il Dirigente scolastico che, prima di dare la parola ai Docenti ritiene di doverli ringraziare del lavoro svolto egregiamente e vuole sottolineare che ciascuno ha operato come meglio non sarebbe stato possibile. Le parole non corrono fluide, sono pronunciate con una sorta di sofferenza e al di là del loro significato, che è chiaro, semplice, comunicano solo, da parte del Dirigente, un’imbarazzante richiesta al collegio: per favore, rinnovate l’incarico a questi Docenti!

Perché ? vi state chiedendo perché? Sostanzialmente per due motivi. Il primo: non è facile reperire altri docenti che si sobbarchino questi incarichi “piovuti” dal Ministero e il dirigente non può permettersi di non “esibire” docenti funzione obiettivo, e poi come lo giustifica nel POF (Piano dell’Offerta Formativa)?. Il secondo motivo è tutto di... metodo: non rinnovare l’incarico potrebbe far pensare che si voglia criticare l’operato del collega, e questo sarebbe ingeneroso. Visto che il monitoraggio –se pure era previsto- non è stato mai fatto, sarebbe davvero ingiusto avanzare ora obiezioni.

A questo punto, le cose evolvono come ...devono: a) il Dirigente trova la forza, facendo leva sulla stanchezza della platea, di proporre il reincarico per ciascuno per acclamazione (sic!); b) i lavori proseguono, le relazioni individuali vengono lette e ogni volta il collegio vota per alzata di mano l’approvazione (scontata).

Se pensate che abbiamo inventato per sadismo una situazione limite, vorremmo chiarire che di inventato non c’è proprio nulla e che molta fiducia al contrario ancora nutriamo sulla disapprovazione che colleghi sempre più numerosi esprimano per simili situazioni.

Il punto è: ma il monitoraggio e la valutazione che fine hanno fatto? Valutiamo continuamente gli alunni e siamo convinti che sia nostro dovere farlo, MA avvertiamo un disagio profondo se la valutazione riguarda una nostra attività e la interpretiamo immediatamente come un giudizio sulla nostra persona.

Non è il caso di analizzare le cause profonde di un simile comportamento generalizzato, ma due cosette vanno chiarite: il sentirsi messi in discussione come persona svela inequivocabilmente che non ci è chiara affatto la distinzione tra la nostra identità e il nostro ruolo (in questo caso nel contesto lavorativo) e non intendiamo nel nostro ruolo impegnarci accettando sfide suggerimenti, cambiamenti, meno che mai strutturali, decisi ad ignorare che tutto intorno a noi si modifica, dall’alunno al contesto, dalla società al docente.

                 E se fosse vero, come scrive Gaetano Domenici che “in estrema sintesi, le più nobili finalità sociali assegnate con tanta enfasi alla formazione e all'istruzione in molti paesi, compreso il nostro, possano o non possano raggiungersi a seconda delle capacità e delle condotte culturali e professionali dei docenti.”?

                 Dunque allontaniamoci un po’ dal noi e...rechiamoci nel mondo in cui controllo e consulenza contano con fiducia sulla qualità dei loro professionisti codeterminano la trasformazione degli esiti nell’istruzione e nella formazione e che vengono sostenuti con una pluralità di opportunità.

 

 

Liana Gerbi

Docente /Counselor

Giancarla Mandozzi

Docente Counselor

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