Counseling: un viaggio verso l’anima

Inviato da Nuccio Salis

viaggio verso animaIl tema dell’evoluzione personale all’interno di un percorso di counseling richiama con interessanti analogie la questione dell’ascesa e della trasfigurazione di se, rintracciabile in varie narrazioni letterarie, bibliche o mitologiche.
Il passaggio da un piano di relativa immaturità ad una dimensione di consapevolezza e grazia spirituale, sembra offrire un orizzonte di lettura piuttosto invitante nell’offrire spunti ed analogie fra le cronache di un’aneddotica piuttosto nota e gli obiettivi fissati nel legittimare un cammino di crescita individuale mediante gli strumenti del counseling.
Il viaggio iniziatico di colui che dalla grotta di Minosse arrivò a contemplare “l’Amor che move il sole e l’altre stelle”, rappresenta perfettamente la metafora di un iter animico che si è avvalso di una guida e di un aiuto prezioso che riponeva in Virgilio la sua forza e la sua competenza nell’orientare e sostenere l’importanza di una tale scelta di percorso. Virgilio è il modello edificante ed efficace di un counselor contemporaneo. Egli accompagna il viaggio di Dante, e come un counselor odierno incontra prima di tutto il dolore dell’altro, spesso così apertamente manifestato, o anche se celato o latente, influenza per intero la persona con tutta la sua virulenta carica di ferite, eventi spiacevoli, o ancora lutti, traumi ecc.


Tutto ciò può costituire esattamente quel background da cui ciascun cliente ricava comportamenti inappropriati che lo riportano nello stallo di un copione che si ripete, e che quindi può far assumere stili di vita deleteri, scelte inopportune e perdenti. È praticamente l’INFERNO. E lo si ha internamente, avvertito come disagio e riportato nella quotidianità in termini di disadattamento o difficoltà relazionali, per esempio.
La dimensione successiva è una progressiva presa di coscienza della propria condizione, che pone l’individuo in una situazione di potenziamento, dalla quale, recuperando lucidità e libero arbitrio, egli recupera o abilita la capacità di ricostruirsi un nuovo modello di esistenza, efficace e vincente. Occorre in questo stato la visione della propria esperienza e la spinta motivazionale a costruire concretamente il proprio riscatto. Il dolore si fa travolgente, e al tempo stesso si possono maturare gli strumenti di contenimento e gestione responsabile del medesimo. Un qualcosa a metà fra il bene e il male, che dipende in pratica dalla scelta dell’individuo e dalla sua qualità nello stile di fronteggiamento. E’ il PURGATORIO. La sensazione che rimanda può essere quella di un’attesa i cui risultati sono determinati dal proprio investimento personale nell’impegno dovuto ad affrontare i problemi.
Il superamento di uno spiacevole scacco esistenziale, ovvero la nuova condizione auspicata e raggiunta a fronte di un percorso avvertito come un’opera meritoria, rappresenta certamente il PARADISO. Accedere a questo livello coincide coll’aver tagliato importanti traguardi come ad esempio la scoperta e l’utilizzo costruttivo del proprio valore di persona.
Ecco dunque tracciato il senso di un passaggio. Una triade ricorrente che sembra ammettere certi succulenti parallelismi, per esempio col concetto di istinto, mente e spirito. Seguendo la visione precedente, è facile associare l’Inferno all’istinto, non nella versione demonizzata delle pulsioni, ma su un loro uso dirompente e fuori controllo, non monitorato da una psiche matura in grado di supervisionare il loop di una deriva anomica sul piano delle reazioni comportamentali. La mente è accostabile invece al Purgatorio, poiché in tale dimensione si raccoglie tutta la propria capacità di individuare sentieri di crescita e tentativi di svolta, si mette pertanto in moto il pensiero e la razionalità progettuale. Lo spirito, infine, è evocabile accanto al concetto di Paradiso, poiché rappresenta l’assoluta liberazione da tutti i fardelli mentali sottoforma di rappresentazioni non in grado di cogliere spesso l’interezza dei fenomeni. Esso è il luogo da cui si può osservare tutto senza ricevere alcun inganno, astratti in un nontempo salvifico e rigenerante.
A tale analogia fra distinti gruppi trini aggiungerei, a rafforzare tale accoppiamento concettuale, la teoria del cervello trino di McLean, secondo la quale il cervello stesso si sviluppa lungo una linea filogenetica che prevede la distinzione dello stesso in: Rettile, Limbico e Noetico. Il primo livello corrisponde alle reazioni più naturali e geneticamente programmate nel rispondere alla pulsione di autoconservazione e sopravvivenza. Il secondo livello è programmato per rispondere alle sensazioni sia elementari che agli stati affettivi più complessi. Il terzo ed ultimo strato si configura come mezzo in grado di avvertire e soddisfare bisogni secondari e soprattutto sviluppare la coscienza di sé, nonché la consapevolezza del legame organico e continuativo fra tutti e tre livelli.
Sembra dunque di re-imbattersi nei concetti trattati precedentemente, e di ritrovarli in affiancamento lungo una coerente direzione di analogie e similitudini.
Dopotutto, anche la teoria junghiana della personalità pare decisamente muoversi lungo questo paradigma interpretativo. Dalla maschera del falso Sé che caratterizza la Persona, intercede quella zona oscura, enigmatica, che risponde al nome di Ombra, e che rappresenta il viatico verso il completamento di se come essere compiuto nella congiunzione totale fra elemento femminino e mascolino, che si realizza nella piena espressione dell’Anima.
Forse un po’ più complesso ed azzardato, ma altrettanto squisitamente interessante, è il parallelismo fra tutti questi concetti trattati ed alcuni discepoli di Gesù.
Riprendendo l’analogia fra istinto e cervello rettile, il sostrato comune che sembrano principalmente condividere è il meccanismo conservativo attivato mediante la paura. Il cervello rettile conserva ed agisce risposte arcaiche, automatiche, soprattutto in risposta a stimoli che minano all’equilibrio dell’intera struttura, minacciando cioè la sopravvivenza dell’organismo. Ciò che prevale è dunque il comportamento di autodifesa, per salvaguardare la propria vita biologica, assicurandosene la continuità.
Il discepolo Pietro, pur avendo amato molto Gesù, rinnegò per ben tre volte di averlo conosciuto e seguito, e di aver condiviso importanti momenti conviviali proprio con colui che aveva considerato il suo maestro. Egli preferì cioè salvarsi la vita nel corpo, salvo poi riscattarsi da quella comprensibile paura che lo vinse e gli fece negare ripetutamente il suo legame col Maestro.
I processi mentali legati al cervello limbico, invece, chiamano in causa le elaborazioni cognitive. Il discepolo Giuda, notaio e contabile, il più istruito fra tutti i seguaci di Gesù, è il più adatto a rappresentare la mente e il ragionamento. Egli era infatti convinto che solo parlando alla classe degli intellettuali, Gesù sarebbe stato compreso; e per tale ragione dovette ricevere la lezione sull’importanza di comprendere col cuore prima che con la mente. In tal caso si configura una mente ingannata dalle sue stesse convinzioni e dal suo interno sistema di precetti e di aspettative. Una mente sovrastata dai sensi, che ha necessità di provare prima di credere, rischiando anche di non procedere verso la conoscenza legata a fenomeni che non può comprendere, accettare o contemplare. Dunque, insieme a Giuda si aggiungerebbe anche il discepolo Tommaso.
Ma allora quale discepolo potrebbe rappresentare il compimento animico e complementare fra maschile e femminile, pertinente alla dimensione dell’Anima secondo la declinazione junghiana e dello spirito in generale? Su questo ci viene incontro per fortuna la tradizione gnostica, che diversamente dai Vangeli canonici prevede la presenza femminile fra i discepoli di Gesù. Si tratta della Maddalena, deputata ad essere la compagna di Gesù stesso, ed a generare quel sodalizio che rappresenta per l’appunto l’unione mistica che eleva l’Anima alla sua apoteosi espressiva e strutturante.

Tabella delle analogie riscontrate

 

 

CERVELLO         TRIADE
                         BIOPSICHICA           DISCEPOLO                            PERSONALITA’
Rettile                Istinto                         Pietro                                          Persona
Limbico             Mente                Giuda e Tommaso                             Ombra
Noetico              Spirito                     Maddalena                                     Anima

 


La forza di tali analogie sembra avvalorarsi non per casualità o vezzo di ricomposizione fra variegati modelli di lettura, quanto piuttosto per una reale e concreta proposta di ricerca e di riflessione in grado di comprenderci sempre di più come esseri intrisi di una forte componente di mistero che può eccitare la nostra curiosità esplorativa, a fini di crescita e di evoluzione, un’evoluzione sempre più irrinunciabile, doverosa e necessaria.
 

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