Il lavoro con gli archetipi: partiamo dall'orfano


Cosa significa lavorare con l'archetipo dell'orfano?

Ti sarà capitato di ribellarti ad un superiore o ad un genitore, o ad una figura che rappresenta l’autorità provando rabbia e desiderio di autonomia e distanza, magari coalizzando con quelli che consideri alla pari con te. Ecco quella parte di te che reagisce così corrisponde all’archetipo dell’Orfano.

La parte dell’Orfano è quella che dentro di noi si è sentita abbandonata, non curata, non accudita per come desiderava. Quella che ha perso fiducia nell’autorità, nelle persone accudenti. Carol S. Pearson presenta dodici archetipi nel suo libro "Risvegliare l'eroe dentro di noi". Quello dell'Orfano è il primo, quello che dopo una caduta, un'evento doloroso perde la fede in chi si prende cura dell'altro e non ne vuole più sapere diventando anche ribelle. Può trovare sollievo solo con chi sente orfano alla pari.

 

L’Orfano desidera essere salvato, ma non lo chiede perché deve fare da solo, deve farcela da solo!

Mentre l’Innocente crede che la purezza e il coraggio siano sempre ricompensati, l’Orfano sa che il male spesso vince, che i deboli soccombono e i forti abusano dei deboli. La vita è piena di esperienze orfanizzanti, c’è chi ne ha di più, chi di meno, nessuno ne è esente. E’ un’esperienza che non dipende dalla responsabilità dei genitori, fa parte del processo della vita e come l’Innocente non può non cadere, l’Orfano non può esimersi dal soffrire l’abbandono a meno di non vivere sotto una campana di vetro e in realtà rinunciare alla vita.

Evolutivamente parlando il momento in cui si sperimenta lo stadio dell’Orfano è quando ci si stacca dai genitori per avvicinarsi ai fratelli o ai compagni di gioco. Socialmente è quando ci si immedesima con gli oppressi e i deboli e si cercano soluzioni.

Quando in noi l’Orfano è forte si vedono criticamente le autorità, i danni che possono produrre e si accolgono con obiettività, nè con ribellione, nè con dipendenza. Infatti quando l’Orfano impara ad affrontare la frustrazione dell’abbandono e i propri limiti ricominciando a chiedere aiuto porta con sé il grande dono della solidarietà, la capacità dell’autonomia e del vivere da soli, l’empatia verso chi soffre.

E’ importante non restare nello stadio della sofferenza, nell’eccesso di orfanizzazione che porta a sviluppare un grande senso d’indegnità, uno smisurato bisogno di essere amati ad ogni costo o atteggiamenti ribelli e autodistruttivi che portano la persona a sentire il peso della solitudine in maniera smisurata.

Nella Bibbia troviamo diverse figure estreme di orfani: Caino, Ismaele, Lucifero. Persone che in seguito al loro errore sono esiliati, non hanno più casa.

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