Riprendere i sensi: identificarsi e ridare vita al sogno


i miei sogni

L’utilizzo della tecnica di identificazione nella Gestalt, nel lavoro sui sogni, è molto diversa da quello fatta dalla psicanalisi, nella quale il sogno viene frammentato, se ne ricerca il significato tramite associazioni e poi interpretato. Dal punto di vista di Perls, con questo metodo si può ottenere una certa integrazione, ma resta in particolare un semplice “gioco intellettuale”[1]; invece, ciò che si può ottenere dal sogno non giunge da interpretazioni, giochi intellettuali, associazioni o dissociazioni.

In modo continuo, nei suoi scritti, nelle conversazioni, nei seminari e laboratori riportati nei testi, Perls ribadisce che nella Gestalt i sogni non sono interpretati; diversamente, l’obiettivo nel lavoro delle sedute è quello di ridare la vita al sogno, non di analizzarlo e quindi di frammentarlo ancor di più.

Per riportare in vita il sogno è necessario rivivere il sogno proprio come se si stesse svolgendo in questo preciso momento, nel qui e ora. Il sogno va agito, attuato nel presente, non raccontato come se fosse un episodio del passato. Il racconto nel presente consente al cliente di esserne totalmente coinvolto e di far si che il sogno diventi parte di lui. Nel racconto al presente, come rispecchiamento della nostra esistenza, il sogno assume un aspetto diverso: non è più un episodio occasionale, ma il riflesso condizionato dell’esistenza di chi lo fa. [2]

 

Perls afferma che ogni persona può fare molto lavoro coi sogni anche per conto proprio, anche partendo da un piccolo frammento di sogno o sogno del passato non recente; questo sta ad indicare che, se c’è ancora il ricordo di un sogno, esso è ancora vivo, toccante, intensamente a disposizione dell’individuo, in quanto è legato ad una situazione non chiusa e irrisolta.

Per Perls è possibile anche il lavoro individuale, personale sul sogno. Egli consiglia di scrivere il sogno, elencando tutti gli elementi e i dettagli di esso, ogni oggetto, ogni persona, ogni emozione, ogni stato d’animo, ogni entità astratta.

Il compito è poi quello di “diventare” ognuno degli elementi, frammenti, di trasformarsi e divenire in tutto e per tutto una data cosa, persona o entità del sogno. Nel divenire in tutto e per tutto il frammento in questione, la persona comincia a rassimilare e a riappropriarsi di ciò che è stato disconosciuto. Tutto comincia a unificarsi, nel momento in cui l’individuo giunge a capire che il sogno è suo e ne è responsabile, che lui ha dipinto quel quadro, e che ogni elemento è una parte di sé.[3]

Perls fa recitare tutte le diverse parti perché solo in questo modo il cliente può giungere alla piena identificazione, diversamente dall’alienazione, nella quale l’affermazione implicita sembra essere il considerare l’elemento come qualcosa di estraneo e di non appartenente alla persona.

Nei sogni emergono le lacune di personalità; questo accade con i sogni nei quali ad esempio la persona non ha occhi, gambe, ecc.. Il sogno indica direttamente quello che manca per essere totali e interi; tutto quello che manca nel sogno, manca anche nell’esistenza della persona. Il cliente può a tal fine chiedersi come liberarsi dall’alienazione che ha compiuto per alcune parti di sé.

La reidentificazione annulla l’alienazione. La parola “io” non sta ad indicare la persona “io”, ma è un processo di identificazione vera e propria, non simbolico. L’alienazione è il misconoscimento che avviene quando rifiutiamo di identificarci con le nostre parti, es. non riconoscendo di essere egoista, ecc.; così accade che ci frammentiamo e utilizziamo tutte le energie dinamiche. Grazie alla reidentificazione, interpretando e trasformandoci nella parte proiettata, torniamo ad essere di nuovo uniti, mentre qualcosa si illumina e all’improvviso accade un insight.

Il sogno è uno dei mezzi migliori per assimilare e integrare le parti rinnegate e cominciare a crescere. Per arrestare il processo di crescente alienazione, per recuperare la forza vitale e far fluire l’energia verso nuovi percorsi è necessario imparare come ci rapportiamo alle proiezioni.

In questo modo, si riportano in vita parti che erano state espulse dalla personalità, lasciando la persona impoverita; essa può riprendere quello che ha abbandonato, ogni energia ed esperienza rinnegata e crescere grazie all’integrazione di questo materiale estraneo.

Ogni elemento rappresenta un pezzo del puzzle che una volta ricomposto darà luogo al tutto, ad una personalità più integra e vera. Trasformarsi nella strada, nel mare, nell’anziano, nel bambino, nella fedeltà, nella rabbia, ecc. smettendo di pensare, lasciando da parte il pensiero.

Questo è l’invito di Perls: “Perdete la testa e riprendete i sensi”.[4]

L’obiettivo è quello di svuotare la zona intermedia della fantasia, di perdere una parte sempre maggiore della “mente” e di riprendere una parte sempre maggiore dei sensi; di essere in contatto con se stessi e con il mondo, invece che con le proprie fantasie, pregiudizi, ecc. In questo modo si comincia a vedere e ad ascoltare, a essere qui, a sentirci veramente a nostro agio nella situazione presente e a giungere alla crescita e al risveglio.

 

 


[1]Fritz  Perls, Gestalt Theraphy verbatim, Real People Press,1969 (tr. it. La terapia gestaltica parola per parola, Roma, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini, 1980, p. 78).

[2]Ivi, p. 156.

[3]Ivi, p. 108 – 109.

[4]Ivi, p. 78.

  

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