COSA PASSA PER LA MENTE DEI NEET?

Inviato da Stefano Agati

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Va chiarito per il lettore, che sono chiamati Neet (Not in Education, Employment or Training) gli inattivi, coloro che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione professionale. Stando agli ultimi aggiornamenti (fonte ISTAT, 2018), considerando ad esempio i giovani italiani Neet tra i 15 e i 29 anni, essi sono pari a 2.116.000, e rappresentano il 23,4% del totale dei giovani della stessa età presenti sul territorio, posizionando in questo modo l’Italia tristemente al primo posto nella graduatoria dell’Eurozona.

Come tutti i fenomeni anche il fenomeno dei Neet ha delle cause che non riguardano esclusivamente l’economia e il mercato del lavoro, ma anche cause sociali che si basano sui paradossi dell’abbondanza di beni e dell’agiatezza economica, nonché cause famigliari ed educative. La condizione di Neet non sembra avere connotazione di genere e la distribuzione per titolo di studio esprime una predominanza in possesso di diploma di scuola media superiore, seguono i giovani con al massimo la licenza media, mentre più bassa è la quota di Neet in possesso di laurea (fonte Anpal, 2018). Sulla base del rapporto che i Neet dichiarano di avere con il mercato del lavoro, sui motivi di inattività e sull’approccio mentale verso il lavoro e nei confronti  della società, si evidenziano alcune differenziazioni: i Neet in cerca di occupazione che rappresentano il gruppo maggioritario, i Neet in cerca di opportunità, i Neet indisponibili e i Neet disimpegnati. Si è scritto per la prima volta dei Neet nel 2002, il neologismo è stato introdotto dai sociologi Bynner J. & Parson S. in un articolo dal titolo “Social exclusion and the transition from school to work: the case of young people not in education, employment of training (NEET). I due sociologi hanno interpretato il fenomeno generazionale come una delle conseguenze della mancata volontà di responsabilizzarsi a causa delle difficoltà nella transizione alla vita adulta. Secondo Bynner & Parson i giovani non compiono i cinque passi fondamentali verso il passaggio alla vita adulta: il trasferimento dalla casa dei genitori, lo studio a completamento del percorso scolastico e formativo, l’ingresso nel mondo del lavoro, la formazione di un nucleo famigliare, l’assunzione di responsabilità verso i figli. Cosa favorisce il fenomeno dei Neet? Oggi “i giovani devono e sanno muoversi senza la percezione chiara di dove stanno andando, dell’equilibrio esistente tra loro e l’ambiente, e devono farlo velocemente: il videogame va avanti senza sosta e non aspetta. Imparano a far fronte a questa emergenza attraverso prove ed errori e non possono perdere tempo tra una partita e l’altra. A volte non sanno neppure se hanno vinto o perso le “partite” che si trovano a giocare”, scrive la psicoterapeuta Margherita Spaguolo Lobb. Cinquanta anni fa la società era insensibile verso il bisogno di ribellione e di differenziazione dei giovani, mentre oggi la società rivela una insensibilità al bisogno di radicamento dei giovani. “Oggi nessuno chiama i giovani, la società non li legittima nel loro ruolo di creatori del futuro”, come ci ricorda Umberto Galimberti. Di fronte ad un futuro vuoto e privo di prospettive per loro, i giovani possono così rischiare di incorrere in derive di aggressività o di disimpegno.

 

PROFILO DI STEFANO AGATI

Stefano Agati è un Sociologo professionista, membro del Direttivo Nazionale *ANS, Associazione Nazionale Sociologi e Presidente ANS Dipartimento Veneto. Dottore magistrale in Psicologia dell’Educazione e in Sociologia ad indirizzo psicologico. GiàProfessore a contratto nell’ambito disciplinare del Management sanitario presso l’Universitàdegli Studi di Padova, Facoltà di Medicina e Chirurgia. Counselor Relazionale Professional Trainer, iscritto al n. 369 del Registro AN.Co.Re.

 

*ANS, Associazione Nazionale Sociologi, è stata fondata a Roma nel 1982. Tra i suoi scopi primeggiano la promozione del ruolo del sociologo, il contributo allo sviluppo delle scienze sociali, l’organizzazione di convegni, la realizzazione di ricerche, gli scambi culturali e la collaborazione con altre associazioni ed enti nazionali ed internazionali.

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