L’incontro con i Maestri 3


serge gingerDal 2003 al 2009 non organizzai più nuovi workshop con grandi esponenti della relazione d’aiuto poiché fui assolutamente “rapito” dal ciclone Paul Rebillot. Ogni anno uno o due workshop di una settimana o dieci giorni su alcuni dei temi più importanti della nostra esistenza declinati in percorsi assolutamente creativi ed originali che immergevano in una dimensione magica, nella quale si poteva esplorare e consapevolizzare quelle che erano le tue tematiche-base, si poteva sperimentare nuove vie per affrontarle, si poteva fare l’esperienza di decidere come e con che intensità incontrare l’altro senza per questo sentirsi invaso dal gruppo o dalla struttura proposta. Insomma in due sole parole IL MEGLIO per quello che riguarda la mia esperienza di workshop residenziali. Nel 2009, a febbraio, l’anima del mio Maestro decise che la sua sosta in questa nostra dimensione terrestre poteva concludersi e, improvvisamente, per quanto possa sembrare assurdo visto che con lui da diverso tempo condividevo al massimo solo 15-20 giorni all’anno, sentii tutto il vuoto che la sua presenza (anche a distanza) colmava pienamente. Ricordo ancora la sera in cui ricevetti la notizia.

Il giorno dopo doveva avere luogo una formazione che era stata rimandata causa maltempo e mi trovai a ringraziare questa eventualità, che generalmente avrei considerato infelice, poiché rimasi tutto il fine-settimana in una sorta di istupidimento ovattato… Per colmare un po’ di quel vuoto che mi divorava lo stomaco decisi di provare a contattare uno degli esponenti europei più autorevoli della Terapia della Gestalt: Serge Ginger, autore di un libro meraviglioso (“La Gestalt – Terapia del Con-tatto emotivo”), oltre che Direttore per diversi anni di una delle Scuole Gestaltiche più prestigiose del Vecchio Continente, cioè l’Ecole Parisienne de Gestalt. Sapevo che da qualche anno Serge e sua moglie Anne avevano lasciato la giuida della Scuola parigina al promettente Gonzague Masquelier e che, soprattutto lui, non disdegnavano viaggi per l’Europa e il mondo per qualche seminario teorico-pratico. In effetti alla mia primissima e-mail di contatto Serge Ginger rispose in maniera molto affabile. Per la verità la risposta arrivò qualche settimana dopo il mio primo contatto, quando ormai non ci speravo più!

Ginger non stabilì un suo onorario e mi chiese quanto e come pensavo di finanziare l’evento. Si appassionò molto ai miei obiettivi come formatore e mi raccontò dei suoi trascorsi con Edoardo Giusti, il fondatore della Scuola a cui appartengo. Raggiungemmo subito l’accordo su ogni tipo di dettaglio e Serge bonariamente mi prese in giro perché secondo lui pretendevo di organizzare al millimetro un evento che sarebbe accaduto solo otto mesi dopo! L’incontro con Ginger non fu all’altezza delle nostre comunicazioni scritte. Eravamo molto imbarazzati e, forse anche a causa del fatto che io non parlo bene il francese e che pertanto per comunicare dovevamo usare entrambi una lingua diversa dalla nostra lingua madre, la comunicazione non scorreva affatto fluidamente.

Ricordo ancora che, tornando a casa dopo avere cenato insieme la sera del suo arrivo a Genova, mi sorpresi a pensare che questo incontro mi aveva deluso e che avevo aspettative altissime. Il 5, 6 e 7 novembre 2010 si tenne pertanto a Genova il workshop: “Tra arte e scienza, una camminata nel paese di Gestalt con Serge Ginger”. Un evento straordinario e un Serge Ginger molto ispirato. Didatticamente forse meno incisivo di altri proprio perché Serge è Serge! Nel suo modo di ascoltare l’altro c’è moltissimo della sua storia, della sua creatività e della sua cultura e molto poco di replicabile perché nessuno di noi può essere lui! Al tempo stesso in quei tre giorni Serge ha dato un grande insegnamento a tutti coloro vogliano fare dell’ascolto una professione: non è necessario essere perfetti, possiamo anche commettere “errori tecnici” purché abbiamo l’onestà di riconoscerlo e di ritornare sui nostri passi salvaguardando la relazione.

Le cene e i pranzi con lui diventano anche più coinvolgenti dopo quella prima sera imbarazzata: è un piacere ascoltare i racconti di Serge circa la sua formazione, le evoluzioni teoriche della Gestalt e le sue esperienze a Esalen con alcuni tra i più grandi personaggi che hanno caratterizzato questo approccio teorico. Il workshop viene anche videoripreso e ne nasce così un documento unico che racchiude alcune sedute e le lezioni teoriche di quei giorni. L’ultimo giorno è emotivamente intensissimo: un Ginger ormai in piena forma e “caldo” si cimenta prima in una seduta dimostrativa nella quale utilizza il metodo EMDR e poi conclude il workshop con un esercizio che da la possibilità ad alcuni tra i presenti di sintetizzare con una frase cosa hanno significato per loro quei tre giorni.

Frase che viene declamata sulle note de: “La vie en rose” nella versione più moderna di Grace Jones. Alla fine nessuno vuole andarsene e Serge viene trattenuto ancora diversi minuti per essere abbracciato, complimentato e salutato a dovere da tutti i presenti! Io mi ritrovo a essere molto dispiaciuto (seppur soddisfatto) del fatto che sia finita poiché, dopo le difficoltà iniziali, in soli 5 giorni di vita insieme mi sono reso conto di quanto il professionista e la persona Ginger sia interessante e vorrei avere la possibilità di poter interagire ancora con lui. Lo faccio ancora oggi via e-mail con una certa frequenza anche se mi spiace non aver potuto conoscerlo prima e magari fare qualcuno dei suoi seminari residenziali che ormai non propone più per raggiunti limiti di età.

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