sembrava un nuovo passatempo creativo...si è rivelato


 

sembrava un nuovo passatempo creativo...si è rivelato

 

            un chiodo fisso, che agisce esattamente come tanti altri, una forma di dipendenza che divora il nostro tempo e progressivamente ci induce, spegnendo ogni nostro guizzo creativo,  all'omologazione.

            Mi piacerebbe poter affermare che in pochi ne sono vittime o credere che il problema, riguardando solo una fascia d'età sia circoscritto e risolvibile non appena ne siano analizzate le cause; in realtà la dipendenza dal web, dal cellulare, dagli sms, dai messaggi, dal gratuito whatsapp...accomuna in una sorta di battaglia all'ultimo "app" uomini e donne, di qualsiasi professione, madri e padri, giovani in carriera, politici e persino educatori, sempre più anglofoni e sempre meno affascinati dalla lingua madre, di cui a malapena oggi si conosce il numero di parole che si richiedono per una conoscenza accettabile di una... seconda lingua.

            Potevano forse rimanere immuni da questo Bengodi  ragazzi e adolescenti?

 

E così, in classe, durante la lezione, moltissimi studenti della secondaria di primo grado e soprattutto di secondo grado, usano il cellulare preferibilmente di ultima generazione,  per comunicare con tutto e tutti, anche con i compagni di classe con cui scambiano informazioni diciamo d'altro tipo rispetto alle tematiche del qui e ora, persino, talvolta vengono sorpresi dal docente, esacerbato e ai limiti di un'esplosione di collera, a "vedersi" un film... e a casa, se e quando aprono i libri, mantengono comunque aperto il loro occhio e soprattutto la loro attenzione sul mondo, controllano il trend dei messaggi su facebook, e a loro volta "postano", reagendo anche emotivamente con soddisfazione o con delusione ad ogni evento che ai loro occhi, come a quelli di tutti i compagni è fondamentale, dal pettegolezzo su un prof. all'organizzazione di una festa, ecc..., mentre il genitore continua a provare per l'ennesima  volta le tentate soluzioni fallimentari, prima con una certa calma e poi spesso anche lui o lei (mamma) esibendosi in una scenata con tutti i crismi e con tanto di ricatto finale.

            Avremmo potuto evitare, come adulti (ma forse lo siamo solo anagraficamente) l'atteggiamento scandalizzato censorio e persino aggressivo nei confronti di ragazzi, adolescenti e giovani che sempre connessi con il mondo, auricolari d'obbligo agli orecchi, restano perennemente disconnessi dal mondo reale, delle loro reali condizioni di vita, per altro ben difficili, preda come sono di abili manipolatori, persuasori non più tanto occulti?

            Certo che avremmo potuto e tuttora potremmo, a condizione di aver noi conquistato un autentico rapporto di equilibrio con il mondo informatico, virtuale e mediatico, di essere insomma né entusiasti neofiti, né caparbi detrattori e conseguentemente capaci di comportarci come sereni operatori/fruitori di questi potenti strumenti che la tecnologia ci offre. Già in questo, tuttavia, si annida un bel problemino: per i non nativi digitali, acquisire un rapporto corretto e appropriato con il digitale è una conquista non facile e frutto di una rara capacità dell'adulto "arrivato", quella del mettersi in gioco e magari ri-cominciare a studiare, partendo dall'a b c.  Si può certamente continuare a vivere bene, ignorando cellulari, pc e internet e molti adulti  scelgono questa strada, per ragioni di principio, così dicono,  o per pigrizia, ma  se vogliamo comprendere il mondo dei giovani e soprattutto se ricopriamo un ruolo di educatori o di formatori non possiamo permetterci di rimanere fuori da quel mondo e, appunto come spesso avviene, limitarci a tuonare: "ai miei tempi; stai solo perdendo il tuo tempo; dov'è andato a finire il rispetto per chi capisce più di te ?" e tanto altro ancora. In questo modo è pressocché impossibile stabilire una relazione con le giovani generazioni e dunque non solo rimarremo delusi dal loro comportamento ma, ciò che più conta, ci sarà precluso il loro mondo emozionale, le loro gioie come le loro ansie e paure.

Non sarà sufficiente affermare con autorità che stanno esultando o soffrendo per motivi inconsistenti, non basterà dire che i loro sono disvalori e non valori perché non assomigliano nemmeno un poco ai nostri; non basterà perché questi ragazzi, adolescenti, giovani comunque quel mondo emozionale che noi non condividiamo ed anzi giudichiamo severamente lo vivono con una  scala di priorità tutta loro e tra loro condivisa, come ad ogni generazione di adolescenti e giovani è accaduto in ogni tempo.

            È molto facile far credere e convincerci che i giovani sono al centro del nostro mondo perché a loro non facciamo mancare nulla di ciò che è mancato a noi,  proviamo a chiederci quale possa essere la prima forma di rispetto autentico nei confronti nei giovani e sentiremo allora che siamo chiamati a far sì che apprendano a difendersi da loro stessi e dal resto del mondo, ad attivare le loro grandi risorse...sopite da chi forse in fondo li teme.

            Rispetto autentico del giovane è aiutarlo a comprendere come ogni forma di dipendenza sia letale per quella libertà di cui, per età e per natura, è affamato e dunque per gestire la dipendenza dal web (così ormai è definita) occorre educare noi adulti, andare al di sotto della superficie del problema, individuare almeno alcune radici del problema che coinvolgono noi e loro e insomma continuare la nostra formazione, se intendiamo formarli.

            Come potremo formare , se noi per primi non prendiamo forma? (Elisabetta Madriz, Prendere forma per dare forma, Roma, 2011)

            Prossimamente:  dipendenze e dintorni.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

             

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