SCUOLA E MONDO EMOZIONALE


scuola emozioni

Una maestra l’ultimo giorno di scuola, nel salutare la madre di un proprio alunno augurandole “Buone vacanze” si è sentita rispondere da quella signora, che non sa se saranno buone vacanze, avendo lei 3 figli da accudire e da ora a casa tutto il giorno. L’insegnante c’è rimasta male, quasi come se le fosse stata attribuita la colpa del non continuare a dare assistenza ai bambini.

In realtà non dipende certo da lei se l’organizzazione scolastica prevede una chiusura estiva di 3 mesi e le donne che lavorano si trovano poi in carico i figli che non sanno come gestire se non spendendo soldi per campi estivi o vacanze.

 

Il disagio sociale è ormai talmente forte e pressante che s’esprime anche in circostanze che vorrebbero solo frasi interlocutorie o di cortesia.

In tempi di crisi economica c’è chi non può permettersi di usufruire di servizi a pagamento, anche quando funzionano. Vacilla quindi l’intero sistema sociale che non è più fondato sulle famiglie matriarcali con le nonne a disposizione per la cura dei bambini, quando i genitori lavorano. Le famiglie sono a volte sfaldate, non di rado monoparentali. Proprio la scuola, quando è attiva, diventa teatro di tanti disagi che derivano da questo stato di cose e di cui fanno spese i docenti, investiti di un ruolo che non è più solo quello di educare o insegnare le varie discipline, bensì anche quello di sostenere le varie difficoltà di tipo socio-relazionale. Dare ascolto alle mamme che si lamentano, che trasferiscono le proprie ansie esistenziali sui figli, mediare sulle varie difficoltà che si creano, ma nascono al di fuori dell’ambiente scolastico, diventa necessario . Le maestre si trovano quindi molto spesso, ad essere sovraccaricate di compiti e aspettative che non competono loro, a scapito inevitabilmente del loro lavoro sulla parte didattica.

 E’ umanamente improbabile rispondere efficacemente alle tante esigenze che arrivano dalle famiglie, che ripeto, non sono certo solo quelle di carattere educativo. Poiché la scuola pubblica non dispone più delle risorse economiche per poter offrire anche il servizio dello sportello d’ascolto per i genitori, per tutti i bisogni di tipo relazionale, sarebbe bene che crescesse la cultura del chiedere aiuto alle nuove figure professionali che stanno emergendo e affermandosi, tipo il counselor, facilitatore nella relazione d’aiuto. In alternativa creare gruppi di auto mutuo aiuto, ovvero trovare spazi idonei dove poter ricevere ascolto attivo. Ne stanno nascendo anche nel nostro territorio. Quando se ne ravvisi la necessità, il farlo penso sia un atto d’amore verso di sé e di intelligente consapevolezza.

 

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