Considerazioni e pensieri sulla formazione in Counseling


giovane_ragazzaDa 10 anni ormai sono un Counselor e promuovo il Counseling anche attraverso la Scuola in cui mi sono formato. Nel promuovere la formazione in counseling insieme con i colleghi utilizziamo volutamente concetti che ci riportano alla nostra vita di tutti i giorni, alla relazione con i nostri colleghi, partners, figli e, soprattutto, alla relazione che abbiamo con noi stessi. Come se il counseling non fosse tanto una professione quanto un modo di essere.

Defininiamo il counseling come un insieme di atteggiamenti, abilità, tecniche e strumenti per stare in  relazione con l’altra persona, aiutandola, in un certo senso, ad aiutarsi. Agire da counselor significa cioè credere nelle potenzialità e nelle capacità dell’altro e fare in modo che anche l’altro le veda, ci creda e le tiri fuori per superare un momentaneo disagio nella vita. Agire da counselor presuppone una certa generosità, disposizione positiva, accettante e non critica da parte nostra, una sospensione del giudizio e una capacità di comprendere che ciascuno è diverso e va comunque bene così come è, anche se noi possiamo non condividere il suo comportamento o il suo modo di pensare.

 

Salta subito all’occhio che questo tipo di atteggiamento incoraggiante, fiducioso, umano, non possa realizzarsi solo ed esclusivamente nelle occasioni di lavoro o formazione nelle quali ci mettiamo il “cappello” da counselor professionista e tiriamo fuori tutto quello che abbiamo studiato e imparato. Salvo poi, nelle occasioni quotidiane della nostra vita, mentire, sparlare di chiunque, dire cose ambigue che ne sottintendono altre molto diverse, criticare le persone e non i loro comportamenti, non assumere pienamente le proprie responsabilità, lasciarci trascinare dalle emozioni negative e ferire gli altri senza il filtro del pensiero razionale.

Questa doppiezza, così diffusa nel nostro modo di vivere e nella nostra cultura occidentale, non può secondo noi trovare posto in un percorso formativo di Counseling. La filosofia essenziale di un percorso di questo tipo deve essere di questo tipo: cerco di diventare counselor così come sono diventato guidatore di automobile, tendo cioè ad arrivare a un punto in cui “agisco” il mio modo di essere senza doverlo nemmeno pensare, così come inserisco il pilota automatico e guido fino a destinazione pur immerso nei miei pensieri.

Vuole dire diventare il più possibile autentici, imparare a conoscersi molto bene, imparare ad accettare se stessi e gli altri, a fare critiche costruttive e riconoscimenti sinceri, capire cosa ci ferisce e ci porta ad entrare in conflitto con gli altri, imparare a voler bene a noi stessi e a perdonarci. E da qui possiamo partire per imparare ad aiutare gli altri, amici, partner, parenti o clienti che siano.

Questo tipo di pensiero porta un’altra serie di conseguenze interessanti: il counselor non è uno psicoterapeuta che ha studiato di meno e che quindi può intervenire sui problemi delle persone in maniera meno complessa e con strumenti meno sofisticati e meno efficaci. Non è così: il counselor è altra cosa rispetto ad altre figure professionali: è un counselor e lavora sul benessere, sulla prevenzione del disagio, sulla qualità della vita e delle relazioni, sulla ricerca di soluzioni e risorse interne ed esterne.

Vuole dire partire dal desiderio e non dal bisogno, dalla visione positiva e non dalla patologia. Vuole dire che nelle persone che sono in relazione con noi il dolore c’è, sicuramente ci sono state le esperienze negative e il passato deprivante, e allo stesso tempo c’è anche la voglia di andare avanti, di ripartire, accettando quelle stesse esperienze negative come qualcosa che ha contribuito a farci essere quello che ora siamo.  

Il counseling per quella che è la mia esperienza è applicabile a quasi ogni campo d’esperienza e a ogni attività professionale, con risultati rapidi, tangibili e spesso molto efficaci. Sta alla creatività del counselor, alla sua preparazione, ai suoi interessi anche antecedenti al corso, alla sua formazione personale e professionale, alla sua sensibilità, trovare la migliore realizzazione di quanto appreso con la premessa fondante di questo nostro articolo secondo cui impariamo non solo a fare il counselor ma anche e soprattutto ad essere counselor, e ad esserlo a partire da ciò che già siamo e facciamo.
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