Il Counseling nella relazione d'aiuto


relazione aiuto

Molte persone almeno una volta nella vita, chiedono e cercano aiuto dagli altri. Aiutare è un tratto comune della vita di ogni giorno, tutti possono trovarsi nella condizione di fornire un aiuto, ci si può quindi trovare ad agire come facilitatori e agevolatori di una persona o di un gruppo. Esistono alcuni luoghi comuni nel nostro vocabolario di rapporti di amicizia e conoscenza che denotano tentativi di aiuto; per esempio frasi come “…se fossi al posto tuo….” “…hai pensato a…”. Conosciamo vari modi per dare un aiuto: fornire informazioni, fare un’azione diretta, insegnare e dirigere, attivare sistemi di cambiamento attraverso la distribuzione di responsabilità, difendere, fornire verifiche di ritorno. L’aiuto si può anche sviluppare attraverso un processo relazionale (counseling) durante il quale uno dei protagonisti (il Counselor) ha il compito di promuovere nell’altro (il Cliente) un modo di agire più funzionale e integrato per superare momenti di crisi. Quando parliamo di Cliente possiamo intendere o un singolo o un gruppo. Quando invece parliamo di Counselor/Agevolatore/Facilitatore intendiamo un esperto tecnico nella relazione di aiuto che con il bagaglio di conoscenze e competenze, ha una abilità comunicativa e riesce a portare il Cliente ad un contatto non solo razionale ma anche emotivo e trovare modalità diverse per superare un momento di crisi che può essere un passaggio esistenziale come per esempio l’adolescenza o la menopausa oppure un trauma come ad esempio un lutto o un cambiamento a livello professionale.

Il Counselor rispetta i valori del Cliente, le risorse personali e la capacità di autodeterminarsi. Il Cliente, singolo individuo o gruppo che sta vivendo un momento di crisi è consapevole di non riuscire ad attraversarlo con l’utilizzo dei soli propri mezzi, quindi ha la possibilità di trovare soluzioni per vivere in modo soddisfacente in base alle proprie risorse. Si può agevolare attraverso sei strategie di aiuto: Informativa, Restrittiva o direttiva, Confrontativa, Catartica o di rilassamento, Catalitica e Sostenitiva. Utilizzando stili diversi (Direttivo/Prescrittivo – Facilitativo/Sviluppante); Qualsiasi sia lo stile utilizzato importante è far coincidere il genere del facilitatore con quello della persona in bisogno, così pure come è importante che il Counselor si identifichi nella cultura dominante del Cliente. Rogers riteneva fondamentale sviluppare una capacità empatica, accettazione e calore, genuinità o autenticità.…”uno sguardo positivo senza condizioni”. Per empatia si intende: entrare nel mondo dell’altro come se fosse il nostro senza perdere la qualità del come se.

 

Quindi sentire i sentimenti dell’altro senza aggiungere i propri; se il Counselor si identifica con i sentimenti del Cliente potrebbe affogare con lui senza aiutarlo a risalire; l’empatia presuppone un’accettazione positiva incondizionata, ed una predisposizione all’ascolto attivo. Per autenticità-congruenza si intende: contatto con sé stessi nei pensieri e nei sentimenti con una lucida consapevolezza; è la capacità di esprimere uno stato di trasparenza interiore attraverso comportamenti adeguati…in altre parole è la genuinità. Per accettazione positiva incondizionatasi intende: accettazione di tutti i sentimenti e pensieri anche se in netto contrasto con i propri. Nel processo della relazione di aiuto il Counselor costruisce una relazione efficace QUI ed ORA, con l’altra persona, coinvolgendola in un processo relazionale sano e sanante.

 

Da integrare anche le disposizioni pro-attive quindi concretezza confronto immediatezza. Concretezza: aiutare il Cliente ad essere specifico circa il significato di idee e termini utilizzati; Confronto: non comporta aggressività da parte del Counselor ma evidenzia le discordanze tra come il Counselor vede la persona e come lei stessa si vede. Il confronto comporta dei disaccordi: differenza tra sé reale e ideale differenza tra quello che la persona pensa e sente e quello che realmente fa differenza tra il mondo reale del facilitatore e il mondo fantastico della persona che chiede aiuto; Immediatezza: il Counselor incoraggia il Cliente a parlare dei suoi pensieri e delle sue emozioni come accadono nel QUI ed ORA. Quindi Carkhuff elabora un modello con delle caratteristiche ben precise: -modello bipolare poiché descrive la dinamica intrapersonale e interpersonale -modello sequenziale in quanto avviene per passi in relazione alla dinamica del processo di aiuto -modello bifasico poiché si evidenzia una fase discendente (interiorizzazione: il cliente mette dentro) e una fase ascendente (esteriorizzante: progettualità del Cliente).

 

Spesso il Cliente sviluppa un atteggiamento legato alle richieste latenti e affettive nei confronti del Counselor ed ai risultati che spera di raggiungere. Spesso infatti può nascondere attese magiche. E’ sempre utile chiarire le aspettative e portare il Cliente ad un esame di realtà adeguato. Durante il colloquio il Cliente farà emergere spontaneamente o con l’aiuto del Counselor sentimenti negativi ambivalenti. Vi sarà una sorta di confusione ma il Counselor saprà accettare comprendere ed accogliere ogni sorta di sentimento per poter aiutare anche il Cliente ad accettarsi ed accogliersi. Successivamente emergeranno anche i sentimenti positivi che il Counselor riconoscerà ma non darà nessun rimando di elogio né approvazioni al Cliente perché non esiste un atteggiamento moralistico. Da segnalare è la possibilità di una eventuale collusione cioè l’insieme delle simbolizzazioni affettive evocate dal contesto nei partecipanti alle relazioni sociali.

 

Ha una funzione economica poiché permette di mantenere il consenso e la coesione sociale. Ha anche una componente emozionale poiché comporta un coinvolgimento profondo ed ha una rilevanza adattiva nella relazione sociale. Dopo aver individuato la dinamica collusiva è necessario non agirla per far emergere il vero bisogno. L’individuo chiede aiuto quando i processi collusivi che ha sempre messo in atto non funzionano più. Il Counselor se agirà questa dinamica collusiva si troverà ad agire le aspettative dell’altro invalidando l’intervento. Altro elemento importante da tenere in considerazione è la manipolazione. Avviene quando il Cliente chiede risposte al Counselor: “ho ragione vero? Mi dica quanto è brutto quello che sto vivendo ecc.”.

 

Altri fattori che influenzano negativamente la relazione è l’assenza di empatia che può assumere diverse forme

1)distacco emotivo: nasce dal bisogno di affermazione del Counselor, dall’adesione acritica a certe regole tecniche, dalla ricerca di una “verità obiettiva” che confermi l’esperto nella sua immagine di eccellenza professionale

2)manipolazione cioè il tentativo di inserire il Cliente entro schemi diagnostici che il Counselor ha in mente, nasce dal bisogno di controllare e predeterminare il comportamento altrui

3)invasività che nasce dal bisogno di stabilire rapporti affettivi con il cliente, fonte di gratificazione. Il Cliente di contro reagirà con meccanismi di aggressione manifesti o latenti, cerca di spiazzare il Counselor e smascherare le strategie; meccanismi di seduzione: il Cliente si comporta come pensa sia gradito al Counselor, rinuncia alla spontaneità; meccanismi di evasione: il Cliente cerca di evitare l’incontro personale con il Counselor, è passivo.

 

Nella lista delle qualità che il Cliente cerca in un facilitatore vi è innanzi tutto: la fiducia nella competenza del proprio Counselor che è più dell’esibizione di credenziali e titoli sul muro. Ha a che fare con il rendere la persona in bisogno sicura che sia compresa e la capacità di trattare effettivamente con i problemi emersi. Stabilire quindi un rapporto di fiducia (l’altro deve sentire che siamo lì per lui e con lui. La realtà del Cliente è la nostra realtà), reciprocità (partendo dalla postura che deve trasmettere sicurezza e competenza e facendo percepire che entrambi sono responsabili di quello che accadrà) ed uguaglianza. Condizione necessaria per sviluppare la reciprocità quindi è una relazione parallela, simmetrica, tra pari, finalizzata a far spostare il Cliente da una posizione di impotenza ad una in cui lui stesso abbia il controllo e la responsabilità della sua vita.

 

Al Cliente è bene dare una chiarezza del contratto (numero sedute, durata, pagamento, privacy…) e attenersi ad un comportamento etico. Essi non si aspettano di essere usati come soggetti umani per esperimenti o abusi. La più comune preoccupazione espressa dai Clienti è la riservatezza. Il facilitatore deve essere chiaro nel dire anche i limiti della riservatezza, solo in certe circostanze (es. questioni criminali o civili).

 

Domenico Perrupato

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